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Uruguay, Vázquez tra stagnazione economica e difficili alleanze

In 3 sorsi – Dopo i due mandati di Mujica, il nuovo Presidente Tabaré Vàzquez si trova ad affrontare una situazione economica e politica incerta, legata alla stagnazione economica e alla diversa veduta politica della maggioranza

1. UN PICCOLO GRANDE PAESE – L’Uruguay è un piccolo Stato di 3,5 milioni di abitanti, schiacciato tra Brasile ed Argentina. Negli ultimi tempi tuttavia, il Paese è balzato agli onori della cronaca grazie alla figura di José “Pepe” Mujica, Presidente dal 2010 al 2014, noto al grande pubblico per la sua parsimonia e semplicità (tanto da guadagnarsi il titolo di “Presidente più povero del mondo”). Sotto la sua guida carismatica, l’Uruguay si è trasformato in un Paese fortemente progressista grazie all’approvazione di leggi quali la legalizzazione dell’aborto, del matrimonio omosessuale e, primo Paese al mondo, per la quella della vendita di cannabis.
Alla scadenza del suo secondo mandato, Mujica si è ritirato con un tasso di apprezzamento di quasi il 60%. Le successive elezioni hanno confermato l’appoggio del popolo uruguayano, che ha votato a maggioranza Tabaré Vázquez, appartenente alla stessa coalizione del Frente Amplio. Al nuovo capo di Stato, che era già stato Presidente del Paese dal 2005 al 2010 e che ha già criticato molte delle riforme di Mujica (per esempio, si è detto contro l’attuazione della legge sulla vendita della cannabis), si chiede di continuare l’eredità del suo predecessore, e allo stesso tempo di guidare l’Uruguay attraverso un panorama politico economico sfavorevole e minaccioso.

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Fig.1 – Il passaggio della fascia presidenziale tra l’ex Presidente Mujica (a sinistra) ed il nuovo Tabaré Vázquez (a destra)

2. SITUAZIONE ECONOMICA – L’Uruguay è ancora un Paese profondamente agricolo, che basa la propria economia sulla coltivazione di cereali e sull’allevamento di bovini ed ovini. I beni prodotti in questo modo sono poi esportati all’estero, in primis verso Brasile, Stati Uniti e Cina, che costituiscono i principali soci commerciali del Paese. Nell’ultimo decennio, grazie all’aumento della domanda di prodotti alimentari trainata principalmente dalla Cina, il Paese ha conosciuto una rapida e sostenuta crescita economica, che ha permesso alla popolazione di godere di un livello di benessere tra i più alti dell’America latina. A partire dal 2014, tuttavia, il Paese non ha potuto evitare di subire le conseguenze della crisi che attanaglia i suoi principali soci economici, e di conseguenza la situazione economica si è capovolta: secondo le stime del FMI infatti, nel 2016 la crescita economica si ridurrà fino all’1,4%. Parallelamente, l’inflazione è cresciuta fino all’8%. Il deficit fiscale invece è rimasto più o meno inalterato, fermandosi a quota 3,5%.
La stagnazione economica ha messo in crisi molti dei progetti della nuova presidenza, in particolare il piano Infraestructura Uruguay 2030, ambizioso piano dal costo stimato di 12 miliardi di dollari che prevede l’ammodernamento delle infrastrutture stradali, ferroviarie e portuali del Paese nei prossimi cinque anni. Ad essere minacciata è anche la riforma del settore dell’educazione. Il Governo aveva infatti promesso di devolvere, nell’arco dei cinque anni, circa il 6% del PIL al fine di attuare una serie di riforme per promuovere la digitalizzazione dell’insegnamento e per varare una serie di borse di studio per gli studenti più meritevoli.

