giovedì, 25 Dicembre 2025

APS | Rivista di politica internazionale

giovedì, 25 Dicembre 2025

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

Home Blog Page 72

Javier Milei trionfa alle primarie in Argentina

RistrettoIl candidato di estrema destra Javier Milei è il vincitore delle primarie presidenziale argentine.

Si sono svolte lo scorso 13 agosto le primarie aperte, simultanee e obbligatorie (PASO nella sigla spagnola) in Argentina. Alle elezioni, che hanno definito i candidati che si sfideranno alle presidenziali del prossimo 22 ottobre, hanno partecipato più di 25 milioni di argentini. Le elezioni sono state conquistate da Javier Milei, candidato del partito Libertad Avanza, di estrema destra, che ha ottenuto più del 30% dei voti. Il risultato segna un punto di svolta per l’Argentina, per anni guidata da due grandi coalizioni, rappresentate in questa tornata elettorale dal peronista Sergio Massa di Unión por la Patria, che ha ottenuto il 20,9% dei voti e da Patricia Bullrich della coalizione Juntos por el Cambio, che ha portato a casa il 17% dei voti. L’inaspettata vittoria di Milei è stata interpretata come un sintomo del malcontento sociale in un paese in cui la crisi economica non si sembra arrestare. Sintomatica dello scontento generale è stata anche l’astensione registrata, la più alta dal 2011, il 69% degli aventi diritto al voto, infatti, non si è presentata alle urne. Ma chi è Javier Milei? Milei, economista di Buenos Aires, entra nel mondo della politica nel 2020 e fin da subito si contraddistingue per le sue idee di estrema destra. A favore della deregolamentazione del porto d’ami, il politico ha dichiarato che è sua intenzione convocare un plebiscito per rimettere in discussione la Legge sull’Interruzione Volontaria di Gravidanza, approvata in Argentina nel dicembre 2020. Inoltre, tra le proposte portate avanti da Milei vi sono: la graduale dollarizzazione dell’economia argentina, l’eliminazione della Banca Centrale, la privatizzazione delle imprese pubbliche e la militarizzazione delle carceri. Non resta dunque che attendere il prossimo ottobre per valutare chi gli argentini sceglieranno come il loro futuro presidente.

Maria Elena Rota Nodari

Bandera Argentina” by Finizio is licensed under CC BY-ND

Ecuador, uno sguardo alle elezioni del 20 agosto

In 3 sorsi Si avvicinano le elezioni presidenziali in Ecuador che decreteranno il successore di Guillermo Lasso tra crimine e violenza, come dimostra la morte del candidato Fernando Villavicencio

Cosa sta succedendo a Ein el-Hilweh

Ristretto – Il campo profughi palestinese di Ein el-Hilweh in Libano è diventato un campo di battaglia per le diverse fazioni palestinesi che lo abitano; il premier libanese, Najib Mikati, minaccia di far intervenire l’esercito.

Leggi tutto: Cosa sta succedendo a Ein el-Hilweh

Il campo profughi di Ein el-Hilweh si trova a sud della città libanese di Saida ed è il più grande campo profughi palestinese in Libano, ospitando oltre 63mila rifugiati.
Gli scontri sono iniziati nella giornata del 31 luglio, quando un uomo armato, non identificato, ha aperto il fuoco con l’obiettivo di uccidere un membro di un gruppo islamista rivale, e causando, invece, erroneamente, la morte di un suo compagno.
La violenza è continuata fino a che, nella giornata di domenica, è stato ucciso Ashraf al-Armouchi, comandante di Fatah, il movimento politico alla guida dell’Autorità Nazionale Palestinese. Al-Armouchi era incaricato della sicurezza all’interno del campo ed è stato assassinato insieme ad altri 4 membri del movimento. Gli scontri hanno causato la morte di 13 persone, mentre oltre 40 sono state ferite e circa 2mila sono fuggite, trovando rifugio all’interno delle scuole dell’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, che, tuttavia, con l’inizio degli scontri ha sospeso i propri servizi all’interno del campo.
Il leader palestinese Mahmud Abbas ha accusato i gruppi islamisti di Jund al-Sham e Shabab al-Muslim dell’assassinio di al-Armouchi. Maher Shabaita, leader di Fatah nella regione di Saida, sostiene che l’obiettivo di questi gruppi sia quello di distruggere il campo profughi e renderlo un campo di militanti. In un’intervista, nella quale ha chiesto di rimanere anonimo, un comandante di Fatah ha sottolineato come ci fosse già un passato di conflitti tra questi e il movimento di Jund al-Shams. Nel 2017, infatti, a seguito dello scioglimento della Joint Security Force, che manteneva momentaneamente l’ordine nel campo, era iniziato un periodo di violenza intermittente tra Fatah e gli altri movimenti islamisti del campo.
Gli scontri sono continuati nonostante i due cessate-il-fuoco accordati nelle giornate di domenica e lunedì. Questo ha portato il Primo Ministro provvisorio libanese, Najib Miqati, a fare un appello al Presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmud Abbas, affinché intervenga per porre fine alle ostilità sorte tra le fazioni palestinesi del campo. Miqati ha definito gli scontri una “palese violazione della sovranità libanese”, minacciando di far scendere in campo l’esercito per sedare la violenza.
Ein al-Hilweh, creato nel 1948, è uno dei 12 campi profughi del Libano e ha già un passato turbolento, essendo stato uno dei più colpiti durante la Guerra Civile Libanese, quando nel 1982 è rientrato nel mirino israeliano.
Fin dal 1969 il Governo libanese aveva ratificato un accordo che sanciva che l’esercito sarebbe rimasto fuori dal campo e la sicurezza dello stesso sarebbe ricaduta sotto la giurisdizione delle fazioni palestinesi che lo abitano.
L’eventualità di un’interferenza militare libanese è causa di grande preoccupazione, soprattutto se si riportano alla mente gli avvenimenti del 2007, quando l’esercito decise di intervenire contro l’espandersi dell’estremismo islamista nel campo di Nahr al-Bared, un villaggio vicino Tripoli, causando la quasi totale distruzione dello stesso. Nonostante questi timori, le possibilità che il Governo libanese abbia l’effettiva capacità di intervenire sembrano scarse. Il motivo principale risiede nella difficile situazione che il Paese sta affrontando: da una parte, la profonda crisi economico-finanziaria che ha colpito il Paese dei cedri nel 2019; dall’altra, la costante instabilità politica che ha provocato il fallimento del tentativo elettorale di maggio 2022, lasciando il Paese in mano a un Governo provvisorio.
Nel tentativo di calmare le acque, anche Nasrallah, alla guida del movimento di Hezbollah, ha invitato le parti a porre fine alla violenza, in una dichiarazione rilasciata nella giornata di martedì. Il movimento islamista, che controlla il sud del Libano, è un fervente oppositore di Israele e supporta la causa palestinese, ma in questa situazione di crescente violenza ha incoraggiato chiunque possa “fare pressione” a intervenire.

