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"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

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UE, Hoekstra nuovo Commissario per l’Azione Climatica: quali implicazioni per i piani climatici dell’Europa?

In 3 sorsi – Il contestato ex ministro olandese Wopke Hoekstra sarà il prossimo Commissario per l’Azione Climatica. Molto è stato già fatto, ma cade sotto la sua responsabilità la maggior parte dell’implementazione del Green Deal Europeo.

Il caldo ottobre di Gaza, la lunga storia di un conflitto

Analisi – L’operazione militare di Hamas e la risposta di Israele hanno sconvolto nuovamente le dinamiche in Medio Oriente. Ma cosa sta succedendo a Gaza e quali sono state le cause e le conseguenze dell’operazione “Al-Aqsa Flood”? In questa analisi proviamo a far luce sulle dinamiche complesse di un conflitto che sembra senza fine.

Il Presidente Biden nel mirino: Kevin McCarthy sostiene un’inchiesta formale

In 3 sorsi- La richiesta di un’inchiesta formale di impeachment per il Presidente Joe Biden: nessuna prova concreta, la mossa politica del Partito Repubblicano e il possibile vantaggio che ne trarrebbe alle elezioni 2024.

Le caratteristiche del combattimento urbano

Analisi Quali sono le principali caratteristiche del combattimento in ambito urbano? Molte di queste si applicano sia in Ucraina sia a Gaza.

Israele e Palestina: come orientarsi?

Il conflitto tra Israele e Palestina è esploso nuovamente in tutta la sua violenza e gravità. Le dichiarazioni e gli attacchi si susseguono, mentre il numero delle vittime e dei feriti continua ad aumentare. In questo scenario in rapida evoluzione, per non perdersi e cadere in facili semplificazioni, è fondamentale cercare di capire come si è arrivati alla situazione odierna.

Per questo motivo, vi proponiamo una lista di articoli dal nostro archivio per contestualizzare e decifrare questo momento di estrema complessità del conflitto tra israeliani e palestinesi.

I pericoli della tratta migratoria verso gli USA tra Panama e Colombia

In 3 sorsi – Sono in aumento i migranti che da tutta l’America Latina cercano di arrivare negli Stati Uniti, passando tra Colombia e Panama per la foresta del Darién tra violenza, morte e soprusi dei trafficanti.

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1.  NUMERI IN AUMENTO

Il numero di migranti che dall’America Latina si dirigono verso gli USA è cresciuto esponenzialmente negli ultimi mesi, in particolar modo la foresta del Darién che collega Colombia e Panama è diventata la zona più trafficata. Solo nel mese di agosto, riporta Medici Senza Frontiere, sono state 55.000 le persone che hanno attraversato questo territorio con la speranza di avvicinarsi al confine con gli Stati Uniti. In tutto il 2022 invece, secondo i dati pubblicati dal Governo di Panama, più di 250.000 migranti, di cui all’incirca 40.000 bambini, hanno compiuto lo stesso viaggio, che ha causato morte di almeno 36 persone, anche se è probabile che la cifra reale sia molto più alta, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM). La maggior parte dei migranti fugge in cerca di una vita migliore da vari stati della regione tra i quali  Ecuador, Venezuela e Haiti, ma anche da Paesi oltreoceano come Uzbekistan, Angola e Bangladesh. Le autorità locali sono in grande difficoltà davanti a questo fenomeno così come i migranti stessi, costretti ad affrontare un viaggio pieno di pericoli in condizioni misere, attraverso un territorio inaccessibile ed inospitale.

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Fig.1 – Migranti nella provincia del Darién.

2. IN VIAGGIO PER LA FORESTA DEL DARIÉN

L’itinerario che i migranti percorrono comincia nella cittadina di Necoclì, in Colombia, da dove salpano delle piccole imbarcazioni che attraversano il Golfo di Urabà per arrivare ad Acandì, a pochi kilometri dal confine con Panama. Da lì inizia il percorso a piedi attraverso la foresta del Darién, una delle regioni più umide al mondo: le precipitazioni possono provocare frane sul terreno montuoso, le temperature possono raggiungere i 35°C e l’umidità è insostenibile, come hanno descritto alcuni degli stessi migranti. Oltre agli ostacoli naturali, chi prova ad attraversare il Darién deve fare i conti con trafficanti, cartelli e gruppi criminali che spesso estorcono e aggrediscono sessualmente i migranti, come racconta bene questo video pubblicato dalla BBC. Il tragitto termina infine presso Bajo Chiquito, un piccolo villaggio sul versante orientale di Panama dove alcuni organizzazioni umanitarie come UNICEF hanno allestito dei primi centri di accoglienza per fornire assistenza medica. A quel punto prosegue il cammino verso nord attraverso altri paesi dove i migranti rischiano di essere arrestati o deportati, dovendo ricominciare tutto da capo.

