La crisi economica iniziata circa tre anni fa tocca il suo apice, facendo precipitare il Venezuela di Maduro in una spirale di profonda depressione. Il Paese latino americano si ritrova in una situazione di vero caos e deve confrontarsi con una imminente esplosione non solo economica, ma anche politico-sociale
MADURO FIRMA LO STATO DI EMERGENZA – Il Presidente chavista, Nicolás Maduro, ha firmato la scorsa settimana un decreto di stato eccezionale di emergenza economica, ovvero una misura straordinaria adottata dal Governo in caso di imminente pericolo in grado di minacciare la stabilità della nazione. Maduro, nei giorni scorsi, ha deciso per una proroga di quest’ultimo, allungando almeno a tre mesi lo stato di emergenza e dichiarando inoltre guerra aperta agli imprenditori appartenenti alla classe borghese – che, a suo dire, stanno paralizzando il Paese – annunciando il blocco totale della fabbriche, con la volontà di restituirle al popolo.
A richiamare l’attenzione internazionale, oltre la forte instabilità del Paese guidato fino al 2013 da Hugo Chávez, sono le disposizioni nei confronti dell’esercito, chiamato ad effettuare esercitazioni in vista di possibili interventi miliari a difesa del Paese da non meglio specificati attacchi esterni. In realtà sono in molti a credere che la mossa sia guidata dalla paura di Maduro di imminenti sommosse popolari, visto lo stato di profondo malessere in cui si ritrovano i venezuelani.
CROLLO DEL PAESE – Il PIL venezuelano, infatti, ha toccato il –5,7% nel 2015, mentre l’inflazione ha raggiunto quest’anno il 700%, provocando manifestazioni di protesta che da settimane si susseguono nel Paese, evidenziando il malcontento dei venezuelani. È soprattutto il ceto popolare a soffrirne le conseguenze: uno stipendio medio si aggira sui 15 dollari mensili, un paio di scarpe da ginnastica ne costa ben 900, carta igienica e altri beni di prima necessità sono introvabili anche alla Borsa nera. Come scrive il New York Times, gli ospedali sono ad un passo dal collasso, ormai privi di medicinali, le strutture non sono più in grado di curare decentemente gli ospiti malati, a pagarne le maggiori spese potrebbero essere i neonati, che in queste condizioni rischiano la vita.
Il responsabile individuato dal regime di Caracas, secondo copione, è un altro soggetto, e più precisamente l’imperialismo statunitense. Il leader bolivariano, come in passato, punta l’indice nei confronti degli Stati Uniti, responsabili, secondo il Presidente, della attuale situazione di crisi non solo in Venezuela, ma in tutto il Sud America, sottolineando come la stessa caduta del Capo di Stato brasiliano Dilma Rousseff (definita dallo stesso Maduro un vero golpe), sia stata architettata dalla volontà a stelle e strisce di «porre fine alle correnti del progressismo in America Latina». Sia il 2015 che il 2016 hanno portato venti di forte cambiamento non solo in Venezuela e in Brasile, ma in tutto il continente sudamericano: in Argentina, ad esempio, la fine del kirchnerismo e l’elezione del liberista Mauricio Macri hanno rappresentato l’apertura delle porte della Casa Rosada nei confronti della Casa Bianca.
LA RESA DEI CONTI – Un recente sondaggio, come riporta il Clarin, afferma che il 68% delle persone intervistate siano convinte che Maduro in realtà abbia inventato questa possibile cospirazione ad opera degli imprenditori. Concretamente il tutto sarebbe stato ideato dallo stesso Presidente, e la guerra economica, dunque, verrebbe dal Governo di Caracas. Il famoso quotidiano argentino continua esponendo come i venezuelani siano molto stanchi della presidenza, convinti che la situazione stia precipitando sempre più. La popolazione non crede più alle parole ripetute da Maduro, la cui credibilità ai minimi storici sta facendo crollare totalmente la fiducia dei venezuelani.
I possibili scenari futuri sono davvero molto incerti: da una parte vi è infatti la seria possibilità di una morsa ancora più stretta ad opera dello stesso Maduro nei confronti del proprio Paese; dall’altra il malcontento popolare potrebbe salire a tal punto da creare delle vere e proprie rivolte, e non è da escludere anche l’ipotesi di un colpo di Stato militare.
Il Venezuela di oggi si pone all’attenzione del mondo come reale, possibile, polveriera. Dopo l’attuale stato di emergenza, il crollo del greggio mondiale che ha intaccato fortemente l’economia venezuelana, l’incapacità di gestire le immense risorse di oro nero, la serie di blackout energetici, la scarsità dei beni di primo consumo, la riduzione dell’orario di lavoro, la bancarotta sembra essere la prossima stazione di fermata, dove molto probabilmente Maduro sarà costretto a scendere.
Damiano Greco
[box type=”shadow” align=”aligncenter” class=”” width=””]Un chicco in più
Nel frattempo sono in migliaia i venezuelani che stanno cercando di lasciare il Paese piegato dalla crisi: in molti cercano infatti di raggiungere Curaçao, un’isola di fronte alle coste dello Stato sudamericano. [/box]
Foto: andresAzp