In 3 sorsi: 600 razzi contro centri abitati israeliani e la risposta che ne è seguita suggerirebbero di sì. Ma forse nessuno dei due contendenti la vuole davvero.
La Tunisia sull’orlo della destabilizzazione?
In 3 sorsi – Il 27 giugno è un giorno che la Tunisia non dimenticherà. L’ISIS ha compiuto due attacchi nella capitale, mentre il Presidente Beji Caid Essebsi è stato ricoverato per un malore all’ospedale militare di Tunisi. Ma la minaccia continua a farsi sentire.
La lotta armata tra etnie in Mali
In 3 sorsi – Le Autorità centrali di Bamako, oltre alla minaccia jihadista, non riescono a fronteggiare gli scontri armati tra i Fulani e Dogon, con numerose vittime fra i civili.
Nel ricordo dell’indipendenza, il futuro dell’Algeria
In 3 sorsi – Il 5 luglio si ricorda l’indipendenza dell’Algeria e nello stesso giorno sono previste grandi manifestazioni. A breve distanza dalle dimissioni del Presidente del Parlamento e con le crescenti pressioni sul Premier e sul Presidente, i prossimi giorni possono essere decisivi per il futuro dell’Algeria.
Si sblocca il Consiglio Europeo: ecco le nomine per i nuovi vertici UE
Ristretto – Martedì 2 luglio il Consiglio Europeo ha approvato le nomine per rinnovare i vertici UE. Ecco tutti i nomi. E l’Italia?
Martedì 2 luglio il Consiglio Europeo ha finalmente trovato l’accordo per proporre al Parlamento Europeo un pacchetto concordato di nomine alle più alte cariche dell’UE. Dopo lo stallo dei giorni precedenti, causato da una rottura all’interno dei popolari, la quadra è stata raggiunta proponendo Ursula von der Leyen (Ministro della Difesa tedesco) alla Presidenza della Commissione, la francese Christine Lagarde alla Presidenza della Banca Centrale Europea, il belga Charles Michel alla Presidenza del Consiglio Europeo e lo spagnolo Josep Borrell come Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza. Nel pacchetto di nomine di fatto rientra anche l’italiano David Sassoli, candidato socialista alla Presidenza dell’Europarlamento, appoggiato da popolari e liberali per cercare di placare i socialisti. Tutti i Paesi membri hanno votato a favore, con l’unica eccezione della Germania (Merkel si è astenuta per evitare strappi nella grande coalizione che la sostiene a Berlino). Ora la palla passa appunto al Parlamento Europeo, che dovrà approvare le nomine (con l’eccezione di Michel, per il quale basta l’indicazione del Consiglio Europeo). Un passaggio non scontato, visto che i socialisti si dicono contrari a un pacchetto che, di fatto, sopprime il sistema “Spitzenkandidaten”, considerato un importante mattone nella costruzione di un’Unione Europea più democratica. Senza i voti dei socialisti (e senza i verdi) von der Leyen rischia seriamente di non passare le forche caudine parlamentari. L’Italia, che aveva fatto asse con i Paesi di Visegrad e i popolari ribelli per affondare la candidatura del socialista Frans Timmermans alla presidenza della Commissione, ha votato a favore. Oltre al mantenimento della presidenza dell’Europarlamento in mani italiane, al commissario che sarà indicato dal nostro Paese dovrebbe (condizionale d’obbligo) spettare un posto di rilievo (si parla della vicepresidenza e del cruciale portafoglio Concorrenza). Insomma, un risultato che sarebbe di tutto rispetto e che migliorerebbe persino l’attuale posizione italiana nella Commissione, anche se per l’Italia è chiaramente difficile compensare l’inevitabile partenza di Mario Draghi dalla BCE. Ma ancora più importante sarà capire quali politiche perseguiranno i nuovi vertici europei. In generale, è improbabile che l’eventuale Commissione von der Leyen si discosti più di tanto dalla linea della Commissione Juncker, ma, ad esempio, sarà importante capire se e come il cambio della guardia a Bruxelles, sostenuto anche dal governo italiano, influenzerà l’andamento della procedura di infrazione.
Davide Lorenzini
Commercio transatlantico: un nuovo tentativo?
Analisi – Nel 2016 si sono interrotti i negoziati relativi alla Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), partenariato commerciale fra Stati Uniti e Unione Europea. Ora qualcosa sta cambiando, ma rimangono gli stessi dubbi: si favoriranno i consumatori o pochi privilegiati gruppi di pressione?
Gli Occhi nel Jihād: 16– 30 giugno.
Miscela Dark – Gli avvenimenti principali riguardanti la galassia jihadista in queste due settimane.
La morte di Morsi e della Primavera egiziana
Ristretto- La morte dell’ex Presidente egiziano Mohamed Morsi segna la scomparsa di una figura di spicco delle Primavera Araba e fa riflettere sui fallimenti di quest’ultima non solo in Egitto ma in tutta la regione mediorientale.
La Cina imbottigliata nella plastica
Analisi– La gestione dei rifiuti rappresenta oggi una delle problematiche più urgenti da dover risolvere a livello mondiale. Il recente bando imposto dalla Cina alle importazioni di rifiuti prodotti dall’Occidente obbliga molti Paesi non solo a trovare delle soluzioni alternative per smaltire i propri, ma, in un progetto a lungo termine, a ripensare radicalmente le politiche in materia di rifiuti, soprattutto derivanti dalla plastica.
