Sale a 11 morti il bilancio delle violente proteste degli insegnanti contro la riforma dell’istruzione del Governo neo-liberale di Enrique Peña Nieto, nello stato messicano di Oaxaca. A poco più di una settimana dal massacro di Nochixtlán, in un clima di guerriglia urbana, sempre più persone si uniscono alla causa degli insegnanti
I DIRITTI UMANI AD OAXACA ED IN MESSICO – Dopo la vicenda di Ayotzinapa, un altro caso emblematico rompe il silenzio sulla grave situazione di violazione dei diritti umani in Messico. Conosciuta anche come “notte di Iguala“, “Ayotzinapa” si riferisce alla notte del 26 settembre 2014: gli agenti locali della polizia di Iguala e Cocula, nello stato di Guerrero, sequestrarono 43 studenti della scuola normale rurale Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa, tutt’oggi desaparecidos. Ayotzinapa rappresenta un dramma tuttora irrisolto, ed ha richiamato l’attenzione su ciò che continua ad accadere in diverse aree del Paese, dove le sparizioni forzate sono ancora una pratica generalizzata ed impunita.
Secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International, infatti, le violazioni dei diritti umani per mano delle Forze armate e della polizia messicana sono molto comuni, soprattutto in alcuni stati: Tamaulipas, Michoacán, Guerrero e Oaxaca. Proprio nello stato di Oaxaca, esattamente a 400 km a sud di Città del Messico, ad Asunción Nochixtlán, il 19 giugno la polizia ha sparato contro gli insegnanti messicani, provocando, secondo il bilancio ufficiale, 11 morti, 51 feriti e decine di persone arrestate.
Fig.1 – Una marcia in nome dei 43 di Ayotzinapa a Città del Messico
Di conseguenza, secondo il Coordinamento Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione (CNTE) questa riforma, ormai in vigore da 3 anni, aumenterà il numero dei precari, incrementerà il controllo federale sulle scuole e per via dei test “standardizzati” rischierà di livellare ogni differenza di contesto, parificando le necessità delle scuole urbane a quelle rurali o ambientate in contesti sociali ben più complessi, come quelli di Oaxaca e Chiapas, i più difficili secondo l’associazione Mexicanos Primeros. A detta del CNTE, la riforma, seguita dalle violente repressioni, nasce per “liberarsi” di un movimento che si batte in difesa della scuola pubblica e che si oppone all’avanzata della privatizzazione dell’istruzione.
Gli scontri tra la polizia e i maestri sono iniziati durante la mattinata e sono finiti dopo le 19. In un primo momento i vertici della polizia hanno negato di aver concesso l’utilizzo di armi da fuoco, ma le decine di foto e i video girati dai presenti hanno documentato il contrario. Il CNTE ha denunciato la brutale repressione della polizia federale , sottolineando la presenza di cecchini e di agenti con armi di grosso calibro fin dall’inizio delle proteste contro la riforma dell’educazione.
CONTRO LA REPRESSIONE – C’è un cartello adesso all’ingresso della città coloniale di Oaxaca: «Turista, Oaxaca está temporalmente cerrada. Abriremos tan pronto como haya justicia». La città è diventata una trincea e riaprirà solo quando sarà fatta giustizia. Davanti alla chiusura del Governo, la Chiesa messicana, le ONG, gli intellettuali e gli artisti messicani, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e altri movimenti sociali, hanno manifestato il loro appoggio agli insegnanti. Migliaia di persone si uniscono alla protesta degli insegnanti, partecipando ai cortei, portando cibo e beni di prima necessità negli accampamenti sparsi in tutto il Paese.
«El Maestro luchando tambien esta enseñando», una lotta che insegna la difesa del diritto all’istruzione per tutti. La profonda disuguaglianza distributiva delle risorse socioculturali che caratterizza il sistema scolastico messicano trova un riscontro effettivo nel percorso scolastico dei bambini e dei giovani, un sistema in cui neanche la scuola è in grado di invertire gli svantaggi sociali originali. E’ questo che difendono i maestri e le maestre: scuola pubblica, laica e gratuita.
Rossella Palma
[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in più
È possibile firmare “Il Manifesto della comunità artistica di Oaxaca” per condannare le violenze, qui. [/box]