In 3 sorsi – Come consuetudine vuole, Donald Trump si è recato a Capitol Hill su invito della speaker della Camera Nancy Pelosi per ragguagliare il Congresso circa gli accadimenti principali del 2019, esporre i traguardi raggiunti dalla propria Amministrazione e delineare per sommi capi lo “stato” degli Stati Uniti – da qui il termine “Stato dell’Unione”. Per tutti i Presidenti questa tradizione secolare è sempre stata un’ottima opportunità per mettere in luce i propri successi e guadagnare consensi. Stavolta, tuttavia, la polarizzazione dell’agone politico americano ha riservato agli spettatori qualche sorpresa imprevista.
Un’elezione imprevedibile: il New Hampshire
In 3 sorsi – Dopo il caucus in Iowa, arrivano le primarie in New Hampshire: il primo Stato a votare direttamente il candidato democratico. Vediamo insieme come.
Non solo foibe: l’esodo tragico degli italiani di Istria e Dalmazia
Ristretto – 10 febbraio 1947: il trattato di Parigi stablisce la cessione di Istria, Dalmazia e Quarnaro alla Jugoslavia, restringendo il confine orientale dell’Italia a parte della Venezia-Giulia e del golfo di Trieste. È la conclusione formale di un drammatico e brutale processo che mette fine in pochi anni alla secolare presenza italiana in quelle regioni, contrassegnato dai massacri delle foibe e dall’esodo di centinaia di migliaia di persone verso l’Italia.
La questione è complessa e affonda le sue radici già nel tardo Ottocento, quando l’Austria-Ungheria usa il nazionalismo slavo contro quello italiano per mantenere il controllo della costa orientale adriatica. Il governo di Vienna, ad esempio, procede all’espulsione forzata di migliaia di italiani e li sostituisce con coloni slavi e tedeschi, favorendoli anche a livello politico e sociale. Tali misure contribuiscono a incrinare l’asse Roma-Vienna nella Triplice Alleanza e danno vita a un forte movimento irredentista, che spinge l’Italia a entrare nella Grande Guerra nel 1915. Tre anni più tardi, l’Italia occupa militarmente tutta la Venezia-Giulia e la Dalmazia settentrionale, ma i trattati di Saint-Germain e di Rapallo riconoscono solo in parte le rivendicazioni di Roma su tali zone. Ciò da il via a un duro confronto con il neonato Regno di Jugoslavia, risolto solo parzialmente dal trattato di Roma del 1924 che stabilisce il confine ufficiale tra i due Paesi sul fiume Eneo. Intanto, il fascismo inizia una sistematica opera di italianizzazione forzata sia dell’Istria che della Dalmazia, imponendo nomi italiani a luoghi e persone, favorendo l’assunzione di personale italiano nelle istituzioni locali e vietando l’insegnamento delle lingue slave nelle scuole. Queste politiche finiscono per alimentare l’ostilità delle popolazioni slave verso l’Italia e danno vita a fenomeni di terrorismo repressi brutalmente dalle autorità fasciste. Nel 1941 l’invasione tedesca della Jugoslavia peggiora ulteriormente la situazione, con l’annessione italiana di buona parte della Slovenia e la nascita del brutale regime degli ustascia in Croazia. In risposta al crescente movimento di resistenza jugoslavo di Tito, le truppe italiane commettono infatti numerose atrocità, come la strage di Podhum nel luglio 1942, e procedono persino all’internamento di migliaia di civili nel campo di concentramento di Arbe. La reazione jugoslava non si fa attendere: già dopo l’8 settembre 1943 avvengono diverse esecuzioni sommarie di esponenti fascisti e figure di spicco delle locali comunità italiane, ma le rappresaglie assumono dimensioni ben più drammatiche nei primi mesi del 1945, quando la sconfitta italo-tedesca è ormai certa.
