In 3 sorsi – I dati del report ONU sulla diffusione di farmaci contraffatti in area saheliana mettono in luce una situazione fuori controllo. Questi traffici rappresentano un mercato parallelo illegale in grande crescita a fronte della sempre maggiore necessità di medicinali.
Giornata mondiale contro l’uso di minori nei conflitti armati: i bambini dimenticati e l’intervento della CPI
In 3 Sorsi – Il 12 febbraio ricorreva la Giornata mondiale contro l’impiego di bambini-soldato. La Corte Penale Internazionale ha emesso tre condanne per l’uso di minori in gruppi armati, e si tratta di tre casi africani, ma a livello internazionale si parla ancora poco di questi bambini dimenticati.
Destini simili ma non troppo: la guerra in Ucraina e Taiwan
Caffè lungo – La guerra che oggi va avanti in Ucraina non deve essere vista come un conflitto a se stante. Le sue implicazioni geopolitiche influenzano un altro possibile conflitto che potrebbe scaturire nell’immediato futuro, ovvero un eventuale assalto a Taiwan da parte della Cina.
Per ricostruire Aleppo si parte dalle distruzione dei diritti
In 3 sorsi – La città di Aleppo, un tempo la più popolosa e industriale della Siria, dal 2012 è stata vittima di una lunga guerra, durata quattro anni, che ha distrutto il suo patrimonio culturale e urbanistico, e ha costretto milioni di cittadini a fuggire dal loro Paese. I progetti di ricostruzione della città, però, non sembrano voler riportare tutti quanti a casa.
La crisi della missione ONU in Mali: verso la fine del peacekeeping?
Caffè Lungo – La missione delle Nazioni Unite in Mali è di fronte a un bivio: a dieci anni dal suo avvio gli obiettivi non sono stati raggiunti, la popolarità è bassa e il Paese è ancora instabile e in guerra. Bamako è in mano a una giunta militare golpista legata ai mercenari del gruppo Wagner e la guerra intra-jihadista si è intensificata. È la strada verso la sua conclusione?
Il Libano: un Paese sospeso e uno scranno vacante
In 3 sorsi – Il Libano fatica a eleggere il nuovo Presidente. L’impasse lascia il Paese paralizzato in una crisi economica senza precedenti e un Governo per gli affari correnti impossibilitato a intervenire e portare avanti le riforme necessarie.
Leggi tutto: Il Libano: un Paese sospeso e uno scranno vacante1. ELEZIONI PRESIDENZIALI IN LIBANO: ANCORA FUMATA NERA
L’undicesima votazione per l’elezione del nuovo Presidente del Libano, svoltasi il 19 gennaio 2023, ha dato ancora una volta esito negativo. I tentativi si ripetono senza sosta ormai da fine ottobre 2022. L’ultima elezione, in particolare, ha spinto alcuni deputati ed esponenti della società civile a organizzare sit-in di protesta appellandosi al senso di responsabilità dell’assemblea parlamentare. Questo vacuum presidenziale non rappresenta di per sé una novità per il Paese. La difficoltà nell’elezione di un capo dello Stato si è infatti verificata almeno tre volte nella storia del Libano contemporaneo, non ultima nel caso del Presidente uscente Michel Aoun, nominato dopo due anni, nel 2016, alla quarantaseiesima votazione. La novità riguarda, invece, il contesto in cui questa impasse si sta verificando. Il Paese vive infatti una stagnante crisi economica e sociale in costante peggioramento ed è al momento guidato da un Governo per gli affari correnti, che per sua natura ha un raggio di azione limitato, nonché da un Parlamento che data la situazione è fortemente limitato nell’azione legislativa.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – L’urna in cui vengono raccolti i voti nelle varie sessioni presidenziali che sono iniziate a ottobre 2022
2. IL SISTEMA CONFESSIONALE ALLA PROVA
In Libano vige un sistema confessionale. Unico nel suo genere, è nato con l’obiettivo di consentire una convivenza pacifica tra le diverse comunità religiose presenti. Le più importanti cariche dello Stato sono suddivise secondo una distribuzione di tipo confessionale tra cristiani e musulmani sciiti e sunniti. Il sistema è stato rivisto nel 1989 con gli Accordi di Taif, che posero fine alla guerra civile libanese e portarono a un ridimensionamento del potere cristiano-maronita, sia in Parlamento che nelle limitate prerogative del Presidente, figura sistematicamente assegnata appunto ai cristiano-maroniti. L’attuale panorama elettorale appare frastagliato e poco coeso nella volontà di trovare una soluzione. I partiti vicini all’Iran e alla Siria come Hezbollah, il Free Patriotic Movement (FPM) e Amal, tradizionalmente alleati, si trovano oggi divisi. Il dibattito interno ruota attorno al nome di Suleiman