Speciale Sahel – Gli scontri tra le truppe regolari e paramilitari continuano in Sudan, con il rischio di causare un’escalation regionale del conflitto e un’emergenza umanitaria.
L’articolo è parte di uno speciale sul Sahel a cura del desk Africa subsahariana.
1. L’ORIGINE
Lo scorso 15 aprile il Sudan è tornato sotto i riflettori della stampa internazionale a causa della ripresa della lotta di potere tra le fazioni del Governo. I due principali contendenti sono Abdel Fattah al-Burhan, Presidente de facto e Generale al comando delle Forze Armate Sudanesi, e Mohamed Hamdan Dagalo – detto Hemedti – leader delle truppe paramilitari Rapid Support Forces (RSF). La rivalitĂ tra i due esponenti è cresciuta nel corso degli ultimi anni, nonostante nel 2019 avessero collaborato per la caduta del regime di Al-Bashir. Dopo aver destituito il breve Governo misto del leader Hamdock, nel 2022 Al-Burhan prese il potere. Di recente, il nuovo Presidente aveva acconsentito all’istituzione di un Governo civile e proposto l’integrazione delle RSF nell’esercito nazionale. Il generale Hemedti si è però opposto alla decisione. In questo clima di tensione politica, si sono riaccesi gli scontri armati, con epicentro la capitale Khartoum.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Abdel Fattah al-Burhan (al centro) e Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti” (a sinistra), 5 dicembre 2022
2. LA SITUAZIONE ATTUALE
Secondo le stime più recenti delle Nazioni Unite, al momento sono 1,105milioni le vittime e 3,5milioni gli sfollati interni e oltre confine, ma le cifre continuano a crescere. Sebbene i bersagli principali siano gli edifici istituzionali e le basi militari, la sicurezza dei luoghi civili non viene tutelata e circa l’80% degli ospedali è fuori servizio. Il conflitto sta inoltre causando il tracollo dell’economia nazionale, con una conseguente impennata dei prezzi dei beni di prima necessità . Nonostante i numerosi tentativi per favorire il dialogo tra le due fazioni da parte di attori esterni, le tregue indette non sono mai state rispettate. Il 12 maggio, a Gedda (in Arabia Saudita) le due fazioni avevano firmato una dichiarazione di impegno per proteggere i civili e per cessare il fuoco entro dieci giorni, ma nemmeno questo tentativo di mediazione ha avuto successo. Tra la popolazione civile si è inoltre diffuso il terrore del ritorno delle milizie islamiche di Janjaweed nel vicino Darfur. Nate nei primi anni 2000 sotto il comando di al-Bashir per soffocare le rivolte del Paese, molti membri hanno poi riempito le fila delle RSF. Lo stesso Hemedti è stato il primo leader del gruppo Janjaweed e ha soffocato le rivolte della popolazione nel Darfur Occidentale con l’autorizzazione del dittatore al-Bashir, poi condannato dalla Corte dell’Aja. L’assalto a Geneina, la capitale dello Stato del Darfur Occidentale, rientra nella lunga lista di atrocità compiuta dai miliziani Janjaweed, già accusati di genocidio per gli abusi perpetrati contro la popolazione del Paese vent’anni fa.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – La sede del Sudan’s Central Bureau of Statistics danneggiata dai combattimenti, maggio 2023
3. PROSPETTIVE FUTURE
Il conflitto in Sudan potrebbe avere serie ripercussioni geopolitiche, a causa del complesso intreccio di alleanze intessuto dai comandanti al-Burhan e Hemedti. Il Presidente per il momento gode dell’appoggio dell’Egitto, con il quale si è alleato contro il progetto della Grand Ethiopian Renaissance Dam [BF1] sul fiume Nilo. Questa infrastruttura strategica fortemente voluta da Addis Abeba ridurrĂ il volume d’acqua del fiume per il Sudan e l’Egitto. Il leader delle RSF invece riceve finanziamenti dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti e, secondo alcune fonti, anche dal Gruppo Wagner. L’eventuale regionalizzazione del conflitto inoltre minaccia la precaria stabilitĂ politica dei Paesi vicini, tra cui il Sud Sudan, il Ciad e l’Etiopia, i quali stanno giĂ riscontrando numerose difficoltĂ per il grande afflusso di rifugiati. Gli sforzi di mediazione da parte di alcuni attori regionali – tra cui la Lega Araba – potrebbero impedire l’escalation del conflitto e contribuire al raggiungimento di un accordo tra le parti. Tuttavia, al momento nessuna delle due fazioni ha accennato a voler deporre le armi.
Alessandra De Martini
Gli articoli dello speciale sul Sahel a cura del desk Africa subsahariana:
- Ciad, prove di democrazia fallita, di V. Bari
- Il colpo di stato in Sudan: cause ed evoluzione, di A. De Martini
- Burkina Faso: mobilitazione generale e violenza, di D. Molteni
- Futuro incerto per il Mali tra guerra civile, colpi di Stato e influenza straniere, di D. Atzori
- Le influenze esterne nel golpe in Sudan, di D. Atzori
- Il ruolo centrale dell’oro nella guerra in Sudan, di D. Molteni
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