Alessia Mazzaferro

Immagine di copertina:Destruction at Nahr el Bared. Lebanon” by Foreign, Commonwealth & Development Office is licensed under CC BY-ND

A che punto sono le proteste in Perù

In 3 sorsi – A otto mesi dall’arresto di Castillo, in Perù continuano le proteste, anche se gli episodi violenti sono diminuiti. L’equilibrio politico-istituzionale del Paese si conferma molto fragile.

L’incerto futuro dei rifugiati siriani nella Turchia di Erdogan

Caffè Lungo – La Turchia è, ad oggi, il Paese con il maggior numero di rifugiati al mondo, provenienti, in particolare, dalla Siria. Dopo anni in cui il Governo di Erdogan ha adottato la politica della porta aperta, negli ultimi mesi è iniziata la repressione.

La grande sfida dell’Artificial Intelligence tra Stati Uniti e Cina

Caffè lungoNel panorama odierno è anacronistico pensare che le sfide mondiali si limitino a confronti retorici o conflitti armati. Oggi si combatte su più piani, spesso anche lontani dagli scontri in prima persona: è questo il caso dell’AI o Artificial Intelligence e di tutto ciò che la circonda.

Donald Trump a confronto con i processi a suo carico

In 3 sorsi- I processi a carico di Donald Trump: un contesto mai affrontato prima nell’esperienza statunitense, le implicazioni per la sua candidatura alle elezioni del 2024 e le possibili ripercussioni sull’immagine di Washington come potenza democratica.

Inondazioni in Cile, il Governo ha decretato lo stato di calamità in alcune regioni

In 3 sorsi A seguito delle forti piogge che si sono abbattute nel centro e nel sud del Cile, sabato 24 giugno è stato esteso lo stato di calamità nelle regioni fra Valparaíso e Biobío. È urgente adesso riflettere sulle cause di questo fenomeno meteorologico estremo.

Leggi tutto: Inondazioni in Cile, il Governo ha decretato lo stato di calamità in alcune regioni

1. QUALI I FATTI, QUALI I DANNI

L’inverno cileno si è aperto nel peggiore dei modi. Tra il 21 e il 26 giugno 2023 il centro-sud del Cile è stato colpito da intense precipitazioni che hanno generato disagi di grave entità per gli abitanti delle zone di Valparaíso, Metropolitana, O’Higgins, Maule, Ñuble e Bíobío. Le piogge – secondo gli esperti le più forti degli ultimi 30 anni – hanno fatto esondare alcuni fiumi nelle aree circostanti. Oltre ai danni a infrastrutture pubbliche come ponti, strade e ospedali, vanno considerati i numerosi inconvenienti che hanno riguardato direttamente la popolazione: al 27 giugno il bollettino del Servizio Nazionale di Prevenzione e Risposta ai Disastri (Senapred) segnava 2 morti, 4 dispersi, più di 10mila persone isolate e vaste aree sia urbane che rurali senza accesso all’acqua potabile. Per far fronte all’emergenza ambientale e umanitaria, la Ministra dell’Interno, Carolina Tohá, ha decretato lo stato di calamità, al fine di velocizzare i necessari procedimenti amministrativi, agevolando l’arrivo di soccorsi e lo stanziamento di fondi (1,5 milioni di pesos).

