Analisi – I summit G7 e NATO e l’incontro tra Biden e Putin sembrano aver avviato un processo di rinnovato consolidamento della sfera occidentale, anche per frenare l’ascesa della Cina, vero rivale sistemico. Ma forse sarĂ necessario prendere in considerazione anche altre variabili in una prospettiva post-eurocentrica.
ALL’INDOMANI DEI VERTICI
Il terzo decennio del nuovo secolo, apertosi con una pandemia prevedibile solo nelle trame dei film apocalittici, si avvia con una prima certezza: le democrazie occidentali, come un’Araba Fenice, sembrano rinate dalle ceneri di populismi e demagogie, riproponendosi al centro della scena internazionale. Il tempo ci dirà se gli enunciati, proclamati al termine del Vertice G7 di Carbis Bay, prenderanno consistenza e sapranno forgiare un rinnovato multilateralismo, che sappia collocare le questioni commerciali, sanitarie, ambientali e digitali in un contesto realmente rispettoso dei diritti umani e delle libertà .
Anche la NATO è rinata, quest’ennesima volta trainata da Biden, ricomponendo i meccanismi di cooperazione sfaldati da Trump, con l’intento, tra l’altro, di stigmatizzare, come inserito nel comunicato finale, la diversità dei valori che separa l’Occidente e la Cina.
Mario Draghi, che entra in campo in particolare per la Presidenza italiana del G20, dovrĂ giocare la propria partita tra Paesi veramente eterogenei, rivendicando per Roma un ruolo chiave per la peculiare posizione nel Mediterraneo allargato, snodo cruciale sia per la NATO che per le Vie della Seta. D’altro canto è emersa anche la necessitĂ di un “riempimento” oculato del Memorandum of Understanding, firmato tra Italia e Cina nel 2019, nel piĂą ampio contesto dell’Accordo globale UE-Cina in materia di investimenti (Comprehensive Agreement on Investment – CAI), concordato in linea di principio tra UE e Cina nel dicembre 2020, poi sospeso a maggio. La Cina si configura, forse piĂą della Russia, con la quale sembra avviato un armistizio, il vero “convitato di pietra”, col quale è necessario ridisegnare limiti e confini.
Fig. 1- I leader del G7 in Cornovaglia
I CORE INTEREST DI BIDENÂ Â
Biden ha avviato anche una sorta di dialogo con Putin per un piĂą stringente containment della Repubblica Popolare Cinese (RPC). La scelta di Biden sembra ripristinare le relazioni diplomatiche, cercando di smussare le asperitĂ e di ottenere risultati tangibili che permettano agli Stati Uniti di concentrare l’azione nel quadrante dell’Estremo Oriente. Abbassare la tensione, frenando anche la guerra cibernetica, potrebbe salvare la vita a Navalny e allentare il sostegno a Lukashenko; temporeggiare riguardo all’ammissione dell’Ucraina nella NATO dovrebbe poi raffreddare i confini della Russia, che Biden ha definito “schiacciata dalla Cina”. In conclusione, l’appeasement con Mosca è necessario per riscrivere le “basic rules of the road” a fronte di un Paese, quello di Mezzo, che non condivide i valori occidentali fondamentali: il rispetto dei diritti umani, in una societĂ libera e aperta, radicata sui principi democratici, nell’assoluto rispetto della privacy.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Presidente USA Joe Biden al vertice NATO di Bruxelles
I RISULTATI DEL VERTICE
L’istituzione del Trade and Technology Council, che contempla un esame preventivo congiunto per le questioni tecnologiche strategiche, dovrebbe costituire il semaforo di queste nuove strade, attente a un mondo complesso, al quale si offre un miliardo di vaccini e una nuova postura rispetto ai brevetti e alle licenze, per consentire di superare, definitivamente, la pandemia, anche riaprendo le indagini sulle sue origini in Cina e su una gestione opaca che Pechino nega parlando di un’eccessiva politicizzazione del virus.
Le questioni economiche hanno spaziato dalla global minimum tax, con le nuove regole comuni necessarie per arginare concorrenza sleale, evasione ed elusione fiscale, alla politica dei dazi, che ha comportato in passato reciproche ritorsioni commerciali, fino al lancio di una nuova iniziativa infrastrutturale globale dedicata ai Paesi in via di sviluppo, la Build Back Better World (B3W), come sfida alla Belt and Road cinese. Anche per le questioni ecologiche e ambientali l’Araba Fenice statunitense è risorta sulle ceneri dell’accordo di Parigi sul clima, abbandonato da Trump, e che, col rientro statunitense, ritorna a configurarsi come un trattato fondamentale per una lotta ecologica efficace ed efficiente.