“Rebuild America”
In 3 sorsi – Tra le tante promesse elettorali di Donald Trump c’era anche un mastodontico piano infrastrutturale. Viste le condizioni di abbandono in cui versano alcune strade, autostrade e ferrovie, la proposta aveva incontrato il favore di molti. Dopo aver rivelato quasi un anno addietro un piano, lasciato a suo tempo cadere, alcuni recenti sviluppi potrebbero rilanciare l’idea.
Le due crisi di Erdogan
In 3 sorsi – Il partito di Erdogan ha per due volte perso le elezioni amministrative ad Istanbul, con la vittoria del partito Partito Popolare Repubblicano. In seguito a un periodo di relativa stabilità la lira affonda nuovamente e la Turchia potrebbe non essere in grado di contenere il crollo.
Parlare (male) di migrazioni?
Editoriale – Non è necessario spiegare perché il fenomeno delle migrazioni sia così importante per l’Italia e l’Europa. E’ necessario ricordare però che in mezzo a una discussione pubblica spesso di basso livello serva invece andare ad analizzare in profondità il fenomeno, rifiutando facili stereotipi o semplificazioni, pur mantenendo la semplicità e chiarezza di esposizione.
Parlare di migrazioni per noi significa coprire i quattro ambiti nei quali la migrazione si esplica: le dinamiche di origine, i traffici e le rotte di transito, il Mediterraneo e la gestione in Italia ed Europa.
Qui, combinare la realtà sul terreno con le dinamiche a lungo termine è fondamentale, con un approccio multidisciplinare che spesso manca.
Volete sapere come la vediamo?
Speciale: “Riformare Dublino?”
Vi proponiamo qui un nostro esercizio diplomatico: come potrebbe il nostro Paese ottenere condizioni “più favorevoli”?
Il dibattito pubblico in Italia si sta concentrando circa una supposta sfida tra Italia ed Unione Europea (UE) circa le regole di redistribuzione dei migranti, in particolare il Trattato di Dublino, nonostante gli sbarchi siano a livello circa 80% inferiore rispetto ai picchi del 2016-2017 anche per via degli accordi stretti dall’ex-ministro degli interni Marco Minniti. Questa è effettivamente una dinamica chiave che l’Italia deve affrontare con i partner europei, ma notiamo come attraverso l’opinione pubblica e lo spettro politico non sia sempre chiaro cosa questo comporti in termini di strategia negoziale.
In diplomazia, per convincere un altro attore a fare qualcosa, o lo si convince o lo si costringe. Nel primo caso si negozia, nel secondo si opera perché faccia ciò che vogliamo. Ma come capire quando provare una cosa e quando provare l’altra?
Partendo dal concetto che tecnicamente non si negozia “con la UE”, nel senso che in realtà si negozia con i singoli Paesi membri per ottenere la maggioranza (o l’unanimità) necessaria per modificare le regole, abbiamo individuato tre potenziali partner, rappresentativi di tutti gli altri (Germania, Francia e Paesi di Visegrad), abbiamo applicato uno schema analitico per verificare quale sia la loro posizione, quali i loro interessi e quali le opzioni che l’Italia realisticamente può impiegare per convincere o costringere i partner a darle ascolto circa la gestione dei flussi migratori.
Lo studio da noi prodotto utilizza uno schema analitico derivato dall’opera “Bargaining with the Devil. When to negotiate, when to fight” del Prof. Robert Mnookin (Program on Negotiation della Harvard Law School), e da noi modificato appositamente per il nostro problema. Il “Devil” di cui si parla è la controparte con la quale vorremmo dialogare e negoziare ma che ci appare inaffidabile o addirittura disonesta (nel senso che punta a danneggiarci, non a negoziare in buona fede). È infatti questa la sensazione che molti in Italia hanno circa i partner europei e l’”Europa” in generale.
Ha dunque senso negoziare in casi simili? O è solo una perdita di tempo? Citando lo stesso Mnookin, “non sempre, ma probabilmente più di quanto non si creda”. Nel nostro caso specifico, le conclusioni alle quali siamo arrivati sono riassumibili nei seguenti punti:
- La diversità degli interessi e delle posizioni negoziali dei vari Paesi EU rispetto alla riforma del trattato di Dublino richiede un approccio diversificato a seconda del partner con il quale si vuole parlare.
- Germania e Francia hanno una partnership stretta che spazia dagli ambiti politici a quelli economici. Non vedono l’Italia come loro pari e dunque l’Italia non può proporsi ad uno dei due come partner sostitutivo dell’altro, o viceversa. Tuttavia, entrambi hanno ambiti specifici dove sono interessati (o potenzialmente sensibili) all’appoggio italiano.
- Con Francia e Germania è dunque possibile utilizzare una strategia negoziale su più dossier, specifici per ciascuno dei due Paesi, per ottenere sufficiente leverage che porti a una maggiore considerazione degli interessi italiani in ambito migrazione e regolamento di Dublino.
- Con i Paesi di Visegrad non è possibile un negoziato basato sul “convincere” sia per la loro posizione di rifiuto sia per la mancanza di leve negoziali in tal senso. Paesi come Ungheria e Polonia risultano essere i più distanti dalle posizioni italiane sul tema e sono quindi da considerare ostili alla posizione italiana.
- Con i Paesi di Visegrad è invece possibile un’opera di costrizione basata sulla minaccia del taglio dei fondi europei, soprattutto se l’Italia possiede l’appoggio di Paesi come Francia e Germania (che a loro volta sono capaci di influenzare altri Paesi, costruendo quindi un notevole peso negoziale).


