L’assoluzione dell’ex Presidente egiziano Hosni Mubarak ha scatenato le proteste dei sostenitori della Fratellanza Musulmana, ma è stata accolta con sostanziale indifferenza da gran parte della restante popolazione. In 3 Sorsi analizziamo un Egitto stanco delle rivoluzioni e determinante per la stabilitĂ del Medio Oriente
1. IL PROSCIOGLIMENTO – L’ex Presidente egiziano Hosni Mubarak è stato assolto dalla Corte d’Assise de Il Cario per le accuse di corruzione e dell’omicidio di 239 persone durante le proteste di piazza Tahrir del 2011. La sentenza si è spinta addirittura oltre, decretando che Mubarak non avrebbe dovuto essere processato per tali accuse, poichĂ© la Corte Criminale de Il Cairo non aveva giurisdizione per portarlo in giudizio per la morte dei manifestanti. Il verdetto arriva dopo una prima condanna all’ergastolo nel giugno 2012 che è stata successivamente annullata, dando il via a un secondo procedimento. L’ex Presidente ha così commentato: “Finalmente il verdetto ha provato che non ho commesso reati […] non ho mai dato l’ordine di uccidere manifestanti”. Nonostante il proscioglimento, l’ottantaseienne Mubarak (malato da tempo e ora ricoverato presso l’ospedale militare della capitale egiziana) deve scontare la pena di 3 anni per sottrazione di fondi pubblici.
2. LE REAZIONI – Alla notizia della sentenza di assoluzione di Mubarak, un migliaio di persone si sono radunate a Il Cairo nei pressi di piazza Tahrir per protestare. Una persona sarebbe deceduta negli scontri con la polizia, mentre circa settanta sono state arrestate. Il Ministero della Salute egiziano ha smentito la notizia della morte del manifestante. Secondo le autoritĂ la situazione nell’area è tornata alla normalitĂ . Le proteste sono state organizzate dalla cosiddetta “coalizione anti-golpe” guidata dalla Fratellanza Musulmana, la quale, nonostante sia sensibilmente ridotta nei numeri a causa dell’ondata di arresti seguita alla presa del potere da parte dell’attuale Presidente Abdel Fattah al-Sisi, è ancora attiva nel Paese.
L’attuale Presidente egiziano al-Sisi
3. L’ANALISI – Dopo la “rivoluzione” e la cacciata dell’ex Presidente il potere è stato preso dalla Fratellanza Musulmana, unica forza politica organizzata per poter vincere un confronto elettorale nel breve periodo. L’estate del 2012 ha visto sia l’elezione di Mohamed Morsi alla carica di Presidente dell’Egitto sia la condanna all’ergastolo di Mubarak per i morti durante le proteste di piazza Tahrir. La permanenza al governo della Fratellanza è durata solamente un anno e nell’estate del 2013 anche Morsi è stato destituito. Molta retorica attribuisce quest’ultimo fatto a un colpo di stato militare; ciò è vero solo in parte. Le manifestazioni, sempre a piazza Tahrir, contro Morsi e la Fratellanza Musulmana sono state imponenti per numero di partecipanti, i quali temevano che dalla dittatura militare di Mubarak si stesse passando a una di tipo islamista. Come è noto, i militari “presero la palla al balzo” e destituirono l’esponente della Fratellanza, che è stato sostituito dall’attuale Presidente al-Sisi. Nonostante in Egitto sia presente la percezione di un ritorno al passato, ovvero a una forma di Governo piuttosto simile a quella dell’epoca di Mubarak, gran parte della popolazione è stanca delle rivolte e desidera concentrarsi sui problemi economici che affliggono il Paese. Non meno importante, un buon numero di egiziani ritiene che il Governo attuale sia in ogni caso migliore di uno tendente all’islamismo. Questo sentimento vale soprattutto per gli egiziani cristiani copti, che sono il 10% sul totale della popolazione. L’Egitto si trova in una situazione delicata. La sua stabilità è funzionale a quella dell’intera area mediorientale come dimostrano gli scontri nella penisola del Sinai con i gruppi jihadisti, alcuni dei quali autoproclamatisi legati allo Stato Islamico. Un eventuale nuova rivoluzione a Il Cairo porterebbe il rischio di quella situazione fluida atta alle infiltrazioni islamiche radicali e jihadiste come è avvenuto in Libia.
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