In 3 sorsi – La politica estera del precedente Governo italiano aveva deviato dal faro statunitense per navigare in mari orientali. Con la missione a Washington, il Ministro Di Maio accantona le divergenze passate e rilancia la linea trans-atlantica, fortemente voluta sia dall’Amministrazione Biden che dal Governo Draghi.
1. IL MINISTRO ITALIANO A WASHINGTON
Dopo la visita diplomatica in Libia, il Ministro degli Esteri Italiano Luigi Di Maio è volato a Washington. Il 12 e 13 aprile, in occasione della celebrazione dei 160 anni di relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Italia. Il Ministro ha incontrato il Segretario di Stato statunitense, Antony J. Blinken. L’occasione rappresenta anche la prima visita di un Ministro degli Esteri a Washington durante l’Amministrazione Biden dal suo insediamento alla Casa Bianca. Di certo non basta solo celebrare gli storici rapporti tra i due attori, la relazione bilaterale va restaurata attorno a obiettivi comuni. Per questo oggetto della visita a Washington sono stati anche importanti temi di politica estera, quali i rapporti con la Russia, Turchia e Cina, il futuro della NATO in Afghanistan, la collaborazione sulle vaccinazioni per il contrasto alla pandemia, la strategia da adottare in Libia e il riposizionamento italiano nel Mediterraneo volto a contrastare le altre potenze emergenti.
Embed from Getty ImagesFig.1 – Il Segretario di Stato americano Antony Blinken e il Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio durante l’incontro bilaterale al Dipartimento di Stato a Washington
2. FEDELTĂ€ ATLANTICA
“La nostra fedeltĂ atlantica e il nostro impegno sull’integrazione europea continuano a rappresentare l’asse della politica estera dell’Italia“. Con queste parole il Ministro Di Maio durante le celebrazioni ha dichiarato la piena lealtĂ italiana all’alleato statunitense. Vengono concordati gli obiettivi bilaterali in base ai quali collaborare, nello specifico il rafforzamento e tutela dei valori democratici, le azioni a sostegno del multilateralismo e la difesa di pace e stabilitĂ internazionale. Rimarcando l’importanza di ricostruire un ordine internazionale multilaterale, Di Maio ha dichiarato che, in quanto Presidente di turno del G-20, l’Italia farĂ di tutto per rilanciare la cooperazione internazionale di contrasto alle attuali sfide globali. Sulla stessa scia del Ministro italiano sono state anche le dichiarazioni della Speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi e dell’ex Segretario di Stato Madeleine Albright. Pelosi ha sottolineato come il legame bilaterale sia piĂą forte che mai “in nome della difesa della democrazia nel mondo”, l’ex Segretario di Stato invece ha accolto con favore la volontĂ di collaborare insieme, ma allo stesso tempo ha sottolineato come in passato ci siamo state “questioni che non sono state gestite nel migliore dei modi”.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Le immagini della Presidenza italiana del G20, importante forum di rilancio del multilateralismo
3. IL CAMBIO DI ROTTA
I dossier che l’Italia non ha ben gestito, secondo il parere dell’Amministrazione statunitense, riguardano le relazioni intraprese durante il Governo Conte con attori quali Cina, Russia e Turchia. Ricordiamo, infatti, gli accordi per la Nuova Via della Seta stretti con Pechino, oppure la linea soft italiana nei confronti di Mosca. Comunque, a voler prendere le distanze dal passato non è soltanto l’Amministrazione Biden, ma lo stesso Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi. Spiccano, infatti, a pochi mesi dalla sua nomina, le prese di posizione del nuovo capo del Governo nei confronti di Russia e Turchia, che descrivono una figura intransigente rispetto al caso Biot e all’aggressività di Erdogan. In base a queste considerazioni gli interessi italo-americani sembrano convergere nella stessa direzione: irrobustire il rilancio delle relazioni transatlantiche per contenere russi e turchi. Allo steso modo, però, gli obiettivi bilaterali riguardano anche le potenze europee: con la fine dell’era Merkel, Draghi da convinto europeista e atlantista potrebbe affermarsi come il principale alleato degli Stati Uniti nel continente europeo, approfittando anche del vuoto di potere che lascerà la Germania durante la transizione tra Angela Merkel e il suo successore. Riprendendo le parole degli analisti americani Max Bergmann e Simon Clark: “Draghi ha l’occasione di allontanarsi dalla spinta tedesca sull’austerità in Europa e di rafforzare la sua determinazione su Russia e Cina”.
Alessandra Fiorani
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