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Cile, il ritorno di Michelle

L’ex Presidentessa socialista si ricandida alle elezioni che si svolgeranno alla fine dell’anno in Cile. I sondaggi la consacrano già come sicura vincitrice. Eppure il cambio potrebbe non essere del tutto positivo per il Paese che negli ultimi tre anni é stato governato con buoni risultati dall’imprenditore conservatore Sebastián Piñera, anche se sul piano dell’equità sociale la classe dirigente ha ancora un forte debito con la popolazione.

 

A VOLTE RITORNANO – E´ il caso di Michelle Bachelet, l’ex presidentessa del Cile tra il 2006 e il 2010, che ha annunciato dopo tre anni di assenza dalla vita pubblica cilena che sarĂ  nuovamente candidata alle elezioni presidenziali previste per il prossimo novembre. Nel frattempo Bachelet si Ă© impegnata alla testa del nuovo organismo dell’ONU per la promozione delle donne, UNWOMEN. Il ritorno di Bachelet rappresenta a tutti gli effetti un terremoto nello scenario della vita politica cilena, considerando l’altissimo capitale di notorietĂ  del quale gode la prima Presidente donna nella storia di questa Repubblica, figlia di un generale delle forze armate assassinato ed esiliata durante la dittatura di Pinochet.

I sondaggi infatti la danno come probabile vincitrice, un successo che potrebbe addirittura ottenere direttamente al primo turno visto che le preferenze superano il 50% dei voti, sufficienti a rendere inutile un secondo turno. Il suo primo mandato era terminato con un sorprendente 84% d’approvazione della sua gestione. Prima delle elezioni comunque, per ufficializzare la candidatura, Michelle Bachelet dovrà affrontare nelle primarie della Concertación l’alleanza di centro-sinistra, Claudio Orrego, il candidato dell’altro partito (Democrazia Cristiana) che compone questa coalizione insieme ai socialisti e radicali; tale sfida viene comunque catalogata come una formalità.

 

RITORNO AL POTERE? – In questo modo la ConcertaciĂłn punta a riconquistare il comando del Paese dopo che nel 2010,  per la prima volta dal ritorno della democrazia, si era imposto un candidato conservatore, l’imprenditore miliardario Sebastian Piñera, la cui famiglia era stata vicina al regime del generale Pinochet e tra i cui sostenitori spiccano personalitĂ  che non hanno mai ripudiato questo periodo.
Ciononostante, il risultato espresso dai sondaggi sembra ingiusto nei confronti dell’attuale Presidente, il cui mandato, iniziato con critiche riguardanti possibili conflitti d’interesse ed una politica potenzialmente favorevole ai poteri forti e alle classi più abbienti, si è rivelato essere un successo. Nei tre anni trascorsi al comando della nazione, il Cile ha ritrovato un livello di crescita importante (attorno al 6%), la disoccupazione ha toccato il minimo storico (740 mila nuovi posti di lavoro creati) e l’inflazione è rimasta sotto le stime più ottimiste della Banca Centrale. Anche sul piano sociale il governo ha promosso alcune iniziative di rilievo, come l’estensione del periodo post-maternità a sei mesi, l’aumento del salario minimo (attualmente in discussione nel Parlamento) ed un ambizioso programma di sussidi per l’acquisto della prima casa. Piñera vince anche in un confronto a distanza con la precedente amministrazione Bachelet. Sebbene la carismatica socialista si sia contraddistinta per alcune politiche sociali di rilievo come la riforma previdenziale che ha esteso i benefici della pensione minima a tutta la popolazione ed il programma “Chile crece contigo”, orientato alla cura dell’infanzia in ogni suo aspetto, il suo Governo non ha brillato particolarmente dal punto di vista economico. Durante la sua gestione l’economia è cresciuta alla modesta media del 3%, nonostante il beneficio derivato dall’alto prezzo di cui godeva il rame in quel periodo (3,5 US$ la libbra, oggi scesa a 3), materia prima che costituisce il 50% delle entrate pubbliche totali del paese. Tuttavia, va anche detto che nel 2009 la sua amministrazione ha saputo far fronte alla crisi economica mondiale, i cui impatti negativi sul Cile furono moderati proprio grazie ad un ingente innesto di 4 miliardi di dollari derivanti dai risparmi generati in precedenza dalla vendita del rame.
PERCHE’ VINCERA’ – La popolaritĂ  della Bachelet e l’impopolaritĂ  di Piñera (il suo tasso d’approvazione da parte della popolazione Ă© sceso al 30%), comunque non sono gli unici fattori che spiegano il ritorno in auge della candidata socialista.

