Analisi – Oltre alla promozione della cooperazione tra i propri membri e di un mercato comune, la Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas) ha assunto negli anni anche funzioni di peacekeeping. Le minacce di intervento dopo il colpo di Stato in Niger e i rivolgimenti geopolitici recenti evidenziano però le difficoltà di questo compito, costringendo a interrogarsi sull’efficacia del suo dispositivo di sicurezza regionale.
SUL PIEDE DI GUERRA
Tra il 26 e il 28 luglio in Niger un colpo di Stato ha deposto il Presidente Mohamed Bazoum: alcuni membri della sua guardia presidenziale hanno preso il potere, guidati dal generale Abdourahamane Tiani. L’azione è stata prontamente condannata dalla Francia, mentre tra gli Stati della regione la risposta è stata discordante: le giunte golpiste di Burkina Faso, Guinea e Mali hanno appoggiato gli omologhi nigerini, mentre gli altri Paesi membri della Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas) sono arrivati a minacciare un intervento militare per ristabilire l’ordine democratico. Proprio il ruolo di Ecowas, blocco regionale fondato a Lagos nel 1975, è stato di primo piano in questa crisi, che non è la prima che affronta. Dopo gli ultimatum e il mancato intervento in Niger il potere dei golpisti oggi sembra consolidarsi. Ma il ruolo di Ecowas e dei suoi alleati internazionali restano elementi importanti, così come importante è capire le logiche del suo dispositivo militare.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – L’aeroporto internazionale Diori Hamani di Niamey, il 22 settembre 2023. A inizio settembre è stato riaperto lo spazio aereo e sono ripartiti i voli commerciali dopo la chiusura di agosto
GLI OBIETTIVI DI ECOWAS
Ecowas ha acquisito progressivamente maggiore protagonismo nella regione soprattutto con la fine della guerra Fredda e l’emergere della volontà di intensificare la cooperazione economica e l’integrazione tra gli Stati membri regionali, a seguito del parziale disimpegno delle ex potenze coloniali. Gli obiettivi principali dell’alleanza sono stati storicamente la promozione del mercato comune e l’adozione di una moneta unica. Qualcosa di analogo al processo di integrazione europea. Tra i suoi principi fondamentali, formalizzati nel 1991, troviamo anche la cooperazione tra i suoi membri, la non aggressione reciproca, il mantenimento della pace, della sicurezza e della stabilità regionali, e la risoluzione pacifica delle controversie. Negli anni, a causa dell’instabilità della regione e forte della volontà di far rispettare i propri principi e mantenere lo status quo, Ecowas ha promosso missioni di mantenimento della sicurezza, inizialmente attraverso un’attività di controllo sul rispetto dei cessate il fuoco, poi ampliando le sue prerogative verso attività di moderazione e di interposizione e veri e propri interventi di peacekeeping.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Forze di sicurezza attorno al quartier generale dell’incontro, organizzato dai capi di Stato maggiore dell’Ecowas, per trovare una soluzione alla crisi in Niger, il 17 agosto ad Accra, Ghana
IL DISPOSITIVO MILITARE
Dal punto di vista della sicurezza, i membri Ecowas concordarono un Protocollo di non aggressione già nel 1978, rafforzato tre anni più tardi, nel 1981, da un Protocollo di mutua assistenza di difesa. Quest’ultimo ha previsto l’istituzione di una Forza armata controllata da un Comitato di Difesa e dal Consiglio. Un’ulteriore ampliamento di poteri è avvenuto nel 1999 con l’adozione di un Protocollo relativo al meccanismo per la prevenzione, la gestione, la risoluzione, il peace-keeping e la sicurezza, che ha istituito un Consiglio di mediazione e sicurezza, presieduto da nove Stati membri. Un organo che decide a maggioranza sugli interventi militari in casi di violazione dei diritti umani, dello Stato di diritto o dei principi democratici (potere che condivide con l’Unione Africana e le Nazioni Unite). Al Consiglio si affiancano una Commissione di Difesa e Sicurezza, il Consiglio degli Anziani, il Gruppo di Monitoraggio sul Cessate il Fuoco (Ecowas Standby Force), e un sistema sub-regionale di allarme rapido (Ecowarn). Dell’intervento esecutivo è poi responsabile il Presidente. Come si è visto nel caso del Niger, la minaccia dell’intervento avviene attraverso la mobilitazione di una Standby Force. Dagli anni ‘90 le truppe Ecowas sono intervenute in Liberia (due volte), in Sierra Leone, Guinea-Bissau (due volte), Costa d’Avorio, Mali e Gambia. Tuttavia, in altre situazioni analoghe, l’Organizzazione ha deciso di non intervenire, come nei recenti colpi di Stato in Guinea, Mali e Burkina Faso.
Fig. 3 – I principali interventi militari della Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas). Elaborazione propria da fonti Reuters e Al-Jazeera
CRISI REGIONALE E APPROCCIO REALISTA
I mancati interventi in altri teatri di crisi fanno emergere dubbi sull’effettiva presa regionale dell’organizzazione. La storia militare di Ecowas è quella di un organismo più orientato alla prevenzione che alla risposta muscolare, e ciò si è visto dopo il colpo di Stato in Niger, che ha acuito le sue difficoltà nel Sahel: al momento, su 15 membri se ne contano 4 sospesi (Burkina Faso, Guinea, Mali e Niger). La Nigeria, che contribuisce per circa i tre quarti del bilancio di Ecowas, domina le sue istituzioni, ha il più grande esercito della regione e ospita il quartier generale nella capitale Abuja. Un potere politico, militare ed economico che la rendono egemone nella regione. Da febbraio esprime inoltre anche il Presidente dell’organizzazione, Bola Tinubu. La decisione di Tinubu, in concerto con gli altri omologhi alleati, dapprima di attendere l’evolversi degli eventi e agire con la diplomazia e quindi di aprire all’appoggio della transizione, se può essere visto come segnale di debolezza è però segnale di pragmatismo e realismo. Un intervento massiccio in Niger contro una giunta che registra parte del supporto del suo popolo e dei vicini golpisti avrebbe quasi certamente causato una guerra regionale. In un confronto, chi avrebbe avuto la meglio sarebbero stati probabilmente i gruppi insorgenti che minano il monopolio dell’uso della forza nei Paesi dell’Africa Occidentale. Così, il dilemma se preferire un ristabilimento ipotetico della democrazia – forse con una guerra – o permettere la stabilità, si è risolto con la seconda opzione nonostante le pressioni di Parigi. Il dispositivo militare di Ecowas non è stato attivato se non con una task force, e oggi la spaccatura al suo interno si fa formale nel cristallizzarsi di una nuova alleanza tra Burkina Faso, Mali e Niger: l’Alleanza degli Stati del Sahel.
Daniele Molteni
“UN, ECOWAS partners kick-off Western Accord 2016” by SETAF-Africa is licensed under CC BY