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Lo strumento militare dell’India

Miscela Strategica – Le Forze armate di Nuova Delhi supportano la potenza nucleare regionale della Federazione Indiana e sono valutate come le quarte per consistenza e capacitĂ . Sono forze eredi della tradizione militare-coloniale britannica.

LE FORZE IN CAMPO – Le forze militari indiane sono state forgiate da un’interminabile storia di conflitti ad alta e bassa intensitĂ  col Pakistan e da imbarazzanti sconfitte subite contro il gigante cinese (nell’ottobre-novembre 1962 per il controllo dell’Aksai Chin). Hanno infine raggiunto un considerevole livello di addestramento ed efficienza anche grazie al fatto che l’India nel 2013 è stato uno dei principali importatori di tecnologie militari. Le forze armate indiane (Hindi Bharatyia Sasastra Senaem) contano su circa un milione e quattrocentomila militari attivi e 2150000 riservisti. Le varie componenti sono Indian Army, Indian Air Force, Indian Navy, e Indian Coast Guard. Le Istituzioni interforze sono lo Stato Maggiore e vari Istituti di formazione (National Defence College, National Defence Academy, Defence Service Staff College, National Cadet Corps, Armed College mediacal Corps). Oltre a questi vi è, accentrato alla Difesa, ovvero al livello Politico-Militare il Resettlement and Welfare, una agenzia che si occupa del ricollocamento nel settore pubblico e nel mercato lavorativo degli ex-militari e del welfare dei congedati. In tal modo si supportano i militari in uscita e si dĂ  un importante servizio di alimentazione controllata dell’apparato pubblico.

[tabs type=”horizontal”][tabs_head][tab_title]Esercito[/tab_title][tab_title]Aeronautica[/tab_title][tab_title]Marina[/tab_title][/tabs_head][tab]Per quanto riguarda le unitĂ  terrestri queste sono sotto il comando dello Stato Maggiore (Headquarter of Indian Army) in Nuova Delhi, direttamente da esso dipendono:

  • un Comando delle Scuole e Istituti di formazione;
  • la 50^ Brigata paracadutista Indipendente, con sede ad Agra (dove sono inquadrate anche le forze speciali);
  • i comandi di varie capacitĂ  definite “servizi” (SanitĂ , sanitĂ  dentale, servizio postale, genio guastatori, logistica, ingegneria, polizia militare, servizio informazioni, legal advising, servizio di coltivazione e sperimentazione militare, corpo veterinario, genio pionieri, servizio di assistenza minori);
  • i comandi operativi a livello Armata.

