Caffè Lungo – Grazie agli sforzi dell’Associazione Italia -ASEAN, il mese scorso il nostro Paese è diventato uno dei partner di sviluppo dell’ASEAN. Ma quali sono le prospettive di tale accordo, anche alla luce della diffusione della Covid-19?
POTENZIALITÀ DELL’ACCORDO PER L’ITALIA
L’Italia ha relazioni sempre più strette con i Paesi dell’ASEAN. Essere un Paese che contribuisce alla crescita e sviluppo dell’ASEAN significa essere a sua volta meta preferita di accordi economici e non dei 10 Paesi membri dell’organizzazione. A sperimentare per primi in Europa un simile accordo con l’ASEAN sono state Germania e Francia, e a beneficiarne sono gli scambi commerciali.
L’Italia considera l’export come una risorsa capace di trainare l’economia, importante soprattutto nei periodi di recessione. Ne è stato un esempio il biennio 2009-10, quando l’aumento delle esportazioni ha permesso all’Italia di uscire dalla recessione economica dell’anno precedente.
Lo scorso anno, l’export italiano ha avuto un peso pari al 31.7% del PIL nazionale e generato un saldo positivo di 53 miliardi di euro. Un volume d’affari non indifferente che però deve fare oggi i conti con la grave crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19.
Il Sud-est asiatico è visto come una regione dinamica e in costante crescita economica. L’obiettivo di Roma è, appunto, di riuscire a penetrare tale mercato creando canali preferenziali per le eccellenze italiane.
Allo stesso tempo i Paesi del Sud-est asiatico mirano a far confluire investimenti esteri che permettano di rivitalizzare le loro economie. Nel 2019 si sono contate ben 522 società italiane presenti nell’area ASEAN. Anche se per l’Italia i Paesi di principale interesse sono Vietnam, Indonesia e Filippine, sono in fase di trattativa nuovi accordi con gli altri membri dell’associazione.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – L’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi insieme al Segretario Generale dell’ASEAN Lee Luong Minh durante il vertice Asia-Europa del 2014
I DATI ECONOMICI ITALIANI PRIMA E POST COVID
Il rapporto Export SACE 2020 ci mostra che gli scambi commerciali tra Italia e Paesi ASEAN sono costantemente aumentati dal 2017 raggiungendo nel 2019 i 16 miliardi di euro. Quest’anno però le restrizioni per contrastare la pandemia di Covid-19 hanno causato una recessione economica peggiore di quella del 2008. A inizio anno le misure anti-Covid adottate e la mancanza di concertazione tra i vari Paesi in materia di regole sugli scambi internazionali avevano creato profondi disagi.
Secondo il rapporto Export SACE 2020, l’export italiano si era chiuso nel 2019 con un trend positivo del +2,3% rispetto al 2018; a fine giugno di quest’anno è stata registrata una contrazione del 15,3% rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre è stato registrato un calo dei fatturati industriali del 24,5% . Ad aver subito il peggior ridimensionamento è stato soprattutto il settore turistico, con il comparto alberghiero che ha registrato una contrazione stimata del 68,4% (fonte eurostat). Secondo le note del Documento di Economia e Finanza italiano, si era stimata nel 2020 una contrazione del PIL italiano del 9% mentre era previsto per il 2021 una crescita del 4,7% spinta da una ripresa economica nel settore produttivo di beni del 9,3% e servizi del 26,2%. Ora tutte queste previsioni sono messe in discussione dall’evoluzione della pandemia. Le proiezioni dell’economia italiana di fine anno mostrano stime disastrose, mentre resterà probabilmente disattesa la ripresa prevista per l’anno prossimo .
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Manifestazione di protesta dei rappresentanti del settore turistico italiano contro le nuove restrizioni sanitarie decise dal Governo Conte, novembre 2020
LE PREVISIONI DEL PIL NEI PAESI DEL SUD-EST ASIATICO
Tra i Paesi membri dell’ASEAN, quelli meno preparati ad affrontare la pandemia sono Filippine e Indonesia. Sia l’elevato numero di contagiati che le restrizioni sanitarie hanno infatti danneggiato le loro economie. Per fine anno si ipotizza una contrazione del loro PIL intorno al 7,3% per le Filippine e del 4,9% per l’Indonesia. La Cambogia, seppur con un numero esiguo di contagiati, ha applicato restrizioni severe per limitare la diffusione del virus. Il risultato sarà una contrazione del PIL stimata intorno al 4,1%. I Paesi che hanno avuto una buona reattività sono il Brunei (crescita del PIL stimata sull’1,6%), Laos (PIL +0,5 % ) e Myanmar (PIL +1,1 %).
Il più virtuoso dei Paesi asiatici è il Vietnam. La rapidità e la reattività del sistema sanitario e politico ha permesso al Paese di registrare un numero esiguo di contagiati e di morti rispetto ai Paesi occidentali. Questo, secondo la Banca mondiale, permetterà al Paese di di minimizzare i danni economici e si prevede una crescita del PIL, a fine anno, superiore al 2,8%, raggiungendo poi quota 6,7% nel 2021.
L’ASEAN, per salvaguardare i propri interessi commerciali e accellerare la ripresa economica, ha cercato legami più stretti con i Paesi dell’UE. L’obiettivo è quello di contrastare la crisi economica causata dalla Covid-19 e promuovere i settori capaci di trainare l’economia e la cooperazione strategica.
Embed from Getty ImagesFig. 3 – Un mercato nella provincia vietnamita di Bac Giang, situata a nord della capitale Hanoi
L’UNIONE FA LA FORZA?
Durante la prima ondata della pandemia, erano stati creati canali e regole per muovere le merci con protocolli che rispondessero alla richiesta di sicurezza sanitaria internazionale. Ciò ha finito per aumentare i prezzi dei prodotti e dei servizi finali. Proprio per abbattere i costi e i tempi maggiori imposti dai controlli, si è cercato di snellire e accelerare ulteriormente le procedure.
Tra le varie misure adottate, c’è stata la riduzione di dazi e barriere tariffarie, nonché la semplificazione dei procedimenti per l’etichettatura di conformità e di altre procedure amministrative. Diversi di questi obiettivi sono stati raggiunti con regolamenti generali oppure tramite accordi bilaterali. Ne è un esempio quello di libero scambio siglato tra l’UE e il Vietnam a marzo di quest’anno.
I dati del terzo trimestre avevano indotto a sperare che l’economia italiana e asiatica fosse in ripresa. Tuttavia, i Governi occidentali si sono trovati impreparati alla ripresa dell’epidemia. Il dilagare del contagio ha spinto l’Italia e altri Paesi europei ad applicare di nuovo provvedimenti sanitari stringenti e a chiudere i confini. Questo ha aggravato ulteriormente la crisi economica italiana al quale si devono aggiungere il pessimismo e i disagi creati dalle restrizioni anti-Covid. Il malcontento della popolazione verso tali provvedimenti è sfociata in manifestazioni popolari in diverse piazze cittadine col rischio di ulteriore disagio sanitario e sociale. A questo punto c’è da chiedersi se il vero pericolo è la malattia o le politiche governative inadeguate a contrastarla.
My Ding Hua
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