Non c’é dubbio che una maggioranza dei cileni considera Bachelet più adatta per promuovere riforme a carattere sociale. Negli ultimi anni, il Paese é stato costantemente scosso da proteste sociali, spesso culminate con manifestazioni che criticano il sistema educativo privatizzato ed esclusivo. Il movimento studentesco, in particolare, ha denunciato l’esercizio del lucro da parte delle scuole, cosa esplicitamente vietata dalla costituzione, ottenendo in aprile l’allontanamento del Ministro dell’Educazione, considerato colpevole di non aver fatto applicare la legge. Dietro alle proteste si cela inoltre una profonda critica al modello neoliberale imperante nel Paese, che ha fatto del Cile uno dei paesi più diseguali al mondo a discapito dei buoni indicatori macroeconomici. Non per niente infatti, Michelle Bachelet ha messo al centro della sua campagna la lotta contro l’ineguaglianza e l’educazione gratuita e di qualità. Proprio la mancanza di pari opportunità consiste infatti uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo del Cile.

 

Il presidente uscente del Cile, il miliardario Sebastián Piñera
Il presidente uscente del Cile, il miliardario Sebastián Piñera

PRIMARIE NEL CENTRODESTRA – Un secondo fattore che avvantaggia Bachelet è dato dal fatto che il suo avversario non sarĂ  il Presidente uscente, bensì sarĂ  determinato dalle primarie convocate dalla Alianza, la coalizione di centro-destra al potere. Infatti, nonostante la bassa approvazione della quale conta lo stesso Piñera, la valutazione dell’elettorato è piuttosto positiva quando si tratta di giudicare i risultati economici dell’attuale amministrazione. L’attuale Presidente Ă© percepito come competente nell’ambito economico e la gente gli riconosce una buona gestione della crisi del post-terremoto che ha colpito il Cile nel 2010 al termine del mandato della Bachelet. Nonostante un inizio marcato da questo handicap, infatti, il suo Governo ha ottenuto notevoli risultati, anche se l’opera di ricostruzione non si può ancora considerare terminata. L’amministrazione di Piñera paga invece successi molto piĂą moderati nella lotta alla povertĂ  che colpisce ancora una parte importante del paese e che il governo in un anno elettorale ha cercato di ridimensionare, cadendo però nell’errore di manipolare i risultati del censimento realizzato nel 2012.
I due membri del Governo, Andrés Allamand e Pablo Logueira, che si contendono il posto di sfidante della Bachelet  non sembrano avere i numeri  per contrastare un avversario che gode di grande approvazione da parte dell’opinione pubblica, oltre che di una lunga esperienza politica (era già stata Ministro della Repubblica in due occasioni) e di un’aura conferita dal passato di resistente alla dittatura. Inoltre, i conservatori sono ulteriormente indeboliti da uno scandalo che ha colpito di recente un altro Ministro del governo, Laurence Golborne, che fino a poco tempo fa era additato come la principale carta del governo alla corsa presidenziale, ritenuto colpevole da un tribunale di permettere prelievi indebiti sui consumatori affiliati a una grande catena commerciale della quale era stato il Direttore generale. Una truffa da 70 milioni di dollari che ha costretto la Alianza ha ritirato la sua candidatura.