Tutti i comandi operativi hanno livello Armata e annoverano fra le loro file almeno due Corpi d’Armata. Il Comando che svolge il ruolo piĂą delicato è chiaramente quello del Kashmir – infatti è rischierato in questa regione – proprio a causa della contesa ultra-cinquantennale con il Pakistan per il possesso di questa regione geografica. Il comando tiene presidi fissi per fronteggiare le eventuali avanzate dell’esercito di Islamabad, ha una componente di proiezione che può essere utilizzata per un eventuale azione offensiva contro le unitĂ  pakistane e estrinseca con addestramenti e operazioni vere e proprie, una costante capacitĂ  di contro-interdizione d’area nei confronti delle unitĂ  pakistane (l’ultima crisi si è avuta a  metĂ  ottobre di quest’anno).
I reggimenti corazzati sono ben 64 (una forza corazzata enorme, se pur dotata di carri non di ultimissima generazione). L’aviazione dell’esercito possiede circa 160 velivoli ed i vari reparti sono inquadrati nelle unità operative. Le unità operative dell’esercito hanno un buon addestramento e lo mantengono grazie a solidi programmi di addestramento, che le vedono impegnate in durissimi esercizi fisici anche a rischio dell’incolumità. Le punte di diamante sono i reparti paracadutisti, delle forze speciali ed il Comando Settentrionale (Kashmir), per ovvie ragioni strategiche. L’efficienza dei mezzi si aggira sul 90% grazie alle alte spese per il mantenimento.[/tab][tab]L’aeronautica militare indiana dispone di circa 590 aerei da caccia, importantissimi per la protezione delle frontiere a Nord, come dimostrato nelle varie guerre per il Kashmir (Su-30MKI, Mig-29, Mig-21, Mirage 2000). I cacciabombardieri sono 230, di cui 150 anglo-indiani SEPECAT Jaguar e 80 più moderni MIG 27 di produzione russa, agili cacciabombardieri di rilevanza tattica. L’India non possiede bombardieri strategici e delega il lancio di eventuali ordigni nucleari all’artiglieria dell’esercito e ad unità della marina.
Per quanto concerne il trasporto aereo l’India possiede l’impressionante numero di 242 aerei da trasporto, ad elica e turbogetto. L’aeronautica di Nuova Delhi ha poi un discreto numero di velivoli dedicati alla guerra elettronica, fra i quali annovera ben 5 AWACS per il controllo dei tasking order (gestione integrata delle sortite aeree) e il monitoraggio del campo di battaglia (l’Italia, per esempio, non ne possiede neanche uno) e cinque ricognitori d’alta quota. Infine, l’Aeronautica mantiene in linea circa 375 elicotteri fra attacco e trasporto e 130 aerei addestratori (fra cui vari PC7 svizzeri). Un cenno particolare deve essere riservato alla flotta degli UAV’s indiani: l’India possiede tra i 370 e i 400 droni che svolgono i ruoli più svariati, la maggioranza dei quali in forza all’aeronautica. In particolare il modello Heron I, un UAV israeliano utilizzato come ricognitore e bombardiere, dei quali l’India possiede circa 70 esemplari, è un temibile sistema d’arma, mentre il Searcher (anch’esso israeliano) nei modelli I e II (circa 130 esemplari), è una modernissima piattaforma da ricognizione e SIGINT (SIGnal Intelligence).
A fronte di un parco velivoli vasto e diversificato l’Aeronautica Indiana dimostra di possedere degli aerei convenzionali non modernissimi ma una flotta di droni molto vasta e completamente efficiente. La disponibilità di risorse finanziarie ed una accurata pianificazione dimostrano che l’aeronautica indiana è già stata capace di un salto evolutivo nella pianificazione e nelle tecnologie.[/tab][tab]La marina militare indiana consta di 56000 uomini e 136 vascelli. Tra le navi principali dobbiamo annoverare le due portaerei attive: classe Centaur e classe Kiev, cui si aggiungono le due classe Vikrant in costruzione. Sono inoltre importantissimi i sottomarini e le cacciatorpediniere. La marina indiana ha 24 sottomarini (di cui 3 ancora in costruzione), ad essi è devoluto, insieme all’artiglieria dell’Esercito, l’utilizzo dell’arma atomica. I cacciatorpediniere sono 11 in totale e sono modernissime (classi Rajput, Delhi e Calcutta). Inoltre la marina possiede, fra elicotteri ed aerei, circa 220 velivoli, tra i quali 37 modernissimi caccia MIG 29 K e numerosi pattugliatori. Si deve considerare che lo sviluppo costiero dell’India è vastissimo e che la Federazione è in realtà un grande istmo che si allunga sull’Oceano Indiano ma può proiettarsi facilmente sul Pacifico. Ciò non sminuisce ovviamente la preponderante forza della sua Marina Militare. La Marina viene coadiuvata dalla Guardia Costiera indiana nel suo compito di presenza e sorveglianza delle acque territoriali, con le sue circa 100 imbarcazioni medie e i suoi 67 velivoli. [/tab][/tabs]

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Fig.1 – Il varo della portaerei di costruzione indiana Vikrant, uno dei maggiori programmi di potenziamento 