Franjieh, esponente del Marada Movement e nipote dell’ex Presidente Franjieh, che alla fine degli anni Settanta contribuì allo scoppio della guerra civile. Quest’ultimo è il candidato di Hezbollah, ma non trova il consenso di Gebran Bassil, leader dell’FPM e genero del Presidente uscente Michel Aoun, che aspira a essere il naturale successore del suocero. Il costante interesse e la presenza dei leader di Hezbollah nel dibattito delle elezioni presidenziali libanesi riflette la necessità, per tale gruppo politico, che il futuro Presidente rientri nella propria orbita, sia nell’ottica degli equilibri nazionali, che, soprattutto, in quella degli equilibri regionali. D’altra parte l’FPM, proprio per ridimensionare gli effetti degli Accordi di Taif, pone il veto contro la figura di Franjieh, che, dicono, difficilmente sarebbe accettato dalla comunità maronita. In contrapposizione si inserisce Michel Mouawad, l’esponente dell’Independence Movement, partito riformista e secolare supportato dalla comunità internazionale, che nonostante abbia ricevuto più voti in assoluto durante queste undici sessioni non ha però mai raggiunto quelli necessari per essere eletto. In questo clima di indecisione e stasi è emerso sempre più insistentemente il nome del Generale Joseph Aoun, personalità sulla quale potrebbe trovarsi una sintesi sia a livello nazionale che regionale e internazionale, e che nelle recenti discussioni tra i cristiano-maroniti e all’interno di Hezbollah continua a scalare con costanza la lista dei possibili candidati.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Alcuni manifestanti in supporto ai parlamentari che hanno deciso di portare avanti un sit-in di protesta in Parlamento, chiedendo l’elezione di un nuovo Presidente nel più breve tempo possibile
3. UN’AGENDA IN CERCA DI AUTORE: LE SFIDE DEL NUOVO LIBANO
Il nuovo Presidente e il conseguente nuovo Governo che verrà formato si troveranno ad affrontare una serie di dossier cruciali per il futuro del Libano, come il complesso piano di riforme strutturali richiesto dal FMI riassumibile nella ristrutturazione del sistema finanziario e fiscale e nella lotta alla corruzione. Nelle ultime settimane il Paese ha svalutato il tasso di cambio ufficiale per la prima volta in 25 anni, indebolendolo del 90% con conseguenze devastanti per i libanesi. Senza quindi entrare nel merito del dibattito sulle riforme, spesso imposte dall’alto dal FMI, sul quale fautori e oppositori del cosiddetto Washington Consensus sono da tempo divisi, va osservato come senza i provvedimenti richiesti e soprattutto senza un assetto istituzionale rinnovato in grado di implementarli lo stesso FMI non procederà alla concessione degli aiuti promessi, rendendo cronica la già grave crisi economica e ancora più insicuro un Paese che contiene al proprio interno e tutt’intorno deboli equilibri.
Mariam Suheli Chrouda
Immagine di copertina: Photo by djedj is licensed under CC BY-NC-SA
Somaliland, l’ombra della guerra tra i clan
In 3 sorsi – Nuove vittime nei recenti scontri che coinvolgono il Governo del Somaliland e la popolazione del distretto di Las Anod. L’ennesimo risultato di un crescente malcontento che sta agitando gli animi della comunità che, insoddisfatta del trattamento, vorrebbe ricongiungersi con la Somalia.
Leggi tutto: Somaliland, l’ombra della guerra tra i clan1. LA CONVIVENZA DIFFICILE
Quella del Somaliland e di Las Anod è una storia travagliata: nel 1991, con la fine della guerra civile somala, il Somaliland dichiarò la propria indipendenza. Questa svolta storica fu possibile grazie alla cooperazione dei rappresentanti dei clan che popolano la parte nord-occidentale del Paese – tra questi anche i Dhulbahante, il maggiore gruppo etnico presente a Las Anod. I rapporti con il neo-Stato non furono i migliori sin da subito e ciò spinse la città a creare un proprio sistema governativo incentrato sulla figura del clan dominante, sottraendosi così parzialmente al progetto politico della nazione. Nel frattempo, come spesso accade nelle regioni subsahariane, la dirigenza politica favorì lo sviluppo di un apparato statale volto a valorizzare l’appartenenza ai diversi clan del luogo. Ciò ha fatto sì che, dal 2010, le cariche di rilievo venissero sistematicamente assegnate a membri Isaaq, il maggiore gruppo etnico del Somaliland. Questa tendenza ha creato dissapori tra il Governo centrale e l’amministrazione della città, che negli ultimi mesi ha manifestato apertamente il dissenso verso l’operato statale, inefficiente nel risolvere i problemi della comunità Dhulbahante.
