Analisi – Continua la felice (o facile?) ascesa politica del figlio di Emomali Rahmon, storico Presidente tagiko. Grazie ad appositi emendamenti, entrambi potrebbero candidarsi alle elezioni di fine anno, ma nel frattempo il Paese è preda di gravi emergenze gestite in modo discutibile. Le priorità del Presidente sembrano però essere altre.
Che fine faranno i wet market in Cina? Un complesso dibattito
In 3 sorsi – Mentre Wuhan è ripartita dopo 76 giorni di rigido lockdown, in Cina, e soprattutto nel mondo, si inizia a parlare dei tanto discussi wet market, del loro ruolo nella pandemia e delle misure da adottare in futuro nei loro confronti.
Le conseguenze economiche e politiche della pandemia in Polonia
In 3 sorsi – Nel pieno della pandemia da Covid-19, la Polonia annuncia un pacchetto di misure di sostegno economico, ma non rinuncia a posticipare le elezioni presidenziali. Vediamo nel dettaglio le ripercussioni economiche e politiche derivanti dalla diffusione del virus nel Paese.
Crimea: la crisi idrica potrebbe comportare un cambiamento geopolitico?
In 3 sorsi – Zelensky sembra voler modificare radicalmente la posizione dell’Ucraina sulla questione della fornitura d’acqua alla Crimea, nonostante il fatto che le conseguenze geopolitiche del cambiamento potrebbero essere irreversibili.
Il confine greco-turco e il futuro della crisi migratoria
Analisi – Tra febbraio e marzo migliaia di persone hanno tentato di valicare la frontiera per entrare in Grecia dalla Turchia dopo che il premier Erdogan aveva dichiarato i confini “aperti”. Qual è la risposta dell’Europa e quali sono le ragioni che hanno spinto Erdogan a passare dalle minacce ai fatti?
UE: in arrivo un nuovo Piano Marshall per il post-coronavirus?
Analisi – L’emergenza sanitaria causata dal nuovo Coronavirus all’interno dell’UE-27 ha già provocato quasi centomila vittime nel suo complesso. Ma la grande preoccupazione dell’Unione Europea è dovuta alla crisi economica che si sta abbattendo su quegli Stati Membri che hanno sofferto maggiormente per la pandemia. Per questo motivo, il Consiglio Europeo del 23 aprile ha deciso, dopo una lunga trattativa, di sbloccare un pacchetto di iniziative economiche e finanziarie per un totale (potenziale) di 2mila miliardi di euro. Fra le iniziative anche l’uso del Fondo Salva-Stati (MES) e l’acquisto di Titoli di Stato spazzatura (junk) da parte della Banca Centrale Europea.
Strategie e tattiche della Cina nelle Americhe
In 3 sorsi – La geopolitica ci pone davanti spesso la differenza tra strategie e tattiche. Superpotenze quali gli Stati Uniti hanno avviato una ventennale strategia difensiva insieme a Messico e Canada, puntando quindi a una sortita offensiva cercando di controllare gli altri continenti. La tattica è perciò consolidare la propria leadership a livello globale attraverso la maschera del soft power. Anche la Cina sembra volersi muovere in tal senso, avvalendosi però di strumenti nuovi.
E ora cosa farà il Presidente Moon?
In 3 sorsi – In quelle che sono sono state le prime elezioni democratiche della storia in tempo di pandemia, il popolo coreano sembra aver espresso la propria fiducia nel Democratic Party del Presidente Moon Jae-in, che ora può essere felice di aver dimostrato agli oppositori di avere il Paese dalla sua.
Libano e Siria: passato e presente di instabilità costante – Seconda parte
Analisi – La situazione dei rifugiati siriani il Libano risente della storia del popolo libanese con i profughi palestinesi, delle relazioni recenti con la Siria e anche delle pesanti condizioni socioeconomiche del Paese. La vita nei campi profughi è sempre più difficile e le limitazioni imposte ai siriani li espongono a rischi notevoli. Seconda parte.
Coronavirus in Iran: tempesta perfetta per i Pasdaran
In 3 sorsi – In Iran le misure per contrastare la pandemia sono state inizialmente ridotte, e hanno visto aumentare l’influenza dei Pasdaran.
Petrolio: è davvero ora di non chiamarlo più “oro nero”?
Analisi – I prezzi del petrolio rimangono bassi e la ripresa non sembra avvicinarsi. Ne approfittiamo per spiegare alcune conseguenze indesiderate
LE PETROLIERE COSTANO
Come abbiamo spiegato in un recente Ristretto, la produzione di petrolio a fronte di scarsa domanda sta causando un progressivo riempimento di tutti i depositi e serbatoi, portando i futures del WTI con consegna a Maggio a prezzi negativi (per quelli con consegna a Giugno si è invece tornati a valori positivi, a indicazione di una distorsione molto particolare e temporanea, mentre molti altri gradi di petrolio non hanno nemmeno avuto lo stesso problema). Va segnalato che tra i “depositi” disponibili esistono anche le stesse petroliere: i produttori infatti affittano petroliere che vengono riempite e quindi stazionate in zone sicure come depositi galleggianti. Verranno poi inviate a consegnare il loro carico quando il mercato sarà più favorevole. Il problema è che questa idea, spesso sfruttata in periodo di bassi prezzi, sta ora raggiungendo i limiti ed entra in competizione con chi comunque deve consegnare: il numero di petroliere disponibili è infatti anch’esso in esaurimento e quelle disponibili costano ora molto di più. Per dare un’idea del problema, alcuni broker riportano che alcune VLCC (very large crude carrier, quelle che definiamo informalmente “superpetroliere”), che normalmente vengono noleggiate attorno ai 200.000 $/giorno, hanno raggiunto anche prezzi record di 10-13 milioni di $/giorno per la tratta Golfo del Messico-Cina.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Siamo davvero arrivati al tramonto del petrolio?