Allora le forze titine passano infatti alla sistematica eliminazione di centinaia di italiani in Venezia-Giulia, Istria e Dalmazia, gettandone spesso i corpi in fosse comuni o nelle foibe (cavità naturali tipiche del Carso). Non si tratta però solo di vendetta: l’obiettivo degli uomini di Tito è l’annessione forzata di tali territori e l’eliminazione di ogni potenziale oppositore al nascente regime socialista. Non a caso gli italiani uccisi non sono solo fascisti, ma anche partigiani, insegnanti, sacerdoti e funzionari pubblici. A seguito di questa campagna di terrore, decine di migliaia di italiani giuliano dalmati sono costretti ad abbandonare le proprie case e a cercare rifugio in Italia, dove ricevono spesso un’accoglienza ostile. Dopo la firma del trattato di Parigi, l’esodo si fa ancora più marcato e porta alla scomparsa di comunità storiche come quelle di Pola e Zara, presenti da secoli su quella parte di costa adriatica. Nel 1971 un censimento jugoslavo rileverà appena 17mila italiani nell’area dell’Istria e del Quarnaro, numero microscopico rispetto a quello del periodo pre-1945.
Si calcola che l’esodo abbia coinvolto tra le 250 e le 350mila persone. Incerto è anche il numero delle vittime delle foibe, anche se la maggior parte degli storici sembra propendere per una cifra tra le 3000 e le 5000 unità. Alcuni fanno però notare come molte vittime della repressione titina non siano state “infoibate”, ma sepolte in fosse comuni o morte di stenti in campi di prigionia, cosa che mette in discussione l’accuratezza delle cifre stimate. Dopo un periodo di oblio, la ricerca storica italiana sulla vicenda è iniziata negli anni ’70 e ha acquistato rilevanza pubblica negli ultimi decenni, seppur tra molte polemiche e mistificazioni politiche. Dal 2004, il 10 febbraio è il “Giorno del Ricordo” per commemorare le vittime di quei tragici avvenimenti.
Simone Pelizza
Il Brasile e la riforma delle pensioni
Analisi – Gli effetti della riforma pensionistica e la lenta crescita dell’economia brasiliana, quali prospettive per il futuro?
E alla fine arriva ECO: la nuova moneta africana
In 3 sorsi – L’introduzione della nuova moneta dà inizio al graduale processo di sostituzione del franco CFA e alla creazione di un nuovo mercato unico africano. Ma gli interrogativi sono tanti.
Fragili equilibri: Cina e Indonesia nel Mar Cinese Meridionale
In 3 sorsi – Le ultime tensioni nel Mar Cinese Meridionale destano certamente qualche preoccupazione vista la pronta reazione indonesiana e il rischio di incrinare ulteriormente i rapporti nel Sud-est asiatico. Di fatto lo scontro tra Pechino e Giacarta richiama l’attenzione internazionale anche per eventuali conseguenze extra-regionali.
Com’è andata la prima tappa delle primarie USA in Iowa?
Ristretto – Quali sono i risultati elettorali nello stato che tradizionalmente – dal 1972 in poi – dà inizio alle primarie USA? Dati le difficoltà emerse durante lo scrutinio, vediamo insieme chi ha vinto in Iowa (dati aggiornati al 6 febbraio, ore 11 italiane).
Il Paraguay sotto il fuoco incrociato di crisi economica e corruzione
In 3 sorsi – Situazione socio-economica da attenzionare in Paraguay per via della potenziale pericolosità del momento.
Coronavirus: la sfida, non solo sanitaria, di Pechino
In 3 sorsi – Il coronavirus non è solo un’emergenza sanitaria, ma anche una ulteriore frenata d’arresto per l’economia cinese e una prova politica per il Partito Comunista. Se la Repubblica Popolare ne uscirà rafforzata o indebolita è ancora incerto e dipenderà dalla capacità del Governo di gestire la crisi.
Irlanda del Nord: scenari futuri, tra Brexit e timori di terrorismo
In 3 sorsi – La Brexit è stata avviata, ma a caro prezzo. Dopo i voti contrari dei Parlamenti di Scozia, Irlanda del Nord, arriva anche quello gallese all’EU Withdrawal Agreement. Intanto vecchi rancori mai sopiti riaffiorano nell’Ulster.
Migrazioni e sicurezza interna: cosa prevedono le prossime politiche dell’Unione Europea
In 3 sorsi – Le linee guida indicate da Ursula von der Leyen poco prima di essere confermata come Presidente della Commissione Europea non prevedono unicamente un Green Deal europeo e la protezione degli accordi di libero scambio. Esse racchiudono anche nuove politiche su migrazione e sicurezza interna per contrastare la radicalizzazione del terrorismo internazionale e il cyberterrorismo. L’agenda in questione è stata denominata Protecting our European way of life.
