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La minaccia di Boko Haram per l’Africa Occidentale: cronistoria

Il Boko Haram nacque più di 12 anni fa. Partito con azioni di basso profilo, il gruppo terrorista è cresciuto incrementando la gravità dei suoi attentati, l’ultimo dei quali il massacro al villaggio di Baga del 3 Gennaio scorso. Ripercorriamo il percorso del gruppo terroristico dal 2002 ad oggi e allarghiamo lo sguardo all’impatto che gli ultimi sviluppi avranno sulla Nigeria e sull’Africa occidentale

2002-2010: I PRIMI ATTACCHI – Il Boko Haram fu fondato nel 2002 da Mohammed Yusuf presso la città di Maiduguri, nel nord-est della Nigeria. L’obiettivo politico principale era la creazione di uno Stato Islamista. Yusuf iniziò la sua campagna di contrasto al Governo centrale e alle forze di polizia, aumentando gli adepti del movimento, i quali provenivano soprattutto da famiglie povere (sia nigeriane sia dei Paesi vicini), con un bacino importante costituito da giovani disoccupati. I primi sette anni di attività del Boko Haram furono caratterizzati dal basso profilo e dall’assenza di eclatanti azioni violente. Il gruppo si attestò nelle remote aree del nord-est della Nigeria, diminuendo la propria presenza nei grandi centri abitati. Il 2009 vide il gruppo passare alle azioni offensive, inizialmente mirate a colpire le forze di polizia, poiché quest’ultime avevano eliminato, nell’estate di quell’anno, diversi membri del movimento. Gli attacchi colpirono anche obiettivi cristiani. Dopo la cattura di Yusuf ad opera delle forze di sicurezza nigeriane e il suo decesso durante la custodia, Abubakar Shekau assunse il comando del gruppo. L’anno successivo, il Boko Haram portò a termine il suo primo attacco complesso, assaltando la prigione della città di Maiduguri. Il risultato dell’operazione fu l’evasione di circa 105 membri del gruppo insieme ad altre centinaia di detenuti. Una simile azione fu compiuta nel Settembre 2010 alla prigione di Bauchi, con risultati simili, ovvero la liberazione di un centinaio di militanti e circa 700 detenuti. Per la fine dell’anno il gruppo terrorista passò di nuovo agli attacchi contro obiettivi nei centri abitati nel nord-est della Nigeria, soprattutto quartieri a maggioranza cristiana e chiese.

IL “SALTO DI QUALITÀ” DEL 2011 – Durante quell’anno il Boko Haram iniziò a compiere attacchi utilizzando IEDs (Improvised Explosive Device – Ordigni esplosivi improvvisati) sia fissi sia posizionati su autovetture. Il primo di questo nuovo tipo fu attuato per colpire il quartier generale della polizia nella capitale nigeriana Abuja. Nel mese di Maggio, dopo la cerimonia d’inaugurazione del mandato del Presidente nigeriano Goodluck Jonathan, il gruppo terrorista attaccò con bombe una base militare presso Bauchi, facendo 13 morti e 33 feriti.  Nell’Agosto dello stesso anno fu la volta delle Nazioni Unite a essere colpite tramite un attentatore suicida, il quale si fece esplodere con la sua automobile presso la sede ONU di Abuja. Le vittime furono 25 con un centinaio di feriti. Tra i diversi attacchi che si susseguirono per tutta la parte restante dell’anno va segnalato, per il suo valore simbolico, quello alla chiesa di Santa Teresa nella città di Medulla, nello stato del Niger (parte della Nigeria, da non confondere con l’omonimo Paese confinante) il giorno di Natale, che provocò 43 morti. Come conseguenza, il 31 Dicembre il Presidente Jonathan dichiarò lo stato d’emergenza in alcune zone degli stati Niger, Borno, Plateau e Yobe, chiudendo i confini settentrionali del Paese.

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Un’immagine delle devastazioni compiute dal Boko Haram

GLI ULTIMI ANNI – Il 2012 si aprì con un ultimatum del Boko Haram ai nigeriani del sud, ai quali era intimato di lasciare il nord del Paese entro tre giorni. Passati questi ultimi, il gruppo iniziò una serie di attacchi contro le comunità cristiane, costringendo centinaia di persone alla fuga. Da segnalare l’attacco del 20 Gennaio ad alcuni edifici della polizia nei pressi della città di Kano, con un numerò di vittime che arrivò a 250.
Nel 2013 il Boko Haram fu accusato dal Governo nigeriano di essere l’autore del massacro nel villaggio di Baga, sempre a nord del Paese, che lasciò sul terreno circa 200 morti e migliaia di feriti oltre a ingenti danni ad abitazioni ed infrastrutture. Il gruppo iniziò ad usare il Cameroon come retroterra strategico per sfuggire alla caccia da parte delle forze governative nigeriane, oltre ad ampliare il suo raggio d’azione anche al Niger e al Ciad. Nel Maggio 2013 lo stato d’emergenza è stato esteso all’intero territorio di tre stati del nord-est, ossia il Borno, l’Adamawa e lo Yobe, causando nei mesi successivi centinaia di migliaia di partenze di profughi.
Il 2014 ha visto continuare l’escalation delle azioni del Boko Haram. A fianco degli ormai purtroppo consolidati attacchi armati o suicidi, lo scorso anno si è caratterizzato per il rapimento, da parte del gruppo, di 276 studentesse nel mese di Aprile. L’azione è stata portata a termine presso la città di Chobok nello stato del Borno. Di queste solo 50 sono riuscite a fuggire, mentre le restanti sono tutt’ora nelle mani dei miliziani. Il Boko Haram ha ampliato i suoi attacchi in Cameroon (il più clamoroso dei quali è stato il rapimento della moglie del vice Presidente) e ha annunciato, sull’onda del clamore suscitato dalle azioni dell’ISIS in Iraq e Siria, la propria intenzione di fondare un Califfato Islamico nelle regioni nord-orientali della Nigeria dove esso ha le radici storiche e le più importanti basi logistiche.
Nei primi giorni del 2015, più precisamente il 3 Gennaio scorso, è avvenuto il più sanguinoso massacro compiuto dal gruppo terrorista. Di nuovo presso il villaggio di Baga, i miliziani hanno dato fuoco alle abitazioni e ucciso numerose persone. Non c’è una cifra precisa delle vittime, ma secondo diverse fonti il conto raggiungerebbe le migliaia. Le violenze proseguono in questi giorni, anche se con intensità minore, mentre si moltiplicano gli scontri con le forze di sicurezza nigeriane, che tentano una contro-offensiva.

Emiliano Battisti

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Un chicco in piĂą

Questo articolo è parte dello speciale Boko Haram affligge l’Africa, uno speciale in cui vi spieghiamo perchĂ© il gruppo fondamentalista è una minaccia non solo per il continente africano ma per la comunitĂ  internazionale.

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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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