 

CHE CILE SARA’? – Se l’elezione di Michelle Bachelet sembra quindi essere scontata nonostante manchino ancora sei mesi allo svolgimento dei comizi, ci si può comunque chiedere come potrebbe evolvere il Paese nel caso che la scelta degli elettori ricadesse proprio su di lei. Molti dei suoi sostenitori puntano sulla militante socialista in quanto credono che sia l’unica in grado di promuovere cambiamenti in senso sociale. Ciononostante, i piĂą critici la attaccano chiedendo perchĂ© le azioni che oggi promette (educazione gratuita, lotta alla ineguaglianza) non siano state realizzate durante il suo primo governo. Il movimento studentesco nacque proprio nel 2006 durante il suo mandato. La Bachelet acconsentì a una riforma della legge generale d’educazione che risaliva ancora all’epoca della dittatura ,ma le innovazioni introdotte furono minime e la nuova legge non ha risolto i problemi denunciati dagli studenti riguardo ad una migliore educazione pubblica e di qualitĂ , l’eliminazione del lucro e l’accesso all’universitĂ . Sul piano sociale, il suo Governo non ha toccato il salario minimo di 200 mila pesos (350 euro circa). C’é da chiedersi se il sistema politico cileno, bloccato da una legge elettorale che impedisce l’accesso a nuovi partiti al di fuori delle due coalizioni che governano il paese da oltre vent’anni, Ă© effettivamente in condizione di promuovere riforme di questo tipo.

 

DINAMICHE REGIONALI – Sul piano internazionale invece, l’elezione di Bachelet potrebbe contribuire a smorzare i toni delle relazioni regionali che il Cile ha visto inasprirsi negli ultimi anni. Durante l’attuale gestione, il governo di Piñera Ă© stato oggetto di due denunce alla Corte Internazionale dell’Aia da parte dei sui vicini del nord, il Perú e piĂą recentemente la Bolivia, riguardo a questioni territoriali irrisolte. Tali denunce sono radicate in ferite ancora aperte la cui origine sono i conflitti militari della fine del secolo XIX e non sono quindi collegate a circostanze politiche attuali. Michelle Bachelet era però indubbiamente portata a creare un clima di dialogo, deterioratosi con Piñera, in particolare nei confronti del leader boliviano Evo Morales, che reclama costantemente un accesso all’Oceano Pacifico per il suo Paese. Pure con l’Argentina, con cui Santiago mantiene anche questioni territoriali irrisolte, Bachelet aveva creato un’ alleanza con Cristina Kirchner, con cui condivideva tanto il carisma quanto l’impronta socialista. A conferma delle sue doti diplomatiche, la Bachelet aveva dato un importante stimolo all’integrazione latinoamericana, quando per risolvere una crisi generatasi nel 2008 in Bolivia che minacciava la stabilitĂ  del governo legittimo di Morales, convocò i paesi membri dell’UNASUR, l’organizzazione latinoamericana di difesa, in una riunione nella quale i principali leader della regione diedero un forte messaggio di solidarietĂ  e unione.

Trattandosi di un periodo elettorale, Michelle Bachelet in questa occasione ha mostrato una dura opposizione alle richieste peruviane e boliviane, allineandosi con la posizione del Governo, ed i cileni, giustamente nazionalisti, approvano la nuova veste della candidata. Resta da vedere se quest’ultima sarĂ  capace di soddisfarli anche nell’ambito delle loro richieste sociali ed economiche.

 

Gilles Cavaletto

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Gilles Cavaletto
Gilles Cavaletto

Vivo a Santiago ma ho studiato temi europei. Ho lavorato in America Latina, in agenzie legate all’ONU attive nel tema della cooperazione internazionale. Per il “Caffè Geopolitico” seguo il Cile e Haiti, bellissima isola martoriata dal terremoto e dalla povertĂ  nella quale ho lavorato.

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