Miscela Strategica – Il Pakistan, come esito del rinnovato rapporto con Teheran e della confermata amicizia con Riyadh, sta cercando di sfruttare il momento di crisi fra i due Paesi del Golfo subentrando come mediatore ma accrescendo le proprie capacità militari, con un’abile politica diplomatica che può avere risultati di varia natura
UN EQUILIBRIO A TRE – La nuova élite saudita salita al potere nel gennaio 2015, alla morte del sovrano Abdullah ha dovuto fronteggiare una serie di instabilità che hanno coinvolto l’aspetto geopolitico, economico e della sicurezza strictu sensu delle politiche di Riyadh. Per quanto riguarda la geopolitica del Golfo, Riyadh ha dovuto fronteggiare in quest’ultimo anno i rapporti di forza venutisi a creare per rispondere alla minaccia del sedicente Stato Islamico. I presunti o reali rapporti della casata wahabita hanno costituito un argomento primario di instabilità che i sovrani di Riyadh hanno dovuto gestire. Per quanto concerne la politica economica saudita, si è partiti dalla svalutazione del petrolio, pilotata dalla casa saudita durante il 2015 per mettere in difficoltà produttori che si affacciavano al mercato con nuove risorse (come l’Iran e il sedicente Stato Islamico) che ha causato un effetto boomerang non secondario. Infatti la caduta dei prezzi del greggio, avallata prima dagli Stati Uniti (con i dati ottimistici, per un certo periodo, sulla produzione dello shale oil) e rafforzata dalle oscillazioni dei mercati finanziari della Cina (rilevantissimo importatore di materie prime) si è rivelata inarrestabile precipitando gli indici di produttività (compreso il PIL ,costituito per il 45% da proventi del mercato energetico) dell’Arabia Saudita in un baratro che ha portato a un’importante crisi economica.
Arrivando infine alle criticità difensive vere e proprie, Riyad ha dovuto gestire e sta ancora gestendo (nei postumi) una vera e propria guerra civile tra il Governo e la fazione Houthi in Yemen, intervenendo con una coalizione contro i ribelli – sostenuti invece dal Governo di Teheran.
Proprio sul palcoscenico della rivalità tra Arabia Saudita e Iran si va quindi a innestare il rapporto a tre con il partner Islamabad. Infatti, se il Governo di Nawaz Sharif ha dimostrato di stringere l’occhio all’Iran in qualche occasione nel 2014 e nel 2015, ha comunque mantenuto uno stretto rapporto con la monarchia del Golfo.
L’ASSE ISLAMABAD-RIYADH – La volontà di Sharif e del suo entourage di rimanere fortemente legati a Riyadh – dove il capo dell’esecutivo ha speso gli anni del suo esilio dal Pakistan a seguito della presa del potere da parte di Parveez Musharraf nel 1999 – è stata confermata da vari episodi. In campo geopolitico sono state sintomatiche le visite di gennaio: il capo del Governo ed il Capo di Stato maggiore della Difesa (Chief Of Army Staff), generale Raheel Sharif, si sono recati prima in Arabia, poi in Iran. Le visite sono avvenute nel quadro di un’abile politica diplomatica di riconciliazione con Iran e Arabia Saudita dopo la crisi di inizio mese. Con tale leva il Governo di Islamabad si vuole con ogni probabilità porre nelle vesti di mediatore per riconciliare i due contendenti del Golfo. Infatti Nawaz Sharif ha apertamente parlato dei due Paesi come nazioni “fraterne”, ambedue legate da un profondo rapporto con la Repubblica Islamica del Pakistan. Come riportato dal quotidiano pakistano “Dawn”, Sharif ha poi ricordato di essere già riuscito nell’intento di normalizzare i rapporti tra le due nazioni nel 1997 e di aver giocato lo stesso ruolo nel normalizzare i rapporti fra Iran e Iraq dopo la guerra fra i due Paesi.
Il generale Raheel Sharif ha invece focalizzato i propri interventi sulla lotta al terrorismo, specialmente durante la tappa di Teheran. La leva diplomatica del Pakistan, infatti, si focalizza molto sull’unione dei Paesi islamici nella risposta all’estremismo. È molto importante considerare la cronologia e i risultati delle visite. Infatti Nawaz Sharif e il COAS si sono recati prima a Riyadh, dove, oltre a raccogliere una serie di input dei sovrani sauditi per intavolare la mediazione con Hassan Rohuani, hanno apertamente parlato di accordi di cooperazione militare (per rispondere alla minaccia del sedicente Stato Islamico). Oltre alla cooperazione strategica è stata discussa la stipula di un trattato di cooperazione bilaterale fra i due Stati. Da una parte, il Pakistan si pone come mediatore di crisi fra Stati ed accresce le sue potenzialità diplomatiche. Dall’altra Islamabad mira ad accrescere le sue potenzialità difensive (rafforzando lo strumento militare e la cooperazione in materia di intelligence) grazie alla sua forte alleanza con Riyadh. Allo stesso tempo per l’Arabia Saudita – in un momento in cui questa deve affrontare numerose sfide, tra le quali quella di non essere più il principale punto di riferimento per gli Stati Uniti nel Golfo – l’amicizia con il Pakistan diviene sempre più importante. Siamo quindi di fronte a un triangolo che può evolvere sia verso un equilibrio salutare per i tre Paesi, sia verso un terreno nuovo di confronto fra Riyadh e Teheran, se non sapranno sfruttare al meglio la posizione di Islamabad.
Francesco Valacchi
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