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Myanmar: i militari di nuovo al potere

Caffè Ristretto – Alla fine lo hanno fatto. Dopo giorni di minacce e smentite, i militari birmani hanno effettuato un colpo di stato contro il Governo della Lega Nazionale per la Democrazia (LND), arrestando Aung San Suu Kyi e i principali membri dell’esecutivo.

La tensione era nell’aria sin dalle elezioni parlamentari dell’8 novembre, vinte con una netta maggioranza dall’LND.  I militari avevano giĂ  contestato il processo elettorale prima del voto, denunciando presunte irregolaritĂ  da parte delle Commissione eletttorale centrale, e dopo la vittoria dell’LND avevano sostanzialmente rincarato la dose, parlando di brogli e chiedendo il riconteggio delle schede. I vertici delle Forze Armate hanno continuato a mettere in discussione la legittimitĂ  dei risultati elettorali per tutto il mese di dicembre, cercando poi a inizio gennaio di forzare il Parlamento a esprimersi sulla questione. Al rifiuto dello Speaker T Khun Myat di esaudire tale richiesta, il Tatmadaw ha alzato subito il tiro, parlando piĂą o meno apertamente di una possibile esautorazione del Governo LND. A dispetto di numerose smentite, la voce ha acquistato forza col passare dei giorni, tanto che venerdì scorso diverse ambasciate occidentali a Naypyidaw avevano chiesto ai militari di rispettare le nuove regole democratiche del Paese. Tutto inutile: oggi l’atteso golpe è infine arrivato con il trasferimento di tutti i poteri al generale Min Aung Hlaing, capo delle Forze Armate, e la nomina del generale Myint Swe a Presidente ad interim. Oltre a Suu Kyi e a diversi Ministri, sono stati arrestati anche il Presidente Win Myint e numerosi membri dell’LND. L’accesso a Internet nel Paese è stato parzialmente bloccato, mentre la capitale Naypiydaw risulta presidiata dai soldati. I militari hanno dichiarato lo stato d’emergenza per un anno, appellandosi all’articolo 417 della controversa Costituzione del 2008. La stessa Costituzione che gli dĂ  il controllo del 25% dei seggi parlamentari e di Ministeri chiave come quello dell’Interno e della Difesa.

Cosa accadrà ora? ONU e Paesi occidentali hanno condannato immediatamente il golpe e pensano di reintrodurre sanzioni economiche per cercare di fare pressione sul Tatmadaw. La Cina e altri Paesi asiatici hanno invece adottato una posizione attendista, invitando al dialogo e a una “soluzione pacifica” della crisi. Pechino potrebbe anche finire per sostenere i militari, come già avvenuto in passato, mentre il golpe pone questioni spinose per l’ASEAN, di cui Myanmar è membro dal 1997. Stesso discorso per l’India, che sta cercando di allontanare Myanmar dalla Cina e deve quindi mantenere una posizione prudente sulla situazione. Intanto l’LND ha invitato alla mobilitazione popolare contro i golpisti, che potrebbe portare a violente proteste anti-governative. Grazie all’emergenza coronavirus, i militari hanno però rafforzato il loro controllo sul Paese nei mesi scorsi e non sarà quindi facile rimuoverli dal potere. Inoltre la crisi rischia di intensificare i conflitti etnici in diverse regioni del Myanmar, a cominciare dal Rakhine, già segnato negli anni scorsi dalla brutale repressione dei Rohingya (sostenuta anche dal Governo dell’LND) e dalla guerriglia dell’Arakan Army.

Simone Pelizza

Foto di copertina: “Myanmar: Burma Democratic Concern (BDC) unequivocally denounces police brutalities cracking down on students’ protests” by Burma Democratic Concern (BDC) is licensed under CC BY     

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  • Il golpe militare in Myanmar era atteso da tempo. Ora si aprono scenari difficili e imprevedibili per il Paese asiatico.

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Simone Pelizza
Simone Pelizzahttp://independent.academia.edu/simonepelizza

Piemontese doc, mi sono laureato in Storia all’Università Cattolica di Milano e ho poi proseguito gli studi in Gran Bretagna. Dal 2014 faccio parte de Il Caffè Geopolitico dove mi occupo principalmente di Asia e Russia, aree al centro dei miei interessi da diversi anni.
Nel tempo libero leggo, bevo caffè (ovviamente) e faccio lunghe passeggiate. Sogno di andare in Giappone e spero di realizzare presto tale proposito. Nel frattempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare la Cina, che ho visitato negli anni scorsi per lavoro.

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