Speciale Sahel – La transizione democratica del Mali è in stallo, con i militari che dettano tempi e modi del cambiamento. Sullo sfondo la perenne guerra civile nel nord del Paese e le influenze di nuovi attori stranieri.
L’articolo è parte di uno speciale sul Sahel a cura del desk Africa subsahariana.
1. I GOLPE DEL 2020 E 2021
Il Mali tra l’agosto del 2020 e il maggio del 2021, in nove mesi, ha subito due colpi di Stato militari. Il golpe del 2020 venne determinato dal sempre più diffuso malcontento delle opposizioni, e soprattutto dei militari, rivolto contro l’ormai ex Presidente Ibrahim Keita, in carica dal 2013. Il consenso nei suoi confronti era diminuito sistematicamente e rapidamente, a causa dell’incapacità del suo Governo di migliorare la situazione economica del Paese e risolvere il perenne stato di guerra civile in cui si trova. La motivazione che scatenò le manifestazioni nell’estate 2020 fu l’accusa rivolta al Presidente di brogli elettorali durante le elezioni parlamentari avvenute nel marzo dello stesso anno. La mobilitazione di piazza, con la possibilità di un netto aumento dell’instabilità del Paese, causò l’intervento dei militari, che espressero la loro estraneità rispetto a qualunque parte politica. Gli ufficiali subito dichiararono che non avevano intenzione di mantenere il potere e avrebbero garantito la transizione dei poteri a un Governo civile. Nel settembre dello stesso anno venne effettivamente nominato Presidente Bah N’Daw, ma il suo incarico fu deciso dalla giunta militare con a capo il colonello Goita, che ha preso il nome di Comitato Nazionale per la Salvezza del Popolo. L’esecutivo di N’Daw è durato solo fino al maggio seguente, quando i militari guidati da Goita intervennero nuovamente individuando Choguel Maiga come Primo Ministro ad interim e lo stesso Goita, che era comunque già vicepresidente, come Presidente ad interim.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Presidente del Burkina Faso Ibrahim Traoré (a sinistra) incontra il Presidente del Mali Assimi Goita a Bamako, nel novembre 2022
2. L’ISOLAMENTO ATTUALE
Attualmente il Mali si trova notevolmente isolato a livello internazionale a causa del mancato riconoscimento del Governo golpista da parte di ONU ed Ecowas. All’interno dell’Ecowas il Mali è stato inoltre privato del seggio di rappresentanza, azione intrapresa dall’Organizzazione anche nei confronti di Burkina Faso, Guinea e Sudan, ugualmente soggetti a golpe militari. Di questo isolamento potrebbe aver beneficiato la Russia, che si è inserita nel Paese con il Gruppo Wagner anche in seguito al disimpegno francese.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Bandiere russe durante una manifestazione a favore della giunta militare in Mali, 2022
3. UN PROSSIMO FUTURO DIFFICILE PER IL PAESE
Almeno in teoria la volontà della giunta sembra quella di portare, con il tempo, a un Governo a guida democratica ma non si hanno reali certezze in merito. L’endemica debolezza delle Istituzioni statali dell’area saheliana offre un facile pretesto di intervento ai quadri dell’esercito per “garantire la stabilità delle istituzioni” o “facilitare un processo di transizione” come dichiarato dai loro rappresentanti durante le conferenze stampa. Non ci sono, per ora, indizi che facciano pensare nei prossimi mesi a un cambio di rotta e anzi il supporto della Wagner a questo tipo di regimi potrebbe alimentare questa tendenza.
Daniele Atzori
Gli articoli dello speciale sul Sahel a cura del desk Africa subsahariana:
- Ciad, prove di democrazia fallita, di V. Bari
- Il colpo di stato in Sudan: cause ed evoluzione, di A. De Martini
- Burkina Faso: mobilitazione generale e violenza, di D. Molteni
- Futuro incerto per il Mali tra guerra civile, colpi di Stato e influenza straniere, di D. Atzori
- Le influenze esterne nel golpe in Sudan, di D. Atzori
- Il ruolo centrale dell’oro nella guerra in Sudan, di D. Molteni
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