Caffè Lungo – A distanza di cinque anni dall’uscita dall’Unione Europea, e a nove anni dal referendum sulla Brexit, il Regno Unito inizia a riavvicinarsi all’Europa continentale.
UN VERTICE PREPARATO DA TEMPO
Il vertice tenutosi lunedì 19 maggio tra il Primo Ministro britannico Keir Starmer, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il Presidente del Consiglio Europeo António Costa era in preparazione da mesi. Fin dall’inizio dell’anno si conoscevano i contorni generali dell’incontro, e il Governo britannico aveva puntato molto su questo appuntamento per rilanciare i rapporti con Bruxelles.
In un primo momento, Starmer avrebbe voluto conferire all’evento un significato altamente simbolico, ospitando i rappresentanti europei direttamente a Downing Street. Alla fine, si è optato per Lancaster House, una scelta che ha suggerito prudenza: un segnale di apertura, ma anche consapevolezza dei rischi politici di un riavvicinamento troppo rapido.
La vigilia del vertice ha riportato alla memoria i momenti più tesi dell’uscita dall’UE. Nella tarda serata di domenica 18 maggio, infatti, mancava ancora l’accordo sul testo finale. Tuttavia, lunedì mattina, dopo i colloqui tra i leader, è stata annunciata l’intesa: un nuovo passo verso una cooperazione rafforzata.
Fig. 1 – Starmer e von der Leyen alla firma dell’accordo
UN’INTESA TECNICA, MA NON STORICA
Nel concreto, i leader si sono accordati su un protocollo fitosanitario che dovrebbe agevolare in maniera significativa l’esportazione di alimenti e prodotti agricoli verso l’UE. Si tratta di un problema irrisolto dal 2019, che ha causato gravi perdite all’agricoltura e alla produzione alimentare britannica. L’accordo dovrebbe, dunque, permettere alle piccole imprese agroalimentari britanniche di esportare nuovamente verso l’UE senza essere soggette a controlli sanitari stringenti. Però, tutto ciò costa caro al Governo britannico: Londra ha accettato di concedere l’accesso alle acque territoriali a pescherecci dei Paesi membri per i prossimi dodici anni.
L’intesa ha incluso anche il coinvolgimento del Regno Unito nel pacchetto di riarmo europeo, in linea con il ruolo crescente di Starmer nei negoziati di pace in Ucraina e nel coordinamento dei cosiddetti “volenterosi”.
Nulla di fatto, invece, su altri temi chiave: ad esempio, il ritorno della mobilità giovanile e il programma Erasmus restano ancora sospesi, nonostante la volontà dichiarata da entrambe le parti. I dettagli operativi e i costi di un eventuale rientro devono ancora essere chiariti.
OPPOSIZIONI DIVISE, GOVERNO PRUDENTE
I Conservatori e, ancor più, i rappresentanti di Reform UK – l’ultima incarnazione del movimento di Nigel Farage – non hanno tardato nella tempestiva critica dell’accordo, sostenendo che il Governo abbia concesso troppo all’UE. I Conservatori, in caduta libera nei sondaggi, hanno parlato di una “resa alla Francia” .
Tuttavia, le reazioni politiche più critiche non sembrano riflettere il sentimento del Paese: i sondaggi più recenti mostrano una crescente apertura dell’opinione pubblica verso rapporti più stretti con l’UE.
Il Partito Conservatore – presente nel Parlamento britannico da quasi due secoli – affronta una crisi interna profonda, e se l’andamento delle recenti elezioni locali si ripetesse alle prossime politiche, potrebbe essere scavalcato dal partito di Farage, oggi in forte ascesa.
I Liberal Democratici e i Verdi, favorevoli a un pieno rientro nell’UE, hanno accolto positivamente il miglioramento nei rapporti bilaterali, ma criticano un’assenza di coraggio del Governo su temi quali Erasmus e la mobilità delle persone, che riguardano direttamente cittadini britannici e cittadini dell’UE. Infatti, un recente sondaggio mette i Liberal Democratici nella posizione di terzo partito nazionale, davanti ai Tory fermi al 16%.
Fig. 2 – Nigel Farage promette battaglia contro il riavvicinamento all’UE
UN’ISOLA CHE ANCORA NON SI FIDA
Politicamente la reazione all’accordo è stata meno difficile del previsto per il Governo. I Laburisti sanno che l’immigrazione resta un tema fortemente divisivo, ed è per questo che mantengono un approccio cauto. Per citare solo un esempio, nel periodo giugno 2022–giugno 2023, nel Paese sono arrivate 906mila persone, cifra scesa a 728mila nel 2024, e ancora a 431mila fino a maggio di quest’anno, numeri che hanno rassicurato il Governo, trattandosi di una tendenza che verrà apprezzata da elettori tentati dalle politiche di Reform, ma che costituisce un problema, provocando una carenza di manodopera e forza lavoro in vari settori.
Il nodo dell’immigrazione è centrale anche per il dibattito sul ritorno a un programma di mobilità giovanile bilaterale: Starmer, in un recente discorso, ha evocato il rischio che il Regno Unito diventi “un’isola di estranei”, frase che ha rassicurato l’elettorato più diffidente, ma ha anche frenato le aperture più ambiziose con l’UE. Tuttavia, il Governo promuove la possibilità di nuovi accordi di mobilità – anche sul modello di quelli già in vigore con Australia e Corea del Sud – come grandi opportunità per i giovani.
PIÙ UN PICCOLO PASSO CHE UN NUOVO INIZIO
Il nuovo accordo rappresenta un primo, cauto passo verso una ricucitura del rapporto tra Regno Unito e Unione Europea. Restano ancora numerose incertezze, ma l’intesa dimostra che il dialogo è possibile. La conclusione di nuovi accordi con altri Paesi – notevolmente con gli USA di Trump – può sembrare minimizzare l’importanza di una nuova intesa con l’Europa, ma il Governo britannico rimane più che conscio delle conseguenze dell’uscita dall’UE.
Sarà solo il tempo a determinare se questo riavvicinamento si trasformerà in una nuova fase della relazione anglo-europea, che però sembra segnare il primo passo di un ritorno verso rapporti più cordiali tra Londra e Bruxelles.
Oliver Hearn
“Prime Minister Keir Starmer visits Ukraine” by UK Prime Minister is licensed under CC BY