Il Protocollo di Londra e l’indipendenza della Grecia
Ristretto – 3 febbraio 1830: viene firmato il Protocollo di Londra che riconosce ufficialmente l’indipendenza della Grecia dall’Impero Ottomano. Termina così la lunga guerra combattuta dal Paese ellenico per la propria libertà, capace di entusiasmare e coinvolgere anche personalità straniere come Lord Byron e Santorre di Santarosa.
Parte dell’Impero Ottomano sin dal XV secolo, la Grecia era già stata teatro di numerose rivolte in passato contro il Governo di Costantinopoli, tutte represse nel sangue. Nonostante l’insofferenza religiosa e politica, però, il Paese si era comunque integrato con successo nel sistema imperiale turco, fornendo amministratori e soldati alla corte del Sultano. Le cose però cominciano a cambiare verso la fine del XVIII secolo, quando le vittorie militari della Russia nel Mar Nero e la riscoperta della tradizionale cultura greca da parte di intellettuali come Rigas Feraios accendono un crescente sentimento nazionale in diversi strati della società locale. La morte brutale di Feraios per mano dei turchi nel 1798 finisce poi per alimentare ulteriormente questo sentimento, dando vita ad organizzazioni segrete come la Filiki Eteria (o Società degli Amici) che mirano a liberare la Grecia dal controllo ottomano e a trasformarla in uno Stato indipendente. Dopo anni di propaganda e attività clandestine, la Filiki Eteria lancia infine una vera e propria insurrezione popolare contro il Governo turco nel marzo 1821, concentrata inizialmente nel Peloponneso. Nonostante la sanguinosa reazione ottomana, la rivolta riesce a sopravvivere e ottiene anche diversi successi militari, grazie soprattutto alla brillante guida del generale Theodoros Kolokotronis. Ma le divisioni interne indeboliscono il movimento nazionale greco e finiscono per favorire la reazione turca, che si affida principalmente alle forze di Muhammad Ali, pascià d’Egitto e acuto riformatore militare. Sbarcati nel Peloponneso nel 1825, i soldati di Ali riescono a sopraffare gli insorti e a rioccupare buona parte della Grecia meridionale e centrale, lasciandosi spesso andare ad atroci crudeltà verso la popolazione locale. Ma ormai la questione greca è diventata internazionale: decine di europei occidentali, ispirati dagli ideali del Romanticismo, si sono infatti recati nel Paese per combattere contro i turchi, mentre grandi potenze come Gran Bretagna, Francia e Russia studiano un modo per mettere fine al conflitto e garantire un certo livello di autonomia al Paese ellenico, seppur limitato e non lesivo della stabilità dell’Impero Ottomano.
La situazione raggiunge un punto di svolta decisivo nell’ottobre 1827, quando una flotta franco-russo-britannica distrugge quella ottomana nella baia di Navarino in circostanze piuttosto confuse. A quel punto l’intervento diretto delle potenze nel conflitto è assicurato e nell’agosto 1828 un corpo di spedizione francese sbarca nel Peloponneso, costringendo al ritiro le forze di Muhammad Ali. Poco più tardi i greci riportano una grande vittoria a Petra, nell’Attica settentrionale, e costringono i turchi alle trattative. Pressato militarmente dai russi e diplomaticamente dai britannici, il Governo ottomano accetta l’indipendenza della Grecia ma contesta i confini del nuovo Stato, rifiutando di cedere il controllo di Creta e Samo. La conferenza di Londra del febbraio 1830 – con firma del relativo Protocollo da parte di Russia, Francia e Gran Bretagna – riconosce infine la nascita del nuovo Stato a livello internazionale. Due anni più tardi le decisioni del Protocollo di Londra verrano ribadite da una nuova conferenza internazionale e dalla firma del Trattato di Costantinopoli, che limita lo Stato greco ad Attica, Peloponneso, Eubea, Cicladi e Sporadi settentrionali. Sovrano del nuovo Paese è il principe tedesco Otto di Wittelsbach, che ha preso il posto di Leopoldo di Sassonia-Coburgo, diventato invece re del Belgio.
I greci non smetteranno mai di rivendicare i confini “storici” della propria nazione. Nel 1881 otterranno la Tessaglia e con le guerre balcaniche del 1912-13 si impadroniranno anche di Creta, Macedonia ed Epiro. Nel 1947 si aggiungerà infine l’ex colonia italiana del Dodecaneso, dando al Paese la sua configurazione geografica odierna.
Simone Pelizza