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Fig.2 – La partenza da Necoclì, Colombia

3. LE RISPOSTE ISTITUZIONALI

A livello istituzionale, le soluzioni adottate al momento sembrano essere orientate più verso il breve che lungo periodo. Il Governo di Panama ha creato delle infrastrutture per ospitare temporaneamente i migranti e offrire loro dei primi servizi di base. I funzionari panamensi affermano però che è necessaria una maggiore assistenza e, secondo il ministro degli Esteri Erika Mouynes, Panama non dispone dei mezzi necessari per fornire un sostegno umanitario prolungato ai migranti. Il Governo degli Stati Uniti invece, anziché fornire vie legali e sicure per entrare legalmente nel Paese, lavora per chiudere l’accesso al suo confine meridionale. Negli ultimi anni Washington si è servita di un meccanismo legato alla pandemia da Covid-19 che permetteva di espellere i richiedenti asilo sulla base di un possibile rischio epidemico. Con la scadenza di questo provvedimento a maggio, l’Amministrazione Biden ha siglato un accordo con i Governi di Panama e Colombia per interrompere il flusso migratorio attraverso la foresta del Darién, accordo che non ha portato gli esiti sperati. In vista delle prossime elezioni presidenziali, Biden cerca di guadagnare consenso tra gli elettori più conservatori mostrandosi duro sull’immigrazione. Questo rischia però di mettere ancora più a repentaglio i migranti stessi, costretti a percorrere vie sempre meno battute e quindi più pericolose.

Giulio Mandarino

Immagine di copertina: “End of the road, Rio Chicanaque , end of Panamerica highway. 106 km to Columbia on foot or by boat through Darien Gap” by gailhampshire is licensed under CC BY

L’assenza di Xi al G20: le ripercussioni sull’immagine della Cina

Caffè LungoIl G20 di settembre a Nuova Dehli ha visto l’assenza del leader cinese Xi Jinping. Ciò ha provocato diverse speculazioni, legate sia alle tensioni geopolitiche con l’India che  alla situazione interna cinese. Una cosa è certa: l’immagine della Cina nel panorama internazionale ne è stata profondamente influenzata. 

La riforma del Patto di Stabilità: un nodo cruciale per il destino delle finanze pubbliche europee

Analisi – La pandemia causata dalla Covid-19 è costata cara agli stati sociali europei: per rendere possibili le spese emergenziali necessarie a fronteggiare la crisi, è stato necessario sospendere le regole del patto di stabilità. In pochi mesi, a fine 2023, questa sospensione arriverà ad una fine e la discussione su quali regole potranno entrare in vigore nel futuro imperversa.

UE e Cina: economia e diplomazia tra modelli ideologici antitetici

In 3 sorsi – Il viaggio del vicepresidente della Commissione Europea Dombrovskis in Cina fa seguito alle dichiarazioni della Presidente von der Leyen durante il discorso sullo stato dell’UE (SOTEU23) dello scorso 13 settembre. La strategia europea prevede un graduale allontanamento dalla Cina quale fornitore di conduttori e terre rare, senza però compromettere le relazioni diplomatiche e gli scambi commerciali bilaterali con il suo principale partner asiatico.  

Sudan, l’emergenza umanitaria è diventata catastrofe

Caffè Lungo La prosecuzione degli scontri tra esercito e paramilitari delle RSF aggrava la crisi migratoria e mette in seria difficoltà i Paesi vicini, alle prese con l’accoglienza degli sfollati. Questa dinamica non sembra però essere collegata all’incremento dei flussi migratori che sta affrontando l’Italia.

La geopolitica delle smart cities in Asia

Analisi – Lo sviluppo delle smart cities nei Paesi ASEAN è di fondamentale importanza per rispondere alle sfide poste dall’urbanizzazione vertiginosa del Sud-est asiatico. Pechino, campione regionale per lo sviluppo delle smart cities, compete tuttavia con altri Paesi intenzionati a partecipare a tali progetti. Una necessità infrastrutturale per i Paesi ASEAN si profila quindi come una sfida geopolitica tra potenze mondiali.