Embed from Getty Images

Fig. 1 – Salvataggio di oggetti dopo l’esondazione del fiume BioBio, Hualqui, Cile, 25 giugno 2023

2. PAROLA AGLI ESPERTI

Alcuni studiosi hanno tentato di fornire analisi e spiegazioni di quanto accaduto. In particolare, il Centro di Scienza del Clima e della Resilienza (CR2) ha contribuito a fare luce sui fattori che hanno portato al disastro nel Paese. In un report del Centro datato 27 giugno viene mostrato in che modo la portata di alcuni fiumi – come il Maipo e l’Achibueno – abbia raggiunto livelli molto elevati in tempi relativamente brevi. Alla base di questo evento estremo c’è l’importante dato relativo all’aumento dell’altezza dell’isoterma 0°C, vale a dire l’altitudine a partire dalla quale avviene il congelamento dell’acqua: in sostanza, ora piove dove prima nevicava. A causa di questa variazione i corsi d’acqua della Cordillera de los Andes si sono riempiti oltre misura, accrescendo così i rischi di inondazione a valle. Oltre a ciò occorre considerare anche il fenomeno “pioggia-sopra-neve”, il cui esito è lo scioglimento del manto nevoso formatosi in precedenza e l’ingrossamento ulteriore dei torrenti montani.

Embed from Getty Images

Fig. 2 – Esondazione del fiume Maipo, San Jose de Maipo, Santiago, Cile, 23 giugno 2023

3. PIANI PER IL FUTURO

Nei giorni successivi all’alluvione il Presidente cileno Gabriel Boric ha visitato le zone colpite dalla catastrofe, portando conforto e sostegno alle famiglie in difficoltà: “Non è il momento di discussioni di poco conto, è il momento di mettersi gli stivali ed aiutare. Meno Twitter e più piedi nel fango”. Se nel presente bisogna occuparsi di operazioni di salvataggio e ripristino degli ambienti, in futuro non si potrà evitare di riflettere su errori passati e possibili rimedi. In primis sarà necessario sviluppare un sistema di prevenzione integrato (e non più affidato alle singole municipalità), in grado di reggere le sfide del cambiamento climatico. Investendo su tecnologie all’avanguardia, lo Stato potrà dotarsi di sistemi di monitoraggio per calamità incombenti e dispositivi di allerta meteo sempre più efficienti. Inoltre occorrerà mettere a punto una pianificazione infrastrutturale più rispettosa del territorio, ad esempio evitando di ammassare case alle pendici dei monti e mantenendo zone di suolo libere per l’assorbimento dell’acqua: di fatto, la tragedia delle scorse settimane ha mostrato come, negli ultimi anni, politiche urbanistiche aggressive abbiano portato alla costruzione di edifici in luoghi non idonei in diverse aree del Paese, mettendo così a repentaglio la sicurezza di migliaia di cittadini. Già nel luglio del 2018 il Direttore del Laboratorio Città e Territorio dell’Universidad Diego Portales, Genaro Cuadros, segnalava l’importanza di adottare scelte strutturali che fossero compatibili con la nuova realtà climatica del Paese. A fronte di una problematica di questo tipo, ci si augura che il Governo possa invertire la rotta al più presto, con investimenti mirati e proposte ecologicamente sostenibili.

Alessandro Dowlatshahi

Photo by David_Peterson is licensed under CC BY-NC-SA

USA, le ultime sentenze di una Corte Suprema sempre più conservatrice

Caffè LungoLa Corte Suprema si è espressa in una serie di sentenze dal forte stampo conservatore, essendo costituita da una netta maggioranza di giudici scelti dai repubblicani. Sempre più polarizzata e politicizzata, le sue decisioni potrebbero avere conseguenze sulle prossime presidenziali.

Dove sono i desaparecidos iracheni?

In 3 sorsi Un recente rapporto del Comitato ONU sulle sparizioni forzate ha riacceso i riflettori sulla tematica dei desaparecidos in Iraq, una ferita profonda che ripercorre la turbolenta storia del Paese dall’ascesa del partito Ba’th ai giorni nostri.

La Difesa al centro dello scontro al Congresso

In 3 sorsi – La polarizzazione politica ha raggiunto massimi storici negli Stati Uniti, riuscendo persino a influenzare decisioni di budget sulla Difesa, ad oggi raramente combattute tra i partiti. Queste significative divergenze sono sintomatiche della tensione in continuo aumento al Congresso.

Germania, Europa e Cina: ecco la strategia di Berlino verso il Dragone

In 3 sorsiBerlino ha recentemente pubblicato la propria strategia nei confronti di Pechino nel documento “Federal Government Strategy on China”. Come è cambiata la Cina e quali sono gli obiettivi della politica economica? Come si posiziona l’UE nei confronti di Pechino? Perché la dipendenza cinese preoccupa Berlino e quali sono i punti salienti riportati nel nuovo documento?