Analisi – Si è concluso negli scorsi giorni il G20 di Bali. Com’era prevedibile, i lavori del summit hanno ruotato quasi internamente attorno al conflitto in Ucraina e i leader mondiali hanno approfittato dell’occasione per intensificare la pressione sulla Russia per porre fine alla guerra, soprattutto dopo la crisi lampo dei missili caduti in Polonia. Ma il vertice ha visto anche molti incontri bilaterali e l’Australia è stata grande protagonista di essi.
AUSTRALIA E CINA TORNANO A INCONTRARSI
Se la riunione fiume di tre ore tra il Presidente americano Joe Biden e quello cinese Xi Jinping ha polarizzato l’attenzione dei media mondiali, nel corso dei tre giorni del summit di Bali una frenetica attività diplomatica si è registrata anche su altri fronti. L’Australia è stato tra i Paesi più attivi: il Primo Ministro Anthony Albanese non ha voluto mancare l’occasione del suo primo G20 per segnare una netta discontinuità con le relazioni portate avanti negli scorsi anni dal precedente Governo.
Il primo appuntamento di rilievo nell’agenda di Albanese, è stato proprio l’incontro bilaterale col Presidente cinese Xi Jinping. La ripresa dei rapporti diplomatici di alto profilo tra i due Pesi era giĂ avvenuta lo scorso settembre a New York, in occasione dell’assemblea Generale dell’ONU, con l’incontro tra il Ministro degli Esteri australiano Penny Wong e il suo omologo cinese Wang Yi. L’impressione è che l’incontro sia stato un gesto distensivo di carattere prettamente diplomatico, ma senza progressi sostanziali sui numerosi dossier che attualmente separano Canberra da Pechino. Al di lĂ delle concilianti dichiarazioni di facciata sull’importanza di proficue e amichevoli relazioni bilaterali tra i due Paesi, la durata dell’incontro (appena 32 minuti) lascia intendere che la distanza sui vari temi resta notevole. Si tratta, comunque, di un significativo passo avanti nella normalizzazione delle relazioni diplomatiche, se si considera che l’ultimo Primo ministro australiano a incontrare il Presidente cinese in un incontro bilaterale era stato Malcolm Turnbull nel 2016.
A fine incontro, Anthony Albanese ha riferito ai cronisti di aver ribadito a Xi Jinping l’importanza che alcune questioni rivestono per l’Australia, a cominciare dal rispetto dei diritti umani, con un riferimento specifico ai casi di Cheng Lei e del dottor Yang Hengjun, due cittadini australiani di origine cinese attualmente detenuti in Cina. Un altro argomento di discussione è stato quello relativo ai dazi doganali che la Cina ha scelto di imporre negli ultimi anni su numerosi prodotti australiani. Il Primo Ministro ha, tuttavia, escluso che possano esserci cambiamenti immediati nelle rispettive posizioni tra i due Paesi. Sullo sfondo è rimasto il vero tema, vale a dire il riposizionamento militare e strategico che l’Australia ha scelto di perseguire intensificando la collaborazione con gli Stati Uniti, e l’irritazione di Canberra per il tentativo cinese di allargare la propria area di influenza nella zona sud del Pacifico, come testimoniato dal recente accordo siglato da Pechino con le Isole Salomone. Il Primo Ministro australiano ha anche ribadito la posizione di pieno sostegno – anche militare – all’Ucraina, ed ha esortato la Cina ad esercitare la propria influenza su Mosca per scongiurare la minaccia dell’utilizzo di armi nucleari tattiche.
Fig. 1 – Il premier australiano Anthony Albanese insieme al Cancelliere tedesco Olaf Scholz durante il G20 di Bali, 16 novembre 2022
LA DISCUSSIONE CON L’EUROPA SULL’ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO
Le ambizioni commerciali dell’Australia sono state poi al centro di una serie di incontri bilaterali tra Anthony Albanese e i leader dei principali Paesi europei, tra i quali Francia, Germania, Italia e Spagna. Oggetto di discussione è stato l’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e l’Australia, i cui negoziati sono ripartiti di recente.
Ricordiamo che la trattativa era stata congelata lo scorso anno su impulso del Presidente francese Macron, in risposta alla decisione del Governo australiano di recedere dal contrattato del valore di 90 miliardi di dollari AU con i francesi di Naval Group, per la fornitura di otto sottomarini. La scelta era stata dettata dalla decisione da parte dell’Australia di entrare a far parte dell’accordo AUKUS con Stati Uniti e Regno Unito. GiĂ lo scorso luglio, il Primo Ministro australiano si era recato in viaggio a Parigi nel tentativo di normalizzare i rapporti, ed in occasione dell’incontro di Bali ha ufficialmente invitato il Presidente Macron a visitare l’Australia il prossimo anno, per discutere altri progetti di cooperazione militare. Tutto lascia pensare che si stia lavorando a un meccanismo di compensazione.Â
Al di lĂ della ripresa dei rapporti con la Francia, alcuni punti critici relativi all’accordo di libero scambio rimangono irrisolti, a cominciare dalla riluttanza australiana ad accettare le norme europee sull’etichettatura dei prodotti, che priverebbero il settore agricolo australiano dell’utilizzo di numerosi nomi commerciali e denominazioni tipiche europee (e italiane) che finora è avvenuto in modo a dir poco disinvolto. Albanese si è detto fiducioso che passi in avanti possano essere fatti a breve, concetto ribadito dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Il consenso per la conclusione di un accordo di questo tipo dovrĂ , tuttavia, essere unanime all’interno dell’Unione Europea, essendone richiesta la ratifica da parte di ogni singolo Paese aderente. Â
Fig. 2 – Albanese con il premier britannico Rishi Sunak, 16 novembre 2022
I BILATERALI CON INDIA E REGNO UNITO
Anche gli accordi commerciali recentemente firmati con Regno Unito e India sono stati oggetto di ulteriori approfondimenti nei meeting che Anthony Albanese ha avuto con i leader dei due Paesi.