Fig. 1 – Abitanti di Las Anod
2. IL PREZZO DELL’INSICUREZZA
Il 26 dicembre 2022 viene ucciso Abdifatah Abdullahi Abdi, un giovane politico esponente del principale partito all’opposizione, il Waddani vicino al clan Dhulbahante. Questo caso è l’ultimo di una serie di omicidi perpetrati ai danni di vari rappresentanti della comunità dal 2018. La mancanza di informazioni e provvedimenti convincenti ha diffuso il malcontento tra gli abitanti di Las Anod e ciò ha reso ancora più deboli i legami con una città che da diversi anni è sempre più lontana dall’orbita del Somaliland. Così, a inizio gennaio, un’ondata di proteste ha infiammato il centro e causato l’invio di forze militari per contenere il fenomeno, ma la risposta armata dell’esercito ha scatenato la rivolta, portando alla morte di decine di persone.
Il Presidente del Somaliland, Muse Bihi Abdi, ha cercato una pacificazione mettendo in chiaro come lo Stato stia prendendo tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza. Il discorso non ha sortito l’effetto desiderato e all’inizio di febbraio, in concomitanza con il ritorno delle truppe governative, si sono verificati altri scontri a Las Anod con le milizie formate dai Dhulbahante. Il conflitto si è esteso nelle aree urbane e gli abitanti ne pagano le conseguenze: da giorni infatti i servizi idrico ed elettrico sono interrotti e gli ospedali faticano a gestire la situazione.
Fig. 2 – Il Presidente del Somaliland Muse Bihi Abdi durante una conferenza
3. VENTI DI GUERRA
Un’ulteriore motivazione della crisi è da ricercare negli interessi del confinante Puntland, uno dei cinque Stati federali autonomi della Somalia che rivendica la propria amministrazione sulla regione del Sool, l’area geografica comprendente Las Anod. Recentemente la comunità Dhulbahante ha espresso pieno sostegno alle richieste del Puntland, ostacolando così ulteriormente il difficile processo di riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland e domandando formalmente il ritiro delle truppe. Poco efficace è stato il tentativo di mediazione del Presidente di Gibuti, Ismail Omar Guelleh, che non è riuscito a scardinare le parti dalla propria posizione.
La tensione aumenta ogni giorno di più. Ora si teme che l’insicurezza lamentata dai cittadini e il clima politico possano fornire un pretesto per innescare un conflitto clanico.
Sofyene Meddourene
“Somaliland” by Clay Gilliland is licensed under CC BY-SA
Il Pakistan ancora una volta nel mirino del terrorismo
In 3 sorsi – Alla già precaria situazione economica del Pakistan si somma l’ennesimo attacco terroristico. La città di Peshawar è stata, infatti, ancora una volta, teatro di un sanguinoso attentato durante il quale hanno perso la vita diversi fedeli riuniti in una moschea per la preghiera del mattino.
Il Sud Africa è al buio
In 3 sorsi – I frequenti blackout stanno mettendo in ginocchio la società e l’economia del Sud Africa. L’impiego delle risorse rinnovabili potrebbe aiutare il Paese a raggiungere l’autosufficienza energetica, ma il Governo dovrà superare numerosi ostacoli.
A Davos la Cina annuncia la sua riapertura al mondo (e agli investimenti stranieri)
Caffè lungo – Con la crisi sanitaria che imperversa nel Paese e una difficile situazione internazionale, segnata dal conflitto russo-ucraino e dal fantasma di una recessione globale, il vice Primo Ministro cinese Liu He è intervenuto durante l’edizione annuale del World Economic Forum (WEF) di Davos, annunciando la tanto attesa riapertura della Cina al mondo, e soprattutto agli investimenti stranieri.
Il Giro del Mondo 2023 – L’età dell’incertezza
Ebook – Come ogni anno arriva puntuale il nostro Giro del Mondo: scenari geopolitici e previsioni sugli esteri in tre sorsi, per capire meglio cosa accadrà nel 2023.
Siria, Turchia e i resti di una catastrofe
In 3 sorsi – Nelle prime ore del 6 febbraio scorso la regione meridionale della Turchia è stata scossa violentemente, colpendo anche la Siria. A un terremoto così non avrebbe resistito neanche la città più urbanizzata, ma le condizioni delle regioni colpite sono particolarmente povere e il sisma ha portato via tutto.