OCCHIO ALLA DIFFERENZA TRA BREAKEVEN DEL BARILE E FISCAL BREAKEVEN
Quando si parla di prezzo del petrolio e del fatto che sia troppo basso per ripagare i costi, si parla di “breakeven price”: il prezzo al quale le spese di estrazione sono pari al prezzo del barile stesso. In pratica non si perde e non si guadagna. I barili di petrolio sauditi o russi rimangono ancora profittevoli anche a un prezzo di 20$/barile, ma bisogna ricordare che questo non è l’unico parametro da considerare quando si parla di effetti del prezzo: esiste il fiscal breakeven, che è il prezzo del petrolio al quale il bilancio statale rimane in pari. Il petrolio infatti non deve solo ripagare se stesso, ma anche sostenere l’economia del Paese, incluse spese sanitarie, militari, stipendi, welfare… Quindi per esempio in Arabia Saudita (dove un barile può costare solo 2,5-2,8 $/barile) il fiscal breakeven è a circa 80$/barile, per cui gli attuali prezzi sono comunque problematici non per l’estrazione in quanto tale ma per gli equilibri statali. Per la Russia il fiscal breakeven è più basso (circa 43-45$/barile) mentre per gli USA c’è una situazione opposta: molti pozzi di shale hanno un breakeven price più alto degli attuali prezzi (attorno ai 50$/barile in Texas, un po’ più basso in Nord Dakota), ma il bilancio statale non ne è minacciato.
L’ARABIA SAUDITA AVREBBE BISOGNO DI DIVERSIFICARE… MA NON CE LA FA
Proprio l’Arabia Saudita costituisce uno dei Paesi maggiormente sotto osservazione. Il progetto Saudi Vision 2020 lanciato dal Principe Ereditario Mohammed bin Salman (MBS), attualmente il vero potere dietro al trono, vuole portare il Paese a una diversificazione dal petrolio. Per farlo, ha istituito un fondo sovrano che dovrebbe finanziare e guidare la trasformazione economica del Paese, ma come spiega Middle East Eye, finora i risultati sono pochi, i fondi impiegati insufficienti, la diversificazione ancora minima. E i bassi prezzi del petrolio stanno progressivamente erodendo la capacità saudita di invertire il trend, dato che l’economia è ancora basata pesantemente sul barile. In altre parole, l’iniziativa che doveva proteggere in prospettiva il Paese dalle fluttuazioni dei prezzi degli idrocarburi è ora ostaggio di quelle stesse fluttuazioni, e incapace di decollare. Come già successe nel 2014-2015, nel tentativo fallito di eliminare la concorrenza dello shale oil americano, la scelta saudita di riprovare una strategia di prezzi bassi per piegare i competitor continua a non avere successo e a creare problemi in primis in patria.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – L’Arabia Saudita potrebbe attraversare tempi molto difficili se il prezzo del petrolio resterà basso
NON BASTA TAGLIARE LA PRODUZIONE PER RIPORTARE IN ALTO I PREZZI
Il mercato del petrolio, così come molti altri mercati, non si basa sui dati reali ma sulle aspettative: i prezzi calano non solo se c’è alta offerta e poca domanda, ma anche se ci si aspetta che le cose non cambieranno a breve. Analogamente al contrario. Nel caso specifico attuale, al di là dell’imponente taglio annunciato dal gruppo OPEC+, che abbassa la produzione, il problema è che la domanda mondiale di petrolio rimane scarsa e si suppone che rimarrà scarsa ancora per vari mesi. Inoltre, anche quando dovesse aumentare, sarà per prima cosa assorbita da una parte delle enormi riserve attuali, incluse quelle bloccate in depositi a terra e galleggianti, cosa che porterà a un possibile “ritardo” alla ricrescita dei prezzi. Questi riprenderanno a salire (quanto rapidamente è ancora da vedere, e ogni ipotesi al momento sarebbe azzardata) solo quando il mercato si convincerà che la crisi è passata e ci aspettano mesi (e anni) migliori.
Lorenzo Nannetti
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Quattro lezioni da Idlib
Analisi – Gli scontri a Idlib tra Turchia e regime di Assad di febbraio-marzo 2020 sono stati seguiti in maniera costante dai media, ma ci si è soffermati poco sulle reali lezioni di quel conflitto. Lo facciamo noi.