SMART CITIES E URBAN MANAGEMENT IN CINA

Le sfide poste dall’urbanizzazione richiedono sempre più l’ausilio della tecnologia e dell’intelligenza artificiale per l’ amministrazione degli spazi pubblici. Da questa necessità nasce quindi il concetto di “Smart City”, ossia un ambiente urbano che utilizza strumenti IT per scopi che includono gestione delle risorse, sicurezza, controllo dell’ inquinamento, mobilità green e monitoraggio della criminalità. Raccogliendo ed analizzando un’ingente quantità di dati, le smart cities garantirebbero una migliore e più efficiente gestione cittadina, colmando le falle tipiche dell’amministrazione pubblica. Lo sviluppo delle smart cities risulta una necessità sempre più pressante in aree che prevedono una crescita vertiginosa della popolazione, tra cui il Sud-est asiatico: stando alle statistiche, si prevede vi saranno ulteriori 70 milioni di persone che vivranno nei maggiori centri urbani dei Paesi ASEAN.

La Cina ha da lungo tempo sviluppato un sistema di smart cities fondato su una solida e collaudata architettura, peraltro in linea con gli obiettivi e le priorità di sviluppo nazionali. Il Ministero della Pubblica Sicurezza e diverse compagnie private – i principali promotori delle smart cities – sono stati in grado di connettere vari dispositivi e soluzioni IT per sviluppare spazi urbani con un centro di comando chiamato “city brain”. Tramite intelligenza artificiale, il “city brain” analizza i dati e li trasmette a un centro di controllo cittadino. I dati sono in seguito elaborati e trasformati in indicazioni, suggerimenti, allerte e ulteriori imput: i decision-makers locali sono infine tenuti a tradurre suddette informazioni in output decisionali. Gli obiettivi del Governo cinese spaziano ben oltre la mera gestione urbana: Pechino prevede infatti di agglomerare numerosi “city brains” urbani in gruppi di megalopoli – tra i possibili progetti figurano la Guangdong-Hong Kong-Macao Greater Bay Area e la Yangze River Delta area -, espandendo il sistema sino a “city-brains” provinciali e regionali. Questa rete dovrebbe poi evolvere in un “city brain” nazionale e, in ultima istanza, un sistema globale.  Nonostante gli ambiziosi progetti, al momento il mercato più ampio per le smart cities rimane proprio la Cina, con circa 500 piani in corso.

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Fig. 1 – Negozio e sede commerciale di Huawei a Shanghai

URBANIZZAZIONE, SICUREZZA E RISORSE: LE PRIORITA’ ASEAN

Le ambizioni globali cinesi trovano terreno fertile presso i Paesi ASEAN, mossi dalla necessità di sviluppare centri urbani più resilienti, efficienti e sostenibili. Suddetta esigenza è stata manifestata durante l’Asean Smart Cities Network del 2018, tenutosi durante la Presidenza di Singapore.  L’anno successivo, durante il summit ASEAN a Bangkok, è stato stilato l’ASEAN Smart Cities Network Action Plan, funzionale all’individuazione delle sei principali aree di focus – sanità, sicurezza, ecologismo, infrastrutture, industria e innovazione e società civile – e al lancio di 26 progetti pilota. Tra questi si annoverano città quali Bangkok, Hanoi, Ho Chi Minh City, Kuala Lumpur, Manila, Singapore, Vientiane e Yangon. Contestualmente, sono stati designati Stati Uniti, Australia, Corea del Sud, Giappone e Cina come partners principali per l’implementazione dei piani di sviluppo.

Questa partnership ben si sposa con le ambizioni globali di Pechino, che ha incapsulato suddetti progetti entro il più ampio perimetro della Belt and Road Initiative (BRI) e, in particolare, della Digital Silk Road. Già esperte nell’offrire servizi simili a livello nazionale, compagnie quali Huawei, Tencent e ZTE hanno un vantaggio significativo rispetto ai competitors e dominano infatti il mercato asiatico. Pechino ha già avviato una collaborazione con Jakarta per la costruzione della nuova capitale, Nusantara, e per l’avviamento di un ulteriore centinaio di smart cities entro il 2045: l’Indonesia è specialmente interessata a sviluppare soluzioni per l’uso delle risorse, la gestione delle fonti energetiche e il monitoraggio dell’inquinamento. A partire dal 2020, Kuala Lumpur ha invece adottato il “city brain” di Alibaba per guidare la transizione tech malesiana, fornire i necessari strumenti IT a università, imprese ed istituzioni e per migliorare la gestione cittadina. Pechino è inoltre impegnata in ulteriori progetti, tra cui figurano quelli di New Manila nelle Filippine, di New Yangoin City in Myanmar, dell’ Eastern Economic Corridor in Thailandia e della Forest City in Malesia.

