In 3 sorsi – La nostra analisi sull’incendio che ha messo in ginocchio il Portogallo a metà giugno, ritenuto il più grande e devastante della storia recente lusitana.
1. COSA È SUCCESSO IN PORTOGALLO – Il 17 giugno a Pedrógrão Grande, nel distretto di Leiria nel centro del Portogallo, è scoppiato un enorme incendio che ha bruciato migliaia di ettari di foresta, distrutto abitazioni e causato 64 vittime, tra cui un cittadino francese e un vigile del fuoco mentre stava lavorando. Se in un primo momento si pensava che fosse stato un fulmine a scatenare l’incendio, ora l’IPMA (Istituto Portoghese del Mare e dell’Atmosfera) non conferma questa ipotesi e dichiara che il caldo torrido di quei giorni insieme al terreno molto secco e al forte vento ne siano stati la causa. Riguardo ciò, vale la pena aprire una piccola parentesi. Il fatto che si parli di caldo torrido durante l’estate in Portogallo non è una sorpresa. Quando però si registrano temperature da record durante giugno e si considera che negli ultimi anni gli incendi sono cresciuti esponenzialmente, quest’ultimi possono essere facilmente ritenuti una disastrosa conseguenza del riscaldamento globale. Dopo gli impegni ambientali presi da quasi tutti i Paesi del mondo durante la COP21 e la COP22, e dopo la scelta di Trump di ritirare la promessa degli USA, secondi nella speciale classifica delle emissioni di gas a effetto serra, sarà interessante vedere i prossimi passi che (e se) verranno fatti a livello internazionale. Giova anche ricordare che, secondo un recente studio del Cnr, le probabilità che il Mediterraneo sia oggetto di incendi boschivi sempre più frequenti e dalla ampia portata, aumentano in maniera direttamente proporzionale all’andamento del cambiamento climatico.
Fig.1 – 20 giugno, il fuoco brucia le case di un paesino nel distretto di Leiria.
2. POCA PREVENZIONE E SCARSA EFFICIENZA – Mentre si cercava di fermare l’incendio, in molti hanno denunciato la scarsa prevenzione che da sempre si fa nel Paese nei confronti di questi incidenti. La deputata Catarina Martina, del Blocco di Sinistra, ha chiesto “responsabilità politica” per quanto successo argomentando che nell’ultimo anno il governo di António Costa (Partito Socialista) ha speso 1,6 milioni di euro per risanare il debito lasciando così il servizio pubblico con pochi fondi. La deputata ha infatti dichiarato che l’incendio non si è potuto prevenire perché l’area non era videosorvegliata. A tal proposito, il direttore di meteorologia dell’IPMA, Pedro Viterbo, ha comunicato che già dal 15 giugno quell’area era in codice di allerta arancione e che, nonostante gli avvisi, non è passata a codice rosso. Inoltre, Joaquim Leitão, presidente dell’Autorità Nazionale di Protezione Civile, ha confermato ad Antonio Costa che durante i soccorsi ci sono stati diversi errori e interruzioni di comunicazione da parte della rete SIRESP (la Rete Nazionale di Emergenza e Sicurezza) e questo può aver avuto implicazioni sull’operato dei pompieri. Riguardo quest’ultimi, bisogna sottolineare che il 90% dei vigili del fuoco portoghesi lavora volontariamente, di cui solo il 20% ottiene un rimborso spese mensile di 500€ e alcuni di loro nei mesi più problematici riceve 1,75€ all’ora. Lo stesso Soares, capo del corpo dei vigili del fuoco, sostiene che ci debba essere un maggiore appoggio economico affinché i pompieri possano svolgere il loro lavoro, necessario e rischioso, nel migliore dei modi.
Fig. 2 – I vigili del fuoco mentre cercano di spegnere l’incendio
3. UNA FORESTA “INDUSTRIALE” – Gonçalo Ribeiro Telles, un importante architetto paesaggista portoghese, rilasciò nel 2003 un’intervista sul perché il Portogallo sia particolarmente soggetto ad incendi. Proprio da quell’anno si sono registrati sempre più incendi e le sue parole sono ancora estremamente attuali. Telles spiega che durante gli anni Trenta, quando l’agricoltura portoghese stava affrontando un momento di crisi, si è voluto trasformare il suolo in una foresta a scopo industriale. Così, per la produzione di cellulosa e la costruzione civile, sono stati piantati migliaia di pini ed eucalipti. Questi sono alberi sicuramente redditizi ma che necessitano di molta acqua e ciò in un Paese mediterraneo non può che incentivare lo scoppio di incendi. Già allora, Telles aveva presentato diverse idee per la riorganizzazione del territorio portoghese a favore dell’agricoltura e della buona gestione delle foreste. Ora, dopo il tragico incidente di giugno, il governo ha deciso di candidarsi per i fondi del Piano Juncker per finanziare un progetto-pilota sulla gestione forestale basato sulla prevenzione e il rilancio dell’economia nelle aree colpite.
Viola Graldi
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più – Per saperne di più sugli incendi in Portogallo dal 2003 ad oggi. [/box]
Foto di copertina di Wendelin Jacober Licenza: Attribution License