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Presidenziali in Honduras, dopo una settimana risultato ancora incerto

In 3 sorsi  Tensione in Honduras, dove il risultato delle elezioni presidenziali, dopo una settimana, è ancora incerto. I primi risultati davano Salvador Nasralla in testa ma più le schede vengono scrutinate e più si riduce il divario dal presidente in carica, Juan Orlando Hernández

1. HONDURAS, QUESTIONE DI DECIMALI

É solo dello 0,9% la distanza fra i due aspiranti presidenti. Nonostante Nasralla,  leader del Partito Anticorrupción (PAC), sembrasse essere partito in vantaggio, il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) ha dichiarato che nella giornata di giovedì scorso Hernández si attesta al 42,61%, mentre Nasralla lo segue al 41,65%. Una differenza minima che potrebbe cambiare il futuro dell’Honduras. Mentre i cittadini attendono con ansia un risultato definitivo, entrambi i leader si sono già auto-dichiarati presidenti. Hernández ha inoltre affermato di aver ricevuto le congratulazioni da parte di altri leader sudamericani (Lenín Moreno in Ecuador e Jimmy Morales in Guatemala). Nasralla invece, pur essendosi dichiarato pronto ad accettare qualunque esito, inizia a nutrire qualche dubbio sulla trasparenza degli scrutini. “Non riconosceremo un risultato che è frutto dei raggiri della corte elettorale”, ha dichiarato mercoledì sera, autoproclamandosi presidente “per volere del popolo”. Secondo il presentatore televisivo, infatti, l’accordo firmato con l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) non ha nessun valore.

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Fig.1 – le proteste dei sostenitori di Nasralla

2. HONDURAS, PERCHÉ RESISTE HERNÁNDEZ

Se Hernández venisse rieletto potrebbe creare un precedente, non solo per l’Honduras ma per tutti i Paesi dell’America Latina. Le accuse di Nasralla sembrano essere convincenti: perché votare un uomo che ha portato a un colpo di Stato nel 2009? Perché sostenere colui che attraverso un ferreo controllo sugli organi giudiziari ha dimostrato che una dittatura di fatto è oggi possibile? Perché eleggere un uomo che, secondo la Costituzione, non potrebbe essere rieletto per un secondo mandato? Secondo quasi il 90% della popolazione tutto ciò sembra non contare.
La sua politica anti-crimine, infatti, ha dimezzato i casi di omicidi nel Paese, fino al 2012 considerato lo Stato più pericoloso al mondo. Dopo aver permesso l’estradizione, Hernández é stato il primo Presidente a mandare criminali negli Stati Uniti, scoraggiando il traffico di droga che si serviva del Paese come punto di passaggio logistico per raggiungere illegalmente gli Stati Uniti. Inoltre, fino al 2012 il 63% della polizia risultava implicata in scandali di violenza e corruzione. Il governo di Hernández ha quasi del tutto eliminato questo problema. Infine, anche l’economia ha registrato una crescita con un aumento del PIL previsto del 4% per la fine dell’anno. Questi i dati su cui fa leva la proposta politica del conservatore Hernández, rappresentante del centro destra e dell’oligarchia del paese, che grazie a una quasi certa frode organizzata a più livelli, dalla classica compravendita di voti nelle regioni più povere fino all’occultamento, da parte del Tribunale Supremo Elettorale (Tse), di una percentuale elevatissima di registri elettorali non scrutinati, è in sella dal 2013 da quando, cioè, riuscì con tali mezzi a conquistare lo scranno presidenziale battendo Xiomara Castro, moglie del deposto (ed esiliato) ex presidente socialista Zelaya.

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Fig.2 – Il presidente in carica Juan Orlando Hernández

3. UN CONTEGGIO TROPPO LENTO

Ma non è ancora detta l’ultima parola, non finché anche l’ultima scheda non sarà scrutinata. Non solo l’opposizione inizia a farsi domande, ma anche diversi osservatori internazionali stanno chiedendo un’accelerazione nel conteggio. Marisa Matias, a capo della missione dell’Unione Europea si è dichiarata a favore di un processo più veloce e trasparente, “un processo che non lasci dubbi o incertezze”. “È impossibile che ci voglia tutto questo tempo per un Paese con meno di 10 milioni di abitanti”, ha dichiarato Nasralla.

Claudia Patricolo

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

In Italia quasi non se ne parla, ma le elezioni in Honduras sono realmente significative e il livello degli scontri in atto è drammaticamente alto.  [/box]

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Claudia Patricolo
Claudia Patricolo

Romana per caso, vivo e studio da sempre nella Capitale. Classe 1991, sono laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e attualmente specializzanda in Giornalismo ed Editoria all’Università di “Tor Vergata”. Da sempre interessata a tematiche internazionali, ho lavorato in diverse redazioni a Roma fino ad arrivare a Parigi dove ho svolto uno stage presso “Le Monde”. Innamorata del Sudamerica, dove ho vissuto per un periodo, non perdo occasione di partecipare e scrivere di questa meravigliosa parte del mondo che è l’America Latina.

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