Nonostante le soluzioni offerte da Pechino siano allineate con la China-ASEAN Strategic Partnership Vision 2023,  vi sono però diverse problematiche. La competizione tra Cina  e Stati Uniti, nonché preoccupazioni in termini di sicurezza e privacy, hanno infatti disincentivato il Vietnam ad affidarsi alle soluzioni tech cinesi, portando Hanoi ad appoggiarsi invece a compagnie occidentali come Qualcomm, Nokia ed Ericsson. Sebbene favorevoli alle iniziative di Pechino, Singapore, Malesia e Filippine hanno similmente espresso la necessità di diversificare le partnerships per non risentire negativamente della competizione a somma zero tra Cina e Stati Uniti.

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Fig. 2 – Tramonto su Kuala Lumpur, capitale della Malesia e uno dei principali centri urbani coinvolti nei progetti di “smart cities” nel Sud-est asiatico

SMART CITIES IN ASIA: UN GIOCO COMPETITIVO A SOMMA ZERO

La costruzione delle smart cities nei Paesi ASEAN assume connotati sempre più geopolitici nell’intricato scacchiere asiatico: nonostante il consolidato expertise cinese rappresenti un indiscutibile vantaggio per Pechino, la Cina deve fronteggiare varie questioni. Tra queste, la difficoltà di inserirsi in un mercato strettamente regolato come quello di Singapore ha infatti portato alla sconfitta di Huawei vis-à-vis Ericsson e Nokia. In Indonesia la Cina ha invece sperimentato le complicazioni di un’economia di mercato con pieni diritti sulla proprietà privata nell’ambito della costruzione della  Jakarta–Bandung High-Speed Rail. Infine, la Malesia ha espresso incertezze su come la Forest City Johor Bahru porterà impiego e accesso a soluzioni abitative abbordabili per la popolazione. Congiuntamente  a preoccupazioni in tema di sicurezza dei dati e privacy, considerazioni sulla sicurezza nazionale e incompatibilità degli standard tech, l’approccio top-down cinese viene messo in discussione dagli stessi membri ASEAN.

Per rispondere alle suddette preoccupazioni si inseriscono nell’equazione ulteriori attori quali Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, India, Russia, Giappone e Corea del Sud: questi Paesi rappresentano un’ importante alternativa per i Paesi ASEAN, da sempre impegnati nel mantenere un equilibrio strategico tra i maggiori attori globali. Vi sono inoltre ulteriori attori non-statali, quali Temasek Holdings – investitore singaporiano -, Mitsubishi e Amata Corporation – imprenditore edile industriale thailandese – che hanno avviato o annunciato progetti nella regione, aumentando la competizione e la pressione tra i vari stakeholders coinvolti.

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Fig. 3 – I capi di Stato e di Governo dei Paesi ASEAN insieme all’allora Premier cinese Li Keqiang (al centro) durante il Summit ASEAN-China di Singapore del 2018

La rivalità tra Pechino e Washington rappresenta un’altra importante variabile in grado di influenzare la geopolitica delle smart cities: a seguito del ban di Huawei da parte statunitense, si è assistito a una polarizzazione dei sistemi IT per le smart cities e a un decoupling tecnologico. Suddetta competizione potrebbere spingere la Cina a ricercare ulteriore indipendenza tech e accelerare ricerca e sviluppo. L’incompatibilità di standard e sistemi potrebbe rendere impossibile ogni futuro tentativo di collaborazione tra gli attori coinvolti, rendendo anche la costruzione delle smart cities un progetto competitivo a somma zero.

Francesca Leva

Hong Kong on the Rise in Wanchai” by ToGa Wanderings is licensed under CC BY

Coro della discordia

E-Book – Secondo reportage dal Kosovo di Christian Eccher, per raccontare le difficoltà di convivenza e le frizioni tra serbi e kosovari, attraverso testimonianze dirette e osservazioni della vita quotidiana.

Alla sera il ponte sull’Ibar è quasi deserto. All’estremità settentrionale ci sono i carabinieri, a quella meridionale i poliziotto kosovari. In mezzo, i cani randagi e, sulle panchine che guardano al fiume, un paio di coppiette che si baciano e si scambiano effusioni. Sul ponte, nonostante l’illuminazione, non li vede nessuno, perché questa è la zona meno frequentata della città. “Vogliamo pensare a qualcosa di bello – dice un carabiniere sorridente, con il mitra in mano appoggiato al petto – i ponti sono da sempre un luogo del peccato…” Guarda verso una delle due coppiette e dice sornione: “E se lei fosse albanese e lui serbo?” Ci guardiamo e sorridiamo, soddisfatti, contenti di aver pensato l’impensabile.

L’ebook è gratuito per i nostri soci, sostenitori e autori dal portale riservato. E’ possibile inoltre acquistare lo speciale con un contributo editoriale di 4€.