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Catalogna: nella testa di Rajoy

Sono state dette tante cose sul referendum per l’indipendenza della Catalogna, alcune sensate, altre (forse) meno, ma c’è un aspetto che probabilmente è stato trascurato: le opzioni che aveva il Premier Rajoy

Tra i tanti aspetti da considerare sul tema del Referendum catalano (qui la nostra prima analisi, qui alcune opinioni della nostra redazione), mi interessa particolarmente provare a mettermi un attimo nella testa del Governo spagnolo, e di Mariano Rajoy in particolare, qualche settimana fa. Davanti alla decisione (illegittima) del referendum, quali sono le strade possibili? Proviamo in estrema sintesi a riassumere il processo di decision-making con due strade:

1) lascio fare;
2) non lascio fare, cerco di impedire e mettere bastoni tra le ruote.

Vediamo effetti positivi e negativi (potenziali, o ritenuti tali) considerabili/considerati nelle due scelte:

Lascio fare/Effetto positivo: nel breve periodo, la soluzione che mi crea meno tensioni; la parte del torto è quella opposta (referendum organizzato illegittimamente), fanno quello che devono, i risultati non hanno alcuna regolarità, proviamo a liquidare l’accaduto come qualcosa di poco più che folcloristico a livello di comunicazione.
Lascio fare/Effetto negativo: mi mostro debole con la popolazione (= con gli elettori) non andando a       intervenire in una situazione di irregolarità. Se il referendum è un plebiscito con ampia partecipazione, rischio di un effetto entusiasmo difficile da contenere.

Non lascio fare/Effetto positivo: Spavento la popolazione catalana, provo a ridurre fortemente la partecipazione al voto, mi mostro forte e non supino davanti a tutto questo con la popolazione (= con gli elettori).
Non lascio fare/Effetto negativo: rischio di un innalzamento di tensioni, ritorsioni, non potersi più permettere di dire “dalla parte del torto sono solo loro”.

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Fig. 1 – Proteste studentesche contro le violenze durante il referendum per l’indipendenza

Questo il possibile scenario nella testa dei decisori spagnoli, che non hanno troppo battuto una via terza nelle fasi precedenti (valutare possibili concessioni ulteriori in ottica di autonomia, spegnendo la velleità referendaria). Come è possibile essere arrivati a quanto accaduto, a scegliere politicamente di compiere simili azioni? Davanti a tutto questo, ci è venuto in mente il rasoio di Hanlon: mai attribuire alla malafede quello che si spiega adeguatamente con l’incompetenza. Non ritengo ci sia una “cattiveria” di fondo, o un desiderio di repressione, alla base di quanto accaduto, bensì una incapacità di formulare analisi e scenari un po’ più complessi, che portino a non prendere la decisione più banale (e in più occasioni sbagliata), che è quasi sempre quella che soddisfa la maggioranza del tuo elettorato nel breve periodo. Per capire certe scelte in apparenza poco comprensibili, nel dubbio conviene sempre guardare alle dinamiche di breve periodo di politica interna. Così pare essere avvenuto anche in questa situazione; ma il punto è che ponendo enfasi sull’evitare l’effetto negativo dell’opzione 1, si sono clamorosamente sottovalutati i rischi e gli effetti negativi che l’opzione 2 portava con sé, soprattutto nel caso in cui la situazione sfuggisse di mano (come infatti è accaduto). Oltre all’esecrabile tema delle centinaia di feriti, il gigantesco boomerang del Governo spagnolo non è solo un danno di immagine, ma porta con sé due ribaltamenti nello scenario enormi:

  • “In nome del diritto alla democrazia” passiamo da un referendum facilmente sgonfiabile, a costo di perdere qualche punto nei sondaggi nel breve periodo (un referendum illegale che non porta con sĂ© effetti, si può tranquillamente lasciar svolgere senza che produca effetti), ad azioni violente ed assolutamente contrarie a qualsiasi regola della democrazia. Un cortocircuito politico, culturale, e anche (clamorosamente) mediatico, con un incalcolabile danno di immagine.
  • Vi è poi un altro aspetto piĂą sottile, che sa quasi di beffa. Le identitĂ  nazionali sono processi, si rinforzano o scemano col tempo, e possono avere impennate repentine davanti a fatti clamorosi. Ecco, lo shock di immagini di anziani pestati e insanguinati è quanto di piĂą forte possa esserci per accelerare – al di lĂ  dei percorsi politici e giuridici – l’impeto di un gruppo che avrĂ  assai piĂą ragioni oggi di ieri nel definirsi un popolo che ha necessitĂ  di autodeterminarsi e di richiedere una indipendenza, affrancandosi da chi risponde così alla propria partecipazione attiva nella societĂ , con un totale ribaltamento di torti e ragioni rispetto a 48 ore fa.

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Fig. 2 – Il Premier spagnolo Mariano Rajoy

Ora per Rajoy è tutto enormemente più difficile; di buono c’è solo che dopo questa scelta, probabilmente si potrà solo migliorare le proprie decisioni… il contrario è difficilmente immaginabile.

Alberto Rossi

[box type=”shadow” align=”” class=”” width=””]Un chicco in piĂą

Un aspetto fuori tema, ma che mi preme ribadire: paragonare quanto avvenuto a contesti radicalmente diversi non aiuta davvero nessuno. Rispetto alla Scozia confrontiamo mele e pere, rispetto al Kurdistan mele e pesci, e rispetto a Lombardia e Veneto – quanto abbiamo letto in proposito – stiamo parlando di mele e scarpe, cose che davvero non c’entrano nulla. Magari ne spiegheremo più in dettaglio le differenze, ma davvero azzardare tali confronti è un importante esercizio di disonestà intellettuale.[/box]

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Alberto Rossi
Alberto Rossi

Classe 1984, mi sono laureato nel 2009 in Scienze delle Relazioni Internazionali e dell’Integrazione Europea all’UniversitĂ  Cattolica di Milano (FacoltĂ  di Scienze Politiche). La mia tesi sulla Seconda Intifada è stata svolta “sul campo” tra Israele e Territori Palestinesi vivendo a Gerusalemme, cittĂ  in cui sono stato piĂą volte e che porto nel cuore. Ho lavorato dal 2009 al 2018 in Fondazione Italia Cina, dove sono stato Responsabile Marketing e analista del CeSIF (Centro Studi per l’Impresa della Fondazione Italia Cina). Tra le mie passioni, il calcio, i libri di Giovannino Guareschi, i giochi di magia, il teatro, la radio.

Co-fondatore del Caffè Geopolitico e Presidente fino al 2018. Eletto Sindaco di Seregno (MB) a giugno 2018, ha cessato i suoi incarichi nell’associazione.

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