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Metropolis – Doha, alla fine dell’embargo, verso i mondiali 2022

Analisi In tempi di pandemia Doha esce dall’embargo imposto nel 2017 dal “quartetto arabo” mentre si prepara ai mondiali 2022 con infrastrutture moderne e nuovi stadi. Rivelazioni sulle condizioni dei lavoratori migranti gettano ombre sul Qatar e sull’organizzazione della World Cup.

Nona tappa di Metropolis, il viaggio del Caffè Geopolitico alla scoperta del futuro delle grandi città del pianeta. Dopo Nairobi, è la volta di Doha. Prossimo, e ultimo, appuntamento giovedì 6 maggio con Rio de Janeiro.

Qatar does not have much history, it’s a new emirate. The history of the country is really just being a desert“.
(Ieoh Ming Pei)

LA SITUAZIONE COVID A DOHA

L’iconico skyline di Doha si specchia sul Golfo persico dall’alto dei suoi grattacieli ultramoderni. Grandi firme dell’architettura hanno impresso qui il proprio marchio attraverso la progettazione di importanti edifici nella capitale qatarina. Uno fra tutti l’iconica Aspire Tower con i suoi 300 metri di altezza, eretta in occasione degli Asian Games tenutisi a Doha nel 2006. Con una popolazione di circa 2,8 milioni di persone, composta per più dell’80% da cittadini di origine straniera, il Qatar registra attualmente più di 20mila casi di coronavirus. Anche a Doha, dove risiede la grande maggioranza della popolazione, vigono il distanziamento sociale, l’uso delle mascherine e diverse restrizioni relative alla scuola, al lavoro e ai trasporti. Ad aprile 2021 i confini del Paese rimangono chiusi ed è in vigore il divieto di ingresso per ragioni di turismo o affari per coloro che non siano titolari di cittadinanza qatarina. Nel frattempo il ministero della Public Health ha approvato la somministrazione dei vaccini Pfizer, BioNTech e Moderna.

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Fig. 1 – Skyline notturno di Doha

UNA CITTÀ IN ESPANSIONE, ALLA FINE DELL’EMBARGO

Negli ultimi mesi Doha è stata al centro di questioni internazionali. A gennaio 2021 è infatti giunta la notizia della fine dell’embargo imposto al Qatar nel 2017 ad opera di Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi ed Egitto. L’accordo, ottenuto grazie alla mediazione di Kuwait e Stati Uniti, è stato annunciato in occasione del vertice del Gulf Cooperation Council il 5 gennaio 2021. La causa scatenante dell’embargo era stato il mancato allineamento della politica estera qatarina con il cosiddetto quartetto arabo. Tra le richieste avanzate a Doha moderare i propri media (tra cui al-Jazeera), ridurre il supporto alla Fratellanza Musulmana e limitare i rapporti con Teheran. Sebbene tali istanze non siano state accolte dal Qatar, sembra che la decisione di porre fine all’embargo rappresenti la volontà di Riad di riallineare il fronte dei Paesi Arabi e dialogare con la nuova Amministrazione USA. Doha si prepara nel frattempo a un grande evento internazionale. Nel 2010 il Qatar è stato infatti selezionato per ospitare il Campionato mondiale di calcio 2022. Negli ultimi dieci anni il Paese ha assistito a un ingente programma di costruzione di nuovi edifici in vista del futuro evento calcistico. Numerosi progetti infrastrutturali sono stati completati o sono ancora in costruzione: nuove vie di collegamento, alberghi, sistemi di trasporto pubblico e un aeroporto. In particolare i Mondiali 2022 saranno ospitati in otto nuovi stadi, di cui cinque già inaugurati: Khalifa International Stadium, Al Janoub Stadium, Education City Stadium, Al Bayt Stadium, Al Rayyan Stadium. Tra gli stadi in costruzione, di particolare rilevanza il Lusail Stadium, progettato dallo studio britannico Foster and Partners in collaborazione con MANICA Architecture. Con 80mila posti a sedere lo stadio è stato scelto per ospitare la finale della World Cup 2022 e si trova a Lusail City, un nuovo centro urbano tuttora in costruzione a 23 chilometri dalla capitale qatarina. Una volta completata, la città si estenderà per 38 chilometri quadrati e ospiterà 200mila residenti.

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Fig. 2 – La costruzione dei nuovi stadi per i Mondiali del 2022 ha suscitato vibranti polemiche per le condizioni disumane dei lavoratori stranieri

LE OMBRE DEI MONDIALI 2022

Eppure i Mondiali in Qatar sono stati al centro di diverse critiche negli ultimi tempi. Il 23 febbraio 2021 il The Guardian ha rivelato un’inchiesta esclusiva relativa alle grandi opere della World Cup 2022. Per mezzo di dati provenienti da fonti governative, si stima che tra il 2010 e il 2020 siano morte 6.500 persone per cause direttamente o indirettamente legate ai lavori di costruzione. Si tratta di lavoratori migranti provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka, sebbene le statistiche escludano lavoratori di altre nazionalità, quali filippini e kenyoti, che andrebbero ad accrescere tali dati. Le stime non specificano nel dettaglio il tipo di occupazione delle persone coinvolte, tuttavia secondo FairSquare Projects, ONG per la tutela dei diritti dei lavoratori, è probabile che fossero connessi ai progetti relativi ai mondiali di calcio. Il comitato organizzatore dell’evento ha dichiarato che i decessi non sono direttamente legati al lavoro, mentre il Governo qatarino ha sottolineato che negli ultimi anni il tasso di mortalità tra i lavoratori migranti ha subito un calo grazie alle leggi per la sicurezza sul lavoro. A Doha si accendono le luci ultramoderne di stadi, grattacieli e nuove infrastrutture in vista dei Mondiali del prossimo anno, sebbene diverse criticità gettino ombre sulla capitale qatarina.

Egle Milano

Immagine in evidenza: Photo by LAGRANDEENTREPRISE is licensed under CC BY-NC-SA

Dove si trova

Perchè è importante

  • Il Qatar ha registrato limitati casi di Covid-19. A Doha sono attualmente in vigore restrizioni per il distanziamento sociale e l’accesso al Paese è concesso ai soli cittadini.
  • A gennaio 2021 il “quartetto arabo” ha revocato l’embargo che gravava sul Qatar dal 2017, grazie alla mediazione di Kuwait e Stati Uniti.
  • Mentre Doha si prepara ai Mondiali di calcio 2022 con la costruzione di nuove infrastrutture e stadi, emergono criticità circa le condizioni dei lavoratori migranti coinvolti in tali progetti.

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Egle Milano
Egle Milano

Classe 1996, Cuneo. Ho conseguito nel 2020 la laurea magistrale in Lingua, economia e politica dei Paesi Arabi presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Nel 2019 ho avuto occasione di trascorrere un periodo di studio all’Université Saint-Joseph di Beirut. Grazie al mio percorso di studi, coltivo un grande interesse per l’area mediorientale e nordafricana, in particolare circa le questioni relative al patrimonio culturale.

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