In 3 sorsi – La presenza militare della Francia in Africa è stata oggetto di dibattito e ridimensionamento negli ultimi anni, con una diminuzione significativa del numero di truppe dispiegate. Esaminiamo l’attuale situazione, il contesto storico e le previsioni future.
1. IL RIDIMENSIONAMENTO DELLA PRESENZA FRANCESE IN AFRICA
Negli ultimi anni la Francia ha progressivamente ridotto il numero di truppe dispiegate in Africa, una mossa dettata sia da cambiamenti strategici che da pressioni politiche locali e internazionali. Attualmente si stima che circa 2.500 soldati francesi rimangano attivi nel continente, concentrati principalmente nel Sahel. Questa presenza è una frazione della forza di circa 5.500 unità schierata durante il picco dell’operazione Barkhane. La riduzione è stata accompagnata dalla chiusura di alcune basi militari e dal trasferimento di responsabilità di sicurezza alle forze locali e ai partner internazionali. Le truppe rimanenti continuano a svolgere ruoli cruciali nel supporto logistico, nell’addestramento e nelle operazioni congiunte con le Forze Armate africane per mantenere la stabilità e combattere i gruppi terroristici nella regione. La Francia non è l’unico Paese che negli ultimi anni ha dovuto ridimensionare o rilocalizzare la propria presenza nella regione. Anche gli Stati Uniti sono stati infatti interessati da questo fenomeno, che ha portato allo spostamento di alcune centinaia di militari dal Niger alla Costa d’Avorio.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Truppe francesi in Senegal durante l’esercitazione “Xaritoo 2023”
2. I COLPI DI STATO NEL SAHEL E IL RUOLO DEL GRUPPO WAGNER
La Francia ha una lunga storia di interventi militari in Africa, spesso motivati da legami storici e interessi geopolitici. L’operazione Barkhane, lanciata nel 2014, è stata una delle più significative missioni militari francesi nella regione, mirata a combattere il terrorismo islamico e a stabilizzare il Sahel. Tuttavia, nonostante alcuni successi iniziali, la missione ha affrontato numerose sfide, tra cui un aumento di attacchi jihadisti, instabilità politica e crescente opposizione locale alla presenza straniera. Tra il 2020 e il 2023 la regione del Sahel è stata interessata da sette colpi di Stato. In Mali, Niger e Burkina Faso le nuove giunte militari insediatesi al potere (sostenute dalla Russia) hanno sfruttato il diffuso malcontento anti-francese e la percezione di insicurezza radicati tra la popolazione. I nuovi leader militari di questi tre Paesi hanno tutti costretto i francesi al ritiro dei contingenti pochi mesi dopo il proprio insediamento. Campagne di disinformazione portate avanti anche dal Gruppo Wagner (ora Africa Corps) hanno poi spianato la via per l’ufficialità della cooperazione militare di questi Paesi con Russia e Cina, presentati come Stati non legati al colonialismo di stampo europeo. È bene però notare come il sentimento anti-francese sia molto presente non solo nei Paesi interessati dai golpe, ma anche in Senegal (che con tutte le problematiche del caso è una democrazia) e in Repubblica Centrafricana (in cui l’ultimo colpo di Stato è avvenuto nel 2013), nei quali la presenza militare francese è altrattanto in pericolo.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Soldati francesi lasciano l’aeroporto di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, 2022
3. LE SFIDE FUTURE
Guardando al futuro, è probabile che la Francia continui a ridurre ulteriormente la propria presenza militare diretta in Africa, mentre cercherà di rafforzare le capacità delle forze locali e di collaborare con partner internazionali come le Nazioni Unite, l’Unione Europea, l’Unione Africana e la Cedeao/Ecowas. Questo approccio mira a creare una maggiore autonomia e stabilità regionale, riducendo allo stesso tempo i costi e i rischi associati a una lunga presenza militare all’estero sia in patria che nei Paesi africani interessati. Tuttavia il successo di questa strategia dipenderà anche dalla capacità dei Paesi africani di gestire le proprie sfide di sicurezza e dall’efficacia del supporto internazionale. Le dinamiche geopolitiche nel Sahel rimangono complesse e in evoluzione, con nuovi attori internazionali come la Turchia che entrano in gioco e con il continuo sviluppo di gruppi armati e terroristici. Sarà cruciale per la Francia e i suoi partner adattarsi rapidamente a questi cambiamenti per garantire che gli obiettivi di sicurezza e stabilità siano raggiunti in modo sostenibile ed efficace.
Daniele Atzori
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