In 3 sorsi – Il 17 marzo scorso i cittadini neerlandesi, con un’affluenza record del 83%, si sono recati alle urne. Si tratta del primo test elettorale nazionale per un Paese UE durante la pandemia da Covid-19.
1. IL RISULTATO ELETTORALE
Come pronosticato il Partito Popolare per la libertà e democrazia (VVD) dell’attuale Primo ministro Mark Rutte si attesta primo partito delle elezioni. VVD ottiene infatti 34 dei 150 seggi totali della Tweede Kamer der Staten-Generaal (la Camera Bassa del Parlamento).
La vera rivelazione delle urne è stato però l’exploit del partito europeista di sinistra Democratici 66 (D66), guidato dal Ministro del Commercio e della Cooperazione allo sviluppo Sigrid Kaag. D66 ottiene 24 seggi (+5 rispetto alle scorse elezioni del 2017) grazie al consenso ottenuto fra i giovani delle grandi cittĂ e attingendo dall’elettorato tradizionalmente incline a votare i Verdi. Verdi che assieme ai socialisti perdono quasi la metĂ dei seggi rispetto al 2017. Resta invece invariato il numero di seggi (9) del PvdA (Partito Laburista).
L’estrema destra invece ottiene un risultato in chiaroscuro. Il Partito per la libertà (PVV) di Geert Wilders conquista 17 seggi, in calo rispetto alle precedenti elezioni. Mentre il Forum per la Democrazia, dato dai sondaggi come in caduta libera, ottiene 8 seggi con una campagna elettorale basata su una narrazione complottista e negazionista del coronavirus.
Sorpresa negativa invece per il CDA (Appello Democratico Cristiano), che ottiene 15 seggi e si vede scavalcare da D66 come secondo partito piĂą votato. Il crollo del CDA, guidato dal Ministro delle Finanze Wopke Hoekstra, salito alla ribalta durante i negoziati del Next Generation EU (NGEU) per la sua intransigenza nei confronti del Sud Europa, dovrebbe portare a un cambio di leadership all’interno del partito.
Fig. 1 – Mark Rutte, dal 2010 Primo Ministro dei Paesi Bassi, dovrebbe ottenere nuovamente l’incarico di formare il Governo
2. IL VOTO DURANTE LA PANDEMIA
Il voto dei Paesi Bassi è stato osservato con molta curiosità non solo per il suo esito, ma anche per il particolare svolgimento.
Nonostante la pandemia da coronavirus abbia fatto registrare nel Paese più di 16mila decessi, l’affluenza è stata altissima. La consultazione è stata spalmata su 3 giorni, con i cittadini neerlandesi che hanno votato in palestre, cinema, chiese, musei, teatri. Si è addirittura votato nel Museo Van Gogh. Ad Amsterdam è stato consentito il voto in auto o sulla bicicletta. Le persone over 70 sono state invitate a partecipare per posta.
La pandemia è stata uno dei temi maggiormente al centro del dibattito elettorale. Nonostante alcuni ritardi sul piano vaccinale e le proteste per le misure restrittive del Governo, Rutte è stato premiato dagli elettori per la fermezza e la decisione. Inoltre il recente scandalo legato ai sussidi per i figli che ha portato alle sue dimissioni, invece di danneggiarlo ha contribuito a diffondere un’immagine positiva agli occhi della popolazione.
Fig. 2 – Sigrid Kaag, leader dei Democratici 66, festeggia l’ottimo risultato elettorale
3. IL NUOVO ESECUTIVO E I RAPPORTI CON L’UE
Molto probabilmente il nuovo Primo Ministro dovrebbe essere ancora Mark Rutte, in carica ormai dal 2010. L’esecutivo Rutte IV lo renderĂ quindi il capo di Governo piĂą longevo del Vecchio Continente dopo Angela Merkel e Viktor Orban.
Il ministero delle Finanze, come da consuetudine nella politica neerlandese, dovrebbe invece passare al secondo partito classificato, ovvero il D66.
I negoziati sono comunque solo all’inizio e non si annunciano facili. Nel 2017 ci vollero addirittura 7 mesi per formare un esecutivo retto da VVD, CDA, D66 e Unione Cristiana. Non aiuta neppure il frammentato sistema politico neerlandese, che dovrebbe portare in Parlamento ben 14 partiti diversi.
Allo stato attuale i tre partiti più votati (VVD, D66 e CDA) non hanno i numeri per governare da soli la Camera Bassa e dovranno quindi aprire a un quarto partner, che dovrebbe essere ancora la “piccola” Unione Cristiana (come nel precedente Governo).
I rapporti di forza all’interno dell’esecutivo sicuramente cambieranno, visto che dopo il PVV il partito più importante è il D66 e non più il CDA.
Nonostante sia il PVV che il D66 siano iscritti al gruppo liberale Renew Europe, nei rapporti con l’Unione Europea si potrebbe assistere a un “curioso” paradosso.
Diversi analisti ritengono possibile un rilancio dell’”austeritĂ economica” di Rutte, visto il consenso ottenuto alle urne. Dall’altro lato la probabile nomina a Ministro delle Finanze della Kaag, o di un esponente del suo partito, potrebbe contribuire ad affievolire le tensioni e le diffidenze che tradizionalmente legano i rapporti tra Amsterdam e Bruxelles.
Le prossime settimane saranno quindi da seguire con molta attenzione per comprendere quale esecutivo si insedierĂ nei Paesi Bassi e come gli incarichi saranno ripartiti tra i membri della coalizione. Senza dimenticare che il nuovo Governo sarĂ in carica fino al 2026: proprio gli anni in cui dovranno essere spese le risorse della NGEU sulle quali i Paesi Bassi avevano ostacolato le trattative.
Luca Rosati
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