STRATEGIA E DIMENSIONE ECONOMICA –  Nel 2012 l’India ha destinato il 2,5% del suo PIL nelle spese militari, nel 2013 vi è stata la leggera diminuzione sino al 2,45%. Tale tendenza  probabilmente verrĂ  invertita nel 2014, con l’elezione dell’esecutivo nazionalista del Bharatyia Janata Party. In particolare le influenze alla inversione di tendenza potrebbero riguardare gli equilibri regionali e mondiali. Ovvero, il giĂ  citato abbandono dell’Asia Centrale da parte delle forze occidentali comporterĂ  un aumento del rischio terrorismo ed instabilitĂ  che potrebbero causare una perdita di appetibilitĂ  dei mercati indiani. Oltre a questo sarĂ  sicuramente importante l’evoluzione dell’alleanza sino-pakistana, che da sempre è stato un notevole contraltare all’accrescimento della potenza indiana. Inoltre, la Cina ed il Pakistan sono fortemente legate anche da un’alleanza strategico-militare, la Shangai Cooperation Organization che vede fra i membri Kazakistan, Tajikistan, Kirghizistan, Uzbekistan e, soprattutto, Russia. La SCO, che vede crescere di anno in anno la propria importanza, organizza almeno una importante esercitazione militare all’anno, ed accresce così le capacitĂ  addestrative e di interoperabilitĂ  degli eserciti affiliati. L’India figura come stato osservatore dal settembre 2013. BisognerĂ  vedere se la direzione dei decision makers indiani sarĂ  quella di una armonica condivisione di risorse economiche ed addestrative con gli altri appartenenti o una tiepida osservazione, accompagnata però da una organizzazione in proprio delle forze militari (ed una strategia di armamento conseguente ai passi intrapresi dalla SCO).

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Fig.2 – Formazione di caccia Su-30MKI indiani 

CAPACITA’ DI PIANIFICAZIONE – La dottrina indiana è basata sull’impiego effettivo di unitĂ  per il blocco in posizione difensiva e formazioni di attacco (diretto o di proiezione). In caso di un attacco le unitĂ  difensive, supportate dall’aeronautica e dall’artiglieria, conterrebbero il nemico, costringendolo in killing zones e le unitĂ  di attacco contrattaccherebbero per dare il colpo decisivo.
In caso di attacco indiano verrebbero utilizzate le unità d’attacco e proiezione in stretto coordinamento con il fuoco aereo e navale ed il supporto logistico navale. Attualmente si sta cercando di ridefinire le capacità/compiti delle Forze Speciali e per Operazioni Speciali (gurkha  e ranger). Con il crescere degli interessi indiani oltreoceano si prevede anche la creazione di una Brigata da sbarco. La pianificazione dei vertici militari sta prendendo una sempre maggiore importanza, in virtù di tre obiettivi fondamentali: integrazione della componente attiva con la riserva, una sempre maggiore capacità di proiezione (Area Pacifico), uno sviluppo e coordinamento delle capacità strategiche (ricognizione, forze speciali, intelligence). In particolare le capacità di pianificazione sono state sviluppate nelle esercitazioni Yudh Abhyas (2011, 2012, 2013), vere e proprie esercitazioni-quadro.

Francesco Valacchi

[box type=”shadow” ]Un chicco in piĂą

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Francesco Valacchi
Francesco Valacchi
Nato a Siena nel 1980, laureato in Scienze Strategiche nel 2004 presso l’ateneo di Torino ed in Studi Internazionali presso quello di Pisa nel 2013. Abita a Livorno.
E’ appassionato di geopolitica e strategia, dottorato e cultore della materia presso l’UniversitĂ  di Pisa.
Passa il suo scarsissimo tempo libero leggendo di geopolitica, scrivendo di geopolitica, saltando fuori da aerei perfettamente funzionanti ed insegnando a farlo, e arrampicandosi sulle montagne.

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