Caffè Lungo – Gli accordi bilaterali Marocco-UE si intensificano, portando a una vicinanza economica e commerciale che prende in considerazione anche la questione del Sahara Occidentale e delle migrazioni verso Ceuta e Melilla.
MAROCCO-UE: UNA PARTNERSHIP IN PIENA CRESCITA
Il commercio e gli investimenti tra Unione Europea e Marocco si sono intensificati negli ultimi anni: l’Unione è il principale partner commerciale del Paese africano e questo è il maggiore per l’Europa, se si considerano gli Stati del Vicinato Sud (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria e Tunisia). Inoltre l’UE è il maggior investitore straniero in Marocco.
Si stima che le importazioni europee dal Marocco corrispondano a €15,2 miliardi, di cui 2,5 (16,2%) sono prodotti agricoli. Il primo accordo per un’area di libero scambio fra i due è stato siglato nel 1996 ed è stato seguito da una serie di altri trattati specifici.
Il Paese fa parte della European Neighbourhood Policy, un programma che offre assistenza politica e finanziaria (l’Europa si è impegnata a fornire €1,4 miliardi al Marocco nel periodo 2014-2020 per raggiungere obiettivi come lo sviluppo inclusivo, la governance democratica e lo sviluppo del settore privato): per i prossimi anni (2021-2027) è stato adottato un nuovo strumento di cooperazione finanziaria chiamato Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument (NDICI), che conferma il Marocco come uno dei maggiori destinatari di fondi europei tra i Paesi del Mediterraneo.
OMBRE NEGLI ACCORDI: IL CASO DEL SAHARA OCCIDENTALE
Gli accordi commerciali UE-Marocco hanno negli anni riportato l’attenzione sulla questione del Sahara Occidentale, territorio a sud del Regno marocchino occupato da quest’ultimo dopo la ritirata delle truppe spagnole.
L’Accordo di Associazione del 2006, che regolava lo scambio di prodotti agricoli, è stato oggetto di proteste da parte vari attori ed è stato pure studiato dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Il Marocco, infatti, andando contro quanto stipulato nel contratto, esportava (ed esporta) prodotti agricoli provenienti dai territori occupati del Sahara Occidentale: l’Unione, sebbene a conoscenza, non si è attivata in alcun modo per bloccare questa pratica.
Dopo che il caso è stato analizzato nel 2016, la Corte ha condannato entrambi i partner per due ragioni principali: da un lato l’Accordo non escludeva il Sahara Occidentale, ma comunque prendeva in considerazione solo il territorio marocchino, escludendo de facto la regione meridionale, dall’altro l’Unione Europea non può accettare questa interpretazione del trattato, perché per il diritto internazionale è obbligata a rispettare la sovranità del Sahara Occidentale e a condannare l’occupazione straniera.
Ciononostante gli accordi continuano a considerare anche i territori occupati. Come si può leggere nel sito ufficiale dell’Unione sono stati integrati degli emendamenti al trattato che, da luglio 2019, regola anche i prodotti originari del Sahara Occidentale: l’Europa assicura che ciò sta “apportando benefici per il Paese e la sua popolazione in termini di esportazioni, attività economica e occupazione”.
Rimane il fatto che Bruxelles non sia riuscita a imporre la propria influenza per risolvere una problematica geopolitica che va avanti da anni ma, al contrario, abbia accettato lo status quo.
IL MAROCCO E LE MIGRAZIONI: UNA NUOVA GOVERNANCE
Il Marocco e l’Europa non cooperano però solo attraverso accordi commerciali e agricoli: c’è infatti un argomento che entrambi ritengono estremamente importante, ossia le migrazioni.
Il Regno nordafricano può essere considerato allo stesso tempo un Paese di origine, di transito e di destinazione, ricevendo grandi flussi di migranti sub-sahariani, spesso soggetti a comportamenti xenofobi e violenze, specialmente nel caso cerchino di entrare nei territori (europei) di Ceuta e Melilla. Dal 2003 il Marocco è diventato fondamentale nel controllo dell’immigrazione verso l’Europa e nel 2013, grazie al nuovo Re Mohammed VI, è stata approvata una nuova policy sul tema basata sul rispetto dei diritti umani: questo regolamento è stato una conseguenza delle pressioni sia internazionali (specialmente da altri Paesi africani per il maltrattamento dei migranti), sia interne (dovute al processo di democratizzazione).
La migrazione è diventata uno strumento diplomatico per il Regno: grazie alla nuova legislazione ha rafforzato i legami con i Paesi vicini ed è stato riammesso nell’Unione Africana, il tutto mentre si imponeva progressivamente al tavolo delle discussioni concernenti i flussi di persone provenienti dall’Africa.
Il Marocco è dunque diventato un attore importante e necessario nelle varie negoziazioni di questo tipo. Il peso diplomatico e politico gli permette di avere più tranquillità riguardo alle questioni che, fino a qualche anno fa, preoccupavano la scena internazionale, dallo sviluppo economico alle acque utilizzabili per la pesca.
L’Unione Europea si trova davanti a un attore che non è più passivo, bensì disposto a dettare le nuove regole, sfruttando il proprio potere commerciale e diplomatico. Il Marocco, essendo cosciente di quanto la crisi migratoria preoccupi l’Europa, cercherà sicuramente di ottenere dei benefici politici e imporsi nella scena internazionale.
Livia Scalabrelli
“EPP Group Bureau Meeting ‘European Neighbourhood and…” by EPP Group in the European Parliament (Official) is licensed under CC BY-ND