Il nuovo Primo Ministro britannico Rishi Sunak è stato recentemente sottoposto a critiche in patria per il suo sostegno all’accordo commerciale con l’Australia, firmato lo scorso dicembre sotto l’ex Primo Ministro Boris Johnson. Sunak in passato aveva definito l’accordo “unilaterale” e non sufficientemente vantaggioso per il Regno Unito, salvo assumere toni ben piĂą concilianti una volta insediatosi a Downing Street. L’incontro col Primo Ministro australiano è stato incentrato sulla definizione di vari correttivi per implementare al meglio l’accordo e garantirne un’attuazione ottimale.
Discorso ben diverso per l’accordo indo-australiano firmato lo scorso aprile, che al momento si limita a sancire dei capitoli di cooperazione bilaterale, ma i cui contenuti finali sono ancora da definire. Il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha sottolineato come il commercio, l’istruzione e la cooperazione marittima siano stati al centro dell’incontro, mentre Albanese ha ribadito la forte attenzione sul tema della sicurezza indo-pacifica. India e Australia hanno progressivamente intensificato le loro relazioni commerciali e diplomatiche nel corso degli ultimi anni, anche in risposta alla sempre crescente influenza della Cina sull’intera area.
Dopo la chiusura del G20 di Bali, l’intensa attivitĂ diplomatica del Primo Ministro australiano è infine proseguita con il vertice APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) in programma a Bangkok – in Thailandia – dal 16 al 19 Novembre.
Fig. 3 – Albanese durante una sessione del vertice APEC, tenutosi in Thailandia nei giorni immediatamente successivi al G20
APPROVATA LA MANOVRA DI BILANCIO
Sul fronte interno, nelle scorse settimane il Governo laburista presieduto da Anthony Albanese ha presentato il primo federal budget della nuova legislatura, un banco di prova per i numerosi impegni presi in campagna elettorale.
Due punti centrali delle politiche di welfare del nuovo Governo sono rappresentati dalla spesa di 4,7 miliardi di dollari AU per l’assistenza all’infanzia ed alle famiglie, e dal cd. contratto nazionale per la casa, un accordo tra tutti i livelli di Governo, investitori istituzionali e il settore delle costruzioni, con l’obiettivo di realizzare 1 milione di nuove abitazioni in cinque anni. Altre rilevanti voci di spesa riguardano l’aumento dei fondi per l’istruzione e gli incentivi per lo sviluppo delle energie rinnovabili, in linea con l’ambizioso piano del Governo di riduzione del 43% delle emissioni di anidride carbonica entro il 2030. Â
Ciò nonostante, nella relazione di accompagnamento alla manovra il Tesoriere Jim Chalmers ha spiegato che – grazie al notevole aumento dei prezzi delle materie prime, che per l’Australia rappresentano la principale fonte di export – il bilancio si dovrebbe chiudere con un avanzo primario di 40 miliardi di dollari AU. La crescita del PIL dovrebbe assestarsi al 3,25 per cento nel 2022, per poi diminuire all’1,5 per cento l’anno prossimo.
L’altro tema caldo è quello dell’inflazione, che a dicembre dovrebbe raggiungere un incremento del 7,75% su base annua. Per quanto il rincaro del costo dell’energia in Australia sia stato moderato rispetto a quanto verificatosi in Europa, il Paese registra comunque un aumento significativo del costo della vita, dovuto alla crisi della supply chain internazionale e alla mancanza di manodopera nel settore dell’agricoltura e della produzione alimentare. Malgrado la disoccupazione continui a registrare il minimo storico al 3,4%, la crescita delle retribuzioni (attualmente al 2,6%) fatica a bilanciare il peso della maggiore inflazione, e si stima che la perdita di potere d’acquisto possa proseguire per tutto il prossimo anno, con i salari che dovrebbero ritornare a crescere in termini reali solo nel 2024.
Fig. 4 – Un’area residenziale nello Stato del Victoria completamente allagata a seguito delle piogge eccezionali degli ultimi mesi, ottobre 2022
EMERGENZA ALLUVIONI E INONDAZIONI
Dopo i devastanti incendi del 2019 e la siccitĂ del 2020, l’Australia è alle prese con una nuova emergenza ambientale e climatica. Intere zone del Sud-Est del Paese, negli Stati del New South Wales e del Victoria, ma anche del South Australia, stanno vivendo ormai da settimane un’emergenza continua dovuta alle esondazioni di fiumi e torrenti.Â
Le piogge torrenziali che si sono ripetute con frequenza negli ultimi due anni a causa del fenomeno climatico denominato La Niña (il raffreddamento della superficie degli oceani nella fascia equatoriale del Pacifico), hanno ormai saturato i bacini idrici e la capacità del suolo di assorbire ulteriormente l’acqua piovana. Nella città di Forbes, in New South Wales, centinaia di residenti sono stati costretti a evacuare dopo che il fiume Lachlan ha raggiunto e superato la piena record di 10,8 metri che resisteva dal 1952. L’emergenza si è successivamente spostata nelle cittadine di Deniliquin e Condobolin, dove si va verso un picco di piena di nove metri.
Al G20 di Bali si è discusso molto di guerra e poco di ambiente, ma in Australia il climate change continua ad aprire i notiziari.Â
Dario Privitera
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