La Tunisia, il Paese che sperimentò i primi focolai di rivolta tramutati e diffusi poi in tutta l’area nordafricana e mediorientale, dopo l’approvazione della nuova Costituzione vede imminenti (26 ottobre e 23 novembre) le tornate elettorali per l’elezione del Parlamento e del capo dello Stato.
Ungheria, Orbán senza rivali
Il 2014 è stato un anno ricco di soddisfazioni diplomatiche ed elettorali per il premier ungherese Viktor Orbán. La crisi ucraina non ha infatti danneggiato la proficua cooperazione energetica tra Budapest e Mosca, mentre le elezioni politiche ed europee della scorsa primavera hanno riconfermato saldamente il suo partito Fidesz alla guida dello Stato ungherese. Ma il futuro economico dell’Ungheria resta incerto e l’ascesa del partito ultranazionalista Jobbik spinge il premier verso scelte politiche rischiose e potenzialmente controproducenti.
Dinamiche regionali nella sponda sud del Mediterraneo
Miscela Strategica – L’area geografica indicata come “sponda sud del Mediterraneo” è una regione ad alto impatto strategico per la zona euro-atlantica e per il mondo arabo. Sottovalutata fino all’insorgere delle rivolte di piazza in Tunisia, Egitto e Libia nel 2011, oggi rappresenta uno dei grossi buchi neri delle politiche di sicurezza internazionali.
Dall’Europa al Medio Oriente: il gruppo jihadista Sharia4
Miscela Strategica – I mesi estivi del 2014 hanno conosciuto un forte interesse da parte dei mezzi di comunicazione verso quello che veniva definito come un nuovo trend del jihadismo globale, ossia la partenza di giovani europei verso il Levante al fine di combattere con gruppi di carattere islamico. Per capire determinati meccanismi, può risultare utile analizzare il caso offerto da Sharia4, un network fondamentalista fortemente radicato nel contesto europeo. Grazie all’efficienza dei suoi modelli operativi e alla sua capacità di adattamento, è riuscito a imporsi sia a livello ideologico che attuativo, come fattore di radicalizzazione prima e di allaccio alle cellule jihadiste mediorientali dopo.
Tra Stato Islamico e curdi vince chi è più ricco?
Una buona strategia militare è fondamentale, ma non basta per vincere una guerra. Servono anche soldi e risorse. Vediamo, nel conflitto tra Stato Islamico (IS) e curdi, chi può contare sulle migliori disponibilità materiali.
Cile, Bachelet mantiene le promesse?
Nel suo primo anno di ritorno al Governo, Michelle Bachelet sta varando misure espansive che prevedono un ruolo più attivo dello Stato nell’economia, in controtendenza rispetto alle ricette neoliberali dell’ultimo trentennio. Non solo un mantenimento delle promesse, ma anche una scelta probabilmente necessaria per rilanciare un sistema in rallentamento.
Il nodo irrisolto del Nagorno-Karabach
È una questione poco conosciuta, ma molto complessa, quella della regione separatista dell’Azerbaigian, a cavallo tra Armenia e Turchia. Interessi geopolitici ed economici si sovrappongono, rendendo l’area ‘stabilmente instabile’.
Bambini: soldati a costo zero
Le immagini che arrivano dalle zone di conflitto ogni giorno ci mostrano ragazzi e bambini della più tenera età in pose minacciose, che imbracciano kalashnikov invece di giocattoli, spesso più grandi di loro. Obbligati con la violenza, sottoposti ad abusi, drogati dai loro graduati per poi essere lanciati in efferatezze, sono i bambini soldato, mercenari a costo zero dei conflitti moderni. Cerchiamo di capirne di più in 3 sorsi.
Kurdistan, strategie e tattiche
I curdi, etnia negletta per buona parte della comunità internazionale, hanno guadagnato visibilità e prime pagine dei media affrontando accanitamente lo Stato Islamico (IS). Analizziamo e spieghiamo come si svolgono i combattimenti e qual è il loro impatto sulla geopolitica della regione.
Terrorismo s.p.a., un’azienda senza crisi
L’uccisione di bin Laden nel 2011 aveva fatto tirare un sospiro di sollievo al mondo intero. Sembrava di essere giunti all’epilogo di un incubo che aveva tenuto in apprensione centri di potere politico, persone comuni e interi Paesi. Ma l’entusiasmo che aveva fatto credere che la guerra al terrore fosse finita definitivamente con il suo capo carismatico è durato giusto il tempo di realizzare che il terrorismo non solo non era stato sconfitto, ma, al contrario dimostrava di essere ancora forte e più multiforme che mai.
Pakistan, a hard country
Le recensioni del Caffè – Anatol Lieven, giornalista e professore di relazioni internazionali al King’s College di Londra e profondo conoscitore del Pakistan ha il non facile obiettivo di introdurre il lettore nello sconosciuto e complicato “universo Pakistan.”


