In 3 sorsi – L’invasione dell’Ucraina è stata un autentico shock per il Giappone e ha spinto il Governo Kishida ad adottare dure sanzioni contro Mosca, allontanandosi dalla linea prudente dimostrata nelle precedenti fasi del conflitto russo-ucraino. La fermezza di Tokyo si spiega con la disillusione diplomatica nei confronti della Russia putiniana e gli sviluppi della situazione strategica nell’Indo-Pacifico.
1. UNA REAZIONE ENERGICA
L’invasione dell’Ucraina ha colto di sorpresa anche il Giappone. Il Governo di Fumio Kishida pensava infatti che le attuali tensioni russo-ucraine sarebbero state risolte per via diplomatica e che il Cremlino si sarebbe astenuto da mosse aggressive verso il suo vicino meridionale. La decisione di Putin di lanciare una “operazione militare speciale” contro Kiev ha quindi scioccato Tokyo, ma la risposta dell’esecutivo nipponico è stata molto diversa da quella che forse si aspettava la leadership russa. Kishida si è infatti allineato immediatamente alle dure sanzioni adottate dai Paesi occidentali contro Mosca, imponendo restrizioni alle attività della Banca centrale russa sul mercato giapponese, sostenendo la rimozione di diverse banche private dal sistema SWIFT e annunciando limiti all’esportazione di semiconduttori e prodotti hi-tech in Russia. Non solo: il suo Governo ha anche congelato gli asset di diversi membri dell’elite politica russa (compreso lo stesso Putin) e dato pieno sostegno economico e materiale all’Ucraina, stanziando 100 milioni di dollari per operazioni umanitarie e inviando persino equipaggiamento militare. Si è trattata dunque di una presa di posizione energica e molto diversa rispetto a quella adottata dal Governo Abe di fronte all’annessione della Crimea nel 2014. Allora Tokyo apparve infatti molto riluttante ad unirsi alle sanzioni euro-americane e cercò di salvaguardare il più possibile i propri rapporti diplomatici e commerciali con la Russia. Al contrario, Kishida non ha mostrato esitazioni e ha annunciato anche l’adozione di ulteriori provvedimenti sanzionatori nei prossimi giorni, provocando l’immediata inclusione del suo Paese nella lista delle nazioni “non amichevoli” stilata dalle autorità russe per eventuali ritorsioni.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il premier giapponese Fumio Kishida annuncia nuove sanzioni contro la Russia, 3 marzo 2022
2. VICINO INAFFIDABILE
È però improbabile che Tokyo torni sui suoi passi o si faccia intimidire. La pazienza del Governo giapponese verso Mosca sembra essersi esaurita con l’uscita di scena di Abe, che aveva costruito un rapporto abbastanza cordiale con Putin e cercato di intavolare serie trattattive diplomatiche per risolvere l’annosa questione delle Curili. La permanente occupazione russa di tali isole – conosciute dai giapponesi come “Territori del Nord” – ha infatti impedito una piena normalizzazione dei rapporti russo-nipponici dopo la seconda guerra mondiale e continua ancora oggi ad ostacolare una loro effettiva cooperazione politico-economica. Costruendo un rapporto di fiducia personale con Putin, Abe aveva sperato di raggiungere un accordo per riportare le isole sotto sovranità giapponese o quantomeno includerle in progetti congiunti di sviluppo economico. Ma tali speranze sono andate presto deluse: il Governo russo si è mostrato intransigente nella difesa del suo controllo delle Curili e la recente approvazione da parte della Duma di una legge che impedisce qualsiasi cessione di territorio nazionale ha di fatto chiuso la possibilità di un ritorno delle isole a Tokyo. Inoltre, le autorità russe hanno portato avanti una significativa militarizzazione dell’arcipelago, aumentando le preoccupazioni giapponesi per la sicurezza dell’Hokkaido. Da qui una graduale ma netta alienazione tra i due Paesi che sembra avere raggiunto l’apice con gli attuali eventi ucraini. Per il Giappone Mosca non è un vicino affidabile e deve essere contenuto in qualche modo, impedendogli di interferire troppo in un contesto regionale difficile e complesso.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Manifestazione a Tokyo contro la guerra in Ucraina, 8 marzo 2022
3. CAMPANELLO D’ALLARME PER TAIWAN?
Il Governo Kishida deve infatti già affrontare la maggiore assertività della Cina e la persistente minaccia della Corea del Nord, coinvolta anche di recente in nuovi lanci missilistici nel Mar del Giappone. Queste due questioni dominano l’agenda di sicurezza nazionale di Tokyo e sono all’origine dei crescenti investimenti del Paese in ambito militare, realizzati sempre più in stretta coordinazione con gli Stati Uniti e gli altri Paesi membri del Quad. È fondamentale quindi per l’esecutivo giapponese non perdere la fiducia di Washington e dei suoi alleati nell’Indo-Pacifico, così da garantire una risposta condivisa ed efficace alle crescenti iniziative cinesi. Da questo punto di vista, l’attacco russo all’Ucraina rappresenta un potenziale pericolo anche per gli equilibri dell’Asia orientale: Pechino potrebbe infatti usare metodi simili per piegare Taiwan e costringerla a una riunificazione forzata con la madrepatria. Rispondendo con forza all’azione di Putin, Tokyo riafferma dunque il suo ruolo centrale nel sistema di sicurezza asiatico a guida statunitense e si coordina con gli altri membri del Quad per impedire una “nuova Ucraina” alle porte di casa.
Simone Pelizza
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