In 3 sorsi – Dopo un anno di stallo, l’Iraq ha un nuovo Governo. Il Primo Ministro Mohammad al-Sudani si trova alla guida di un Paese indebolito dal sovrapporsi di crisi politiche, economiche e sociali.
1. FINE DELLA PARALISI POLITICA?
A un anno dalle elezioni si è insediato un nuovo Governo a Baghdad. Al quarto tentativo il Parlamento iracheno ha eletto Presidente l’ingegnere e politico curdo Abdul Latif Rashid, ex Ministro delle Risorse Idriche dal 2003 al 2010. Rashid, che si era candidato senza affiliazione partitica, aveva ottenuto l’appoggio del suo partito, l’Unione Patriottica del Kurdistan (PUK), e dell’altro principale partito curdo, il Partito Democratico del Kurdistan (KDP). Sotto il sistema di governo iracheno, nel quale le cariche pubbliche sono distribuite su base etnica e religiosa, la presidenza spetta a un candidato curdo, mentre il capo del Governo è sempre un musulmano sciita. Subito dopo l’elezione, Rashid ha incaricato Mohammad Shia al-Sudani di formare un esecutivo. Al-Sudani è un ex ministro ed esponente del Quadro di Coordinamento, il blocco sciita filoiraniano che era uscito sconfitto dalle scorse elezioni. Nonostante i deludenti risultati elettorali, il Quadro detiene la maggioranza parlamentare in seguito al ritiro dei parlamentari sadristi a giugno. Il 27 ottobre, al-Sudani ha assunto ufficialmente la carica di Primo Ministro dopo che il Parlamento ha approvato la sua squadra di Governo. Il risultato è stato raggiunto grazie alla nuova alleanza formatasi tra il Quadro di Coordinamento e la maggioranza dei parlamentari curdi e sunniti, molti dei quali ex alleati di Muqtada al-Sadr rilasciati dai loro obblighi di coalizione dopo il ritiro dei sadristi dal Parlamento.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il neo eletto Presidente iracheno Abdul Latif Rashid durante la cerimonia di insediamento al Palazzo al-Salam, Baghdad, 17 ottobre 2022
2. UN BATTESIMO DI FUOCO
La seduta parlamentare in cui è stato eletto Rashid si è svolta sotto una pioggia di missili Katyusha. La Zona Verde di Baghdad, che ospita il Parlamento, svariati edifici governativi e ambasciate straniere, è stata soggetta a diversi attacchi negli ultimi mesi. Nessuna rivendicazione per l’atto, sintomo del fragile equilibrio in cui versa il Paese dopo un anno di crisi. L’epicentro del malessere politico iracheno è la lotta intestina tra le fazioni sciite, divise tra l’alleanza con l’Iran del Quadro di Coordinamento e il rifiuto dell’ingerenza straniera di al-Sadr. Dopo la vittoria alle scorse elezioni, al-Sadr sembrava ben posizionato per guidare una nuova coalizione di Governo, ma dopo mesi di tentativi falliti di formare una maggioranza il religioso ha annunciato il suo ritiro dalla vita politica a fine agosto. In quell’istanza, i suoi sostenitori avevano assaltato la Zona Verde, e gli scontri con le forze dell’ordine e le fazioni filoiraniane avevano causato decine di feriti e di morti tra i sadristi. La paura che gli attriti tra sciiti possano far scoppiare ulteriori violenze continua ad aleggiare nel Paese. I sadristi hanno rifiutato di collaborare nella selezione del gabinetto di al-Sudani, definendolo “subordinato alle milizie” e “alleato con i corrotti”. Al-Sudani è stato un ministro del Governo dell’ex-Primo Ministro Nouri al-Maliki, leader del Quadro di Coordinamento e nemesi di al-Sadr. Così, per la prima volta dal 2005, non ci sarà alcun ministro appartenente al blocco sadrista.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il leader religioso sciita Muqtada al-Sadr tiene un discorso nella cittĂ santa di Najaf, il 30 agosto 2022, giorno in cui i suoi sostenitori hanno iniziato a ritirarsi dalla Zona Verde di Baghdad, dopo aver chiesto la fine dei combattimenti tra le forze sciite rivali e l’esercito, che hanno causato 23 morti e centinaia di feriti
3. LE PROSPETTIVE DEL NUOVO ESECUTIVO
Al-Sudani è un esponente del partito al-Furatain, che nelle scorse elezioni ha ottenuto solo 3 seggi dei 138 conquistati dal Quadro di Coordinamento. Gli obiettivi prefissati dal nuovo Primo Ministro per il proprio Governo – combattere la corruzione, riformare gli apparati di sicurezza, migliorare i servizi pubblici e creare opportunitĂ economiche – dovranno quindi inevitabilmente sottostare all’approvazione della leadership del blocco sciita filoiraniano. Al-Sudani risulta quindi tutt’altro che autonomo rispetto alla volontĂ di un’alleanza che coltiva legami profondi con il regime iraniano. Con l’ascesa al potere del Quadro di Coordinamento, i rapporti tra Baghdad e Teheran sono destinati a migliorare: il Presidente iraniano Raisi ha esteso i suoi auguri per uno sviluppo della “relazione fraterna” tra i due Paesi in seguito alla formazione del nuovo Governo. Rimane poi la questione del rapporto tra il nuovo esecutivo e i sadristi. Pur avendo abbandonato i loro seggi parlamentari, i sadristi probabilmente rimarranno parte dell’apparato statale e burocratico dell’Iraq, permettendogli dunque di partecipare formalmente alle vicende politiche del Paese, oltre a esercitare la propria influenza a livello popolare. Al-Sadr ha giĂ dimostrato la sua capacitĂ di mobilitare i propri seguaci, e continua a rappresentare un tassello importante e imprevedibile nel puzzle della politica irachena. Al-Sudani si ritrova ora incastrato tra la longa manus di Teheran e l’incognita sadrista. In un Paese indebolito dal sovrapporsi di crisi politiche, economiche, sociali e di sicurezza nazionale, la speranza che il nuovo Governo ripristini la stabilitĂ in Iraq è piĂą che mai tenue.
Allegra Wirmer
Immagine di copertina: Photo by Lara Jameson is licensed under CC0