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Fig.2 – Raccolto in un campo di grano

3. RELAZIONI INTERNAZIONALI – Una delle principali sfide per la nuova amministrazione nel campo delle relazioni internazionali riguarda il miglioramento del rapporto con la confinante Argentina. La rivalità tra i due Paesi è storica, e affonda le sue origini alla fondazione due porti di Montevideo e Buenos Aires. Le rivalità con l’Argentina non sono state appianate dalla comune appartenenza al Mercosur, che anzi ha esacerbato le differenze.
Durante il primo mandato di Tabaré Vázquez tra i due Paesi era scoppiata una vera e propria crisi diplomatica a causa della cosiddetta “guerra delle cartiere”, nata in seguito alla decisione uruguayana, osteggiata da Buenos Aires, di costruire due impianti per la produzione di pasta di cellulosa sul Rio de la Plata, lungo il confine tra i due Paesi. Il Presidente Mujica ha tentato di ricucire il legame, ma ha ben presto rinunciato arrivando anzi ad esprimersi in termini offensivi contro la leadership argentina (Mujica ha definito Néstor Kirchner “il guercio” e Cristina “la testarda”). La situazione sembra essere cambiata con l’elezione alla Casa Rosada di Mauricio Macri, che con Tabaré Vázquez condivide l’appoggio al libero mercato. Il più recente incontro tra i due è avvenuto lo scorso gennaio, e si è celebrato in un clima cordiale e di amicizia, che potrebbe precludere a un futuro prossimo di collaborazione.

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Fig.3 – Tabaré Vázquez insieme al Presidente argentino Macri

Il secondo tema principale è la liberalizzazione degli scambi commerciali. A causa delle sue ridotte dimensioni e della sua economia basata su prodotti per l’esportazione, l’Uruguay ha da sempre caldeggiato la liberalizzazione degli scambi commerciali e una maggiore integrazione regionale, e per questi motivi è stato uno dei membri fondatori del Mercosur. Le ambizioni del Paese sono però andate a cozzare con la svolta protezionistica imposta al blocco a partire dal 2005 dal Presidente brasiliano Lula e da quello argentino Néstor Kirchner, rinforzatasi poi con l’ingresso del Venezuela.
Durante il suo precedente mandato, Tabaré Vázquez si è scagliato con termini molto duri verso la suddetta spinta protezionistica, e ha cercato di stringere accordi di libero scambio con altri mercati. Dopo il fallimento dei negoziati per un accordo con gli USA, impopolare si tra gli abitanti dell’Uruguay che tra i membri del Frente Amplio, Tabaré Vázquez ha spinto il suo Paese verso l’Alleanza del Pacifico (AP), gruppo rivolto verso i mercati asiatici che riunisce Cile, Perù, Colombia e Messico, di cui l’Uruguay è diventato membro osservatore. Una volta ritornato al potere, Tabaré Vázquez ha ripreso la sua politica verso il Pacifico, e al contempo è tornato a caldeggiare un accordo di libero scambio tra Mercosur e Unione Europea.
Tuttavia, la travagliata situazione interna del Mercosur, colpito dalle crisi di Brasile e Venezuela, rende un tale accordo estremamente difficile da realizzare. Per quanto riguarda invece la vera ambizione di Tabaré Vázquez, ovvero l’ingresso dell’Uruguay nell’AP in qualità di membro a pieno titolo, il Presidente deve lottare contro l’opposizione dei restanti membri del Mercosur e soprattutto contro il suo stesso partito, che invece è più favorevole al rafforzamento dei legami con i Paesi del Mercosur.
In definitiva dunque, dopo i successi dell’era Mujica, l’Uruguay si trova in una situazione difficile, dovendo affrontare una congiuntura economica sfavorevole e un panorama geopolitico incerto. Compito della nuova amministrazione sarà di quello di destreggiarsi tra questi scogli, riuscendo allo stesso tempo a non abbandonare quella spinta riformatrice che ha trasformato il piccolo Paese nel laboratorio sociale dell’America latina.

Umberto Guzzardi

[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più

Per approfondire la storia della crisi diplomatica tra Uruguay ed Argentina, vi rimandiamo a questa pagina [/box]

Foto: lndhslf72

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Umberto Guzzardi
Umberto Guzzardi

Nato a Novara nel 1991, appassionato di geopolitica, relazioni internazionali, storia antica e moderna, ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Bologna campus di Forlì. Ha trascorso vari periodi di studio all’estero, tra cui uno in Lituania ed un altro a Buenos Aires. Attualmente viaggia spesso per lavoro tra Europa e Africa.

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