Fig. 3 – Terzo giorno di lavori al G7 di Carbis Bay
LE ACCUSE ALLA CINA
Tutte le tematiche trattate hanno avuto un unico fil rouge: contrastare il vero rivale sistemico dell’ordine globale, abbozzato dalla nuova Amministrazione USA, la RPC accusata di mettere in atto una politica estera sempre più spregiudicata, grazie anche a un mercantilismo esasperato. Il Dragone non ha esitato a manifestare tutto il proprio disappunto per l’esortazione che ha caratterizzato l’essenza del G7: il richiamo a un rinnovato rispetto delle libertà fondamentali, non solo a Hong Kong, lentamente risucchiata in un regime autoritario, ma anche nello Xinjiang, che l’Occidente sta monitorando, per la necessità di ridare spessore al rispetto dei diritti umani, che la RPC vuole invece derubricare a terrorismo islamico, rigettando quelle che considera solo interferenze nella sua giurisdizione domestica. Il vero punto dolente toccato dai sette grandi è stato però il principio dell’unica Cina, messo in discussione già dal 2016 a causa del rigetto del “Consensus” da parte del Governo di Taipei, e ripreso con la dichiarazione che ha stigmatizzato l’importanza di assicurare la pace nello stretto di Taiwan, su cui affaccia quella che i cinesi considerano l’ultima provincia, strappata alla madrepatria, di cui l’Occidente difende l’autonomia e la compiuta democrazia, inasprendo la rivalità sistemica con Pechino.
Embed from Getty ImagesFig. 4 – L’incontro a Ginevra tra Biden e Putin
LA REAZIONE CINESE
La risposta alle “deliberate calunnie” è stata da parte di Pechino “fermamente risoluta”, per salvaguardare la sovranità e la sicurezza della Cina, con un dispiegamento di forza militare nella zona d’identificazione di difesa aerea di Taiwan. L’azione dimostrativa è stata accompagnata dalla diffusione sul social network Sina Weibo di una vignetta satirica, che rivisita il Cenacolo di Leonardo, trasformandolo in un consesso di animali antropomorfi, che simboleggiano i Paesi del G7, intorno ad una torta decorata con una mappa della Cina, su cui campeggia una scritta sibillina: “attraverso questo possiamo ancora governare il mondo”. I netizen del Paese di Mezzo veicolano questo G7 come l’ultima cena dei Paesi occidentali, fermi su posizioni sostanzialmente divergenti, attenti ai propri interessi, costruiti su varie forme di oppressione, che ora si rimproverano alla Cina, e incapaci di costruire un fronte comune per la forte attrazione che ha su tutti il redditizio mercato della RPC, ormai in grado di decidere il destino del mondo.
Fig. 5 – La vignetta satirica con cui i netizen cinesi hanno risposto alle dichiarazioni del G7 di Carbis Bay
TRA BLOCCHI E GLOBALIZZAZIONE UN INCERTO FUTURO
Lo scenario che si prospetta rischia quindi derive inquietanti, che tracimeranno in vuoti quanto pericolosi scontri tra blocchi, se non si guarderà al mondo globalizzato scevri da un’ottica liberata dal “fardello dell’uomo bianco”. Bisogna ricordare infatti che, se è vero che l’incredibile boom cinese è stato costruito anche grazie allo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente, in Occidente il percorso è stato simile, se non peggiore, in quanto fondato sulla tratta degli schiavi e sul colonialismo.
Inoltre ancora oggi nelle nostre democrazie si perpetrano gravi violazioni, per esempio gestendo la difficile questione dei migranti, mentre il rispetto dei diritti umani è minacciato da corruzione, populismo e demagogia. Da questo punto di vista auspichiamo che la difesa dei nostri valori fondanti venga accompagnata dal superamento della “violenza epistemica”, attraverso la quale intere civiltà non-occidentali sono state “silenziate”, per approdare a una prospettiva, scevra da distorsioni e pregiudizi, post-eurocentrica, luogo di incontro e non di scontro, con coloro che percepiamo diversi da noi, ma che nel mondo globalizzato sono più che mai parte integrante del nostro cosmo. Solo così l’Araba Fenice non rimarrà un miraggio.
Elisabetta Esposito Martino
“USS Carl Vinson, left, transits the East China Sea.” by Official U.S. Navy Imagery